di Massimo Scaffidi
Caparbiamente coerente, ambientalista da sempre e bastian contrario dal grande cuore, 51 anni , un pacco di giornali sempre sotto il braccio, un sorriso simpatico, l’arguzia di chi guarda avanti: ecco chi è Fabio Granata… per gli amici e per i nemici..
Per capire come è fatto il vicepresidente dell’Antimafia, oggi capro espiatorio degli umori contrastanti in seno al pdl, infilato a forza nella gogna mediatica, agnello sacrificale da portare al “muro” come un qualsiasi traditore reo di lesa maestà ( ma sembra che lui non soffra affatto di ciò) basterebbe quanto lo stesso ha detto qualche giorno fa: «Dai probiviri ci andrò e sarei felice se mi accompagnassero Nicola Cosentino e Denis Verdini».
Più che una resa, un calar il capo chino di fronte al padrone, è una dichiarazione di guerra che sa di sfida, che odora di lotta, un guanto lanciato, uno schiaffo sonoro mollato in faccia a chi lo vuole già al patibolo.
L’ennesima sfida che Fabio lancia, dentro e fuori il partito.
Così, col sorriso sul viso, come un bambino discolo ed impertinente…. ed in questo il tempo sembra proprio non passare mai per lui.
Ennesima sfida verso un Partito dove molti lo etichettano «rompiscatole», ma questa per lui è storia vecchia. Già perchè anche nel Movimento Sociale, tanti anni fa, questo capitava, e poi anche in Alleanza Nazionale.
Fabio è semplicemente uno coerente, uno che crede nelle sue idee, uno che è stato sempre “estremo”, ma non “estremista”, impulsivo ma non arrogante, difficile da irreggimentarsi ma capace di fare “quel passo indietro” se si rendeva conto di aver sbagliato.
Persona perbene, intellettualmente onesta, con il senso della gerarchia – quella dei Valori e non del “listino elettorale” – … un Amico, che a “destra”, in quella di Almirante, tanti anni fa, già abbracciava con coraggio scelte ecologiste, si batteva a Priolo nel Siracusano, contro il Pretolchimico, denunciava i primi morti per tumore dalle contaminazioni e dall’inquinamento mentre leggeva Elements di Alain de Benoist – scrittore francese, fondatore del movimento culturale denominato Nouvelle Droite -.
Granta studiava, da Siracusa ma spesso si spostava a Catania, poi sempre più a Palermo ed a Roma, e “sognava” i movimenti ecologisti tedeschi , puntava l’indice verso gli appena nati G.R.E, i Gruppi di Ricerca Ecologici, vicini alla Destra Alternativa italiana che si ritrovava nei Campi Hobbit e che si scambiava i numeri introvabili de “la voce della fogna” l’unico giornale underground di un ambiente, effervescente, trasversale, ricco di fantasie e goliardia, anche caciaroso, a volte rissoso ( ma più dentro che fuori, nei congressi e non nelle piazze) che senza nostalgia per il “ventennio”, del quale ne rispettava i “miti” con un senso reverenziale di appartenenza, guardava agli spazi del dialogo; del confronto; del sociale; anticipando a tratti quello che poi successe nel ’77, che ripudiava Yalta e simpatizzava per Arafat e Gheddafi, semplicemente perchè esempi di non allineamento
Una destra che amava gli indiani d’america e le loro riserve, John Ronald Reuel Tolkienl, Corto Maltese e Tex Willer.
Scelte difficili, allora.
Per molti sfiorite in via Acca Larenzia; per altri nei gruppi dello sponteneismo armato; per altri ancora, senza rinnegare nulla, nella convinzione di ritornare a fare politica, con serietà, per costruire un futuro.
Fabio Granata difendeva già allora i Beni Culturali, la Cultura, la Democrazia, la Libertà di Pensiero, del Dire, del Fare, amava la musica alternativa ed il buon cinema, Evola e Codreanu, leggeva di Guevara e Peron, non ha mai dimenticato gli amici del tempo che, con altre coerenze, non hanno accettato le logiche di Fiuggi.
Carmelo Briguglio, figura storica della destra siciliana, prima rautiano anche lui, poi convinto finiamo, che ben conosce Fabio Granta, in un intervista sul “sole 24 ore ” dice di lui “è sempre la metà irrequieta… che ha un percorso di coerenza dentro il partito” ed aggiunge “ha sempre portato la bandiera dell’antimafia di destra”.
Questa è una trincea, anzi una barricata, che Granata ha sempre presidiato, ci è salito sopra, rischiando in prima persona, ed è stato Fabio a lanciare il tema della legalità offrendo proprio a Gianfranco Fini la strada per distinguersi da Silvio Berlusconi.
Ma questo non vuol dire che Granata è uomo di Fini.
Certamente gli è alleato, lo rispetta, non lo tradirebbe, è il suo“grillo parlante”,è un “fine suggeritore”, è “un’intelligenza attiva e mai prona”, certamente un collaboratore stimolante, attento, che induce a pensare, che guarda avanti, capace di tessere grandi strategie.
Granata è credibile. Granata è spendibile, è questo Fini lo sa.
E poi a parlare è la storia dei due.
Si sono avvicinati negli ultimi anni, ma prima gli scontri dialettici c’erano stati; da Montesilvano al Parco dei Cesari – nei sobborghi di Augusta – sotto lo sguardo di un mai dimenticato Almerigo Grilz.
Fini, delfino di Giorgio Almirante, Granata vicino a Pino Rauti ed amico di Gianni Alemanno, tutta un’altra storia, fatta di coraggio, lealtà, idee innovative, corporativismo,l scelte di campo, antiamericanismo. Fabio Granata a quel tempo era molto amico di Renato Lo Presti e spesso lo si vedeva anche a Capo d’Orlando.
Rapporti difficili con un partito che allora non sapeva ancora dove andare, con chi stare, dove conviveno anime diverse, e nel 1992 avvenne pure lo strappo, proprio in polemica con Fini, allora sempre più convinto, senza rendersi conto che era un abbraccio mortale, di andare avanti nell’idillio con Forza Italia.
Per Fabio si avviò il sogno di una Sicilia degli onesti e fu la stagione di Leoluca Orlando, della Rete. Ed in molti lo seguiro.
Un sogno che nel 1994 si frantumò ma che lo fece crescere, gli diede esperienze nuove, lo temprò ancora una volta sul campo, dove ci ha messo sempre la faccia, che gli permise anche di conoscere altra gente e di farsi conoscere.
Per molti, soprattutto per i “nuovi” amici di Orlando era sempre un “fascista”… come si sbagliavano.
Fabio Granata era ed è intelligente, arguto, colto, uno che con “strafottenza legionaria” sa che una battaglia, se di principio, se giusta, se necessaria, va combattuta, anche se difficilmente si potrà vincere.
Da assessore ai Beni Culturali in Sicilia da ricordare il suo secco no contro le trivellazioni nella Val di Noto, toccando interessi pesanti anche nel cuore del Pdl; Negò il Teatro Greco di Taormina ad una convention di Forza Italia; fu presente e sempre attivo dalla parte dei “verdi” tanto da guadagnarsi la stima e la simpatia di Legambiente, non solo quella siciliana.
Granata è un uomo, ma lo si vedeva da ragazzo – quando scanzonato portava lewi’s di velluto due misure più grandi del dovuto e nessuno si chiedeva perchè – dotato di altra sensibilità al punto che Manfredi Borsellino- figlio del giudice assassinato dalla mafia – scrive di lui «Nella tua persona intravedo la stessa sicilianità e lo stesso amore per la nostra terra che aveva mio padre».
Per questo è giusto oggi fare quadrato morale, se non lo si vuol far ideologico, intorno a questo politico, gagliardo e sanguigno, colto ed onesto, coerente e “trasversale”, che non ama i recinti nè gli steccati, che dialoga e non urla, che ascolta e dà risposte ….
Isolarlo, è quello che vogliono in molti, potrebbe anche farlo divenire bersaglio facile.
La scheda di Fabio Granata
Nasce a Caltanissetta, 17 aprile 1959. Avvocato, a vent’anni è consigliere comunale del Movimento Sociale Italiano a Siracusa.
Nel 1984 diviene componente del Comitato centrale del MSI, e, nel 1989, vice segretario nazionale del Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del partito, vicino alle posizioni terzomondiste di Pino Rauti.
Lascia il Movimento Sociale nel 1992, insieme ad altri dirigenti della “corrente Niccolai”, come Domenico Mennitti e Umberto Croppi, per rientrare nel 1994.
Nel 1994, essendo ancora in carica come consigliere comunale, viene eletto all’Assemblea regionale siciliana subentrando a Nicola Bono nel collegio di Siracusa. Rieletto nel 1996 diviene capogruppo di Alleanza Nazionale e presidente della Commissione regionale Antimafia, dove fa approvare un testo unico della legislazione antimafia.
Nel 2000 è vice presidente della Regione Siciliana e assessore ai Beni culturali nella giunta guidata da Vincenzo Leanza. In quello stesso anno abbandona l’attività forense.
Rieletto nel 2001, con presidente Salvatore Cuffaro, è ancora assessore ai Beni culturali fino al 2004 e poi, fino al 2006, assessore al Turismo.
Istituisce la Soprintendenza del Mare e si adopera per bloccare le trivellazioni che erano state autorizzate nella Val di Noto, patrimonio dell’Umanità per l’Unesco.
Alle elezioni regionali del 2006 Alleanza Nazionale non ottiene il seggio nel collegio di Siracusa e Granata, seppur il più votato della lista, non torna all’Assemblea. Dal luglio 2006 al febbraio 2008 è stato vice sindaco di Siracusa. È stato responsabile del Dipartimento politiche culturali di Alleanza Nazionale, dove fa parte dell’esecutivo politico fino allo scioglimento del partito.
Il 14 aprile 2008 è stato eletto deputato alla Camera nella lista del PdL.
È vice presidente della Commissione parlamentare Antimafia e capogruppo del PdL in Commissione Cultura, Ricerca e Istruzione.
Nel marzo 2010 è nominato dal presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, vice presidente di Cine Sicilia, la società regionale che si occupa della promozione cinematografica.
Membro della Direzione nazionale del PdL, è uno degli esponenti di Generazione Italia, corrente che fa riferimento a Gianfranco Fini.