DIBATTITO INTORNO AL REFERENDUM – Perché un Giovane Democratico dovrebbe votare NO
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DIBATTITO INTORNO AL REFERENDUM – Perché un Giovane Democratico dovrebbe votare NO

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Se il metodo è anche merito

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Pubblichiamo di seguito, quanto ci scrive Ivo Moscato, Giovane Democratico, schierato sul fronte del No. Argomenta il suo punto di vista, induce alla riflessione. Certamente aiuta a comprendere anche le “ragioni del no” che si determinano in un giovane : “se questo è il futuro che la nuova Costituzione sta disegnando per me ed i miei coetanei mi auguro che venga rottamata prima della sua immatricolazione.” Da leggere.

Ovviamente sula questione, nell’ottica di dare informazione al lettore, evitare confusione, la Redazione è pronta a cogliere altri spunti di riflessione.

 

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Caro Direttore,

la ringrazio per lo spazio da Lei concessomi su di un tema così delicato ed importante come quello della Costituzione e delle sue, eventuali e non auspicabili, modifiche del prossimo 4 dicembre.

Delicato ed importante poiché la Costituzione è il DNA della nostra Democrazia, che ne regola i processi ed, al contempo, stabilisce i doveri e prima ancora i diritti di ogni singolo cittadino. Ed è per questo motivo che la Carta deve essere di tutti, che deve essere sentita come nostra, perché è solo un forte e profondo senso di appartenenza alla Costituzione che ci farà agire nel rispetto dei princìpi che in essa sono enunciati.

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Questo punto è fondamentale per la stesura di un modello costituzionale ed i padri costituenti lo sapevano bene infatti, vale la pena ricordare, la nostra Costituzione entrò in vigore il 1° gennaio 1948 a seguito di una votazione che vide solo 62 voti contrari su un totale di 556 deputati di ogni orientamento politico e che circa un anno e mezzo prima erano stati eletti direttamente dal popolo per formare l’Assemblea Costituente. Le parti erano dunque arrivate ad un accordo, la società intera era arrivata ad un accordo! Tutti, dai comunisti ai liberali, dai democristiani ai socialisti avevano messo da parte rivalità e visioni politiche spesso antitetiche per qualcosa che era di centrale importanza: i diritti dell’individuo ed il ruolo che egli avrebbe avuto all’interno delle istituzioni chiamate a tutelare quegli stessi diritti.

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Il fatto che ciascuno di noi, dopo quasi 70 anni, possa ancora dire senza problemi “La Costituzione è anche mia” non è quindi una cosa ovvia e scontata, ma è frutto di un processo politico-istituzionale che ha messo al centro il cittadino rendendolo partecipe.

Sarebbe stato doveroso l’utilizzo del medesimo approccio per apportare modifiche alla nostra Costituzione tant’è che il Manifesto dei Valori del partito di maggioranza relativa alle camere e che oggi si intesta la paternità delle modifiche costituzionali recita : “La sicurezza dei diritti e delle libertà di ognuno risiede nella stabilità della Costituzione, nella certezza che essa non è alla mercé della maggioranza del momento, […] si impegna perciò a ristabilire la supremazia della Costituzione e a difenderne la stabilità, a metter fine alla stagione delle riforme costituzionali imposte a colpi di maggioranza”.

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Ed ecco manifestarsi il peccato originale che porta in grembo tale modifica della Costituzione che risulta essere proprio quello di aver mancato la riproposizione del metodo vincente per ottenere una buona riforma costituzionale, l’unico metodo possibile: l’accordo tra le varie forze politiche rappresentative di tutte quelle pluralità presenti nostra società. Perché al di là delle colpe, di chi ha fatto saltare il banco e per quale motivo, il banco era saltato e si doveva avere il buon senso ed il coraggio di dirlo e ripartire alla ricerca di una nuova condivisione. Così ahimè non è stato e, con una maggioranza risicata incaponita e ormai politicamente delegittimata a portare a termine il compito, si è dato vita a quella riforma pasticciata carica di intenti, così come da titolo, ma povera di contenuti.

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La mancanza di metodo che si trasforma in mancanza di merito. L’aver iniziato cercando un accordo poi non concretizzato serve solo a lasciare ancor più amaro in bocca mentre si accusano gli altri contraenti di aver la colpa, nulla più.

E ancora Direttore, vediamo cosa comportano per i cittadini alcuni dei nuovi articoli costituzionali.

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Forse la più importante novità è che il Senato della Repubblica dovrebbe diventare rappresentativo delle istituzioni territoriali, art. 55, e fin qui tutto chiaro e anche condivisibile, ma vediamo come esso sarà composto e da chi sarà eletto. L’argomento è trattato dall’art. 57 nel quale si dice che i senatori saranno 100: 95 rappresentanti degli organi territoriali e 5 senatori di nomina presidenziale; le cose continuano ad andare bene ma non benissimo per motivi che spiegherò in seguito.

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Così si ridurrebbero i costi avendo meno senatori rispetto a prima, ma è proprio quando ci sentiamo rassicurati che, nel spiegarci chi sono questi 95 rappresentanti territoriali e chi li elegge, arriva inesorabile la pugnalata alle spalle, quella che non ti aspetti. Il comma due infatti recita: “I consigli regionali e i consigli delle Province autonome di Trento e di Bolzano eleggono, con metodo proporzionale, i senatori tra i propri componenti e, nella misura di uno per ciascuno, fra i sindaci dei comuni dei rispettivi territori”. Eccolo lì, il massimo della autoreferenzialità della politica. Lei potrà allora dirmi che al comma 6 si lascia una speranza di voto agli elettori dicendo che “Con legge approvata da entrambe le Camere sono regolate le modalità di attribuzione dei seggi e di elezione dei membri del Senato della Repubblica tra i consiglieri e i sindaci […]”. Ammesso e non concesso che descrivere il processo istituzionale in una forma così bislacca avesse senso nessuno può dare la certezza su quanto saranno trasparenti queste modalità e se effettivamente saranno rappresentative della volontà popolare. Insomma, per dirla fast, easy e cool, “Cittadini, poi ci penseremo, state sereni”!

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Come vede, caro Direttore, si continua a ripetere l’errore di metodo non affermando la centralità del cittadino, ma relegando questi ad un ruolo che, se non di comparsa, è quello di attore non protagonista della Democrazia.

Di conseguenza (e in nome della semplificazione) l’articolo 58 della Costituzione vigente, “I senatori sono eletti a suffragio universale e diretto dagli elettori che hanno superato il venticinquesimo anno di età”, verrà abrogato.

Riprendendo quanto detto precedentemente, le cose non vanno bene neanche per i 5 senatori di nomina del Presidente da farsi tra i cittadini “che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti”; ma se illustrano la Patria, e quindi rappresentano orgoglio nazionale, perché devono andare a discutere di problemi regionali?! Se questo capitale umano può dare un valore aggiunto, non sarebbe stato forse più corretto nominarlo alla Camera dei Deputati che rappresenta la Nazione?!

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Sono i punti come quest’ultimo che fanno palesemente notare quei pasticci figli di una frettolosità dettata dai pochi numeri parlamentari che contava questa legge nelle sue ultime battute alle Camere.

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Mi chiedo dunque se era davvero necessario andare a modificare 47 articoli della Costituzione se l’unico dato positivo riscontrabile è l’abolizione del CNEL. Per la riduzione di costi e stipendi parlamentari basterebbe poi una legge ordinaria che adegui gli stipendi italiani a quelli europei perché il cittadino non è sconcertato dal numero di senatori e deputati, ma dallo stipendio che essi percepiscono rispetto ad un collega estero che svolge funzioni analoghe.

Potrei continuare con l’elenco delle aberrazioni di cui, purtroppo, è piena la nuova Carta proposta ma non vorrei annoiare Lei ed i suoi attenti lettori con cose che ormai saranno sicuramente note a loro.

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Ho cercato quindi di rispondere alla sua cortese richiesta spiegando alcune delle motivazioni di merito che spingono me come tanti altri giovani (forse la maggioranza di essi, come fanno notare gli osservatori) a votare NO. Per finire, se questo è il futuro che la nuova Costituzione sta disegnando per me ed i miei coetanei mi auguro che venga rottamata prima della sua immatricolazione.

Cordialmente

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Ivo Moscato

 

 

21 Novembre 2016

Autore:

redazione


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