IL PUNTO – I Beni Archeologici ricchezza da sfruttare
Babylon, Cultura, Fotonotizie, In evidenza

IL PUNTO – I Beni Archeologici ricchezza da sfruttare

beni-archeologici-patti-1

di Nino Lo Iacono, che fa il punto e alcune considerazioni su quelli che ricadono nel territorio pattese

 

beni-archeologici-patti-2

 

 

Era la primavera dell’ormai lontano 1992, quando in compagnia della mia volpina Lilly, mi addentrai sulle pendici della collina denominata contrada Monte del Comune di Patti, per cercare di capire cosa fossero tutte quelle grotte delle quali erano ricchi i versanti e la valle Sorrentini immediatamente  ad ovest della stessa collina.

La cagnetta ebbe una parte importante in questa storia perché piccola com’era si infilava in tutti i pertugi che a me, spesso, erano non visibili. Il suo abbaiare mi faceva da guida.

Così individuai qualche decina di grotte alcune già aperte ma la maggior parte fortunatamente ancora chiuse.

Ritornati altre volte accompagnato da un paio di amici che volontariamente si misero a disposizione armati di falci per cercare di aprire varchi per agevolare il percorso, giacché incolto e quindi interessato da una fitta vegetazione spontanea.

beni-archeologici-patti-4

Le prime volte i proprietari interpellati non mi crearono alcun problema, dopo, quando cominciarono a capire cosa potessero essere quelle grotte che alcuni usavano come deposito di attrezzi agricoli o come ricovero per animali di piccola taglia quali galline e maiali, incominciarono i ripensamenti e posero qualche veto.

I sopraluoghi effettuati e i reperti visualizzati mi convinsero che ci trovavamo davanti ad una scoperta importantissima per il territorio di Patti e per la stessa storia della città.

Nonostante le resistenze sempre più vivaci dei proprietari dei fondi, ebbi comunque il tempo di far scattare all’amico Franco Zanghì delle foto ed ottenere la  visita dell’allora capo dei servizi archeologici della soprintendenza di Messina, dottoressa Bacci, convinta a fare il sopraluogo dall’amico ed assistente della stessa Soprintendenza Tindaro Sidoti.

beni-archeologici-patti-3

Lo studio che seguì quella scoperta, aprì nuovi ed inediti orizzonti sulla nascita della città di Patti, ipotesi che resi nota nel 1997  con la mia prima pubblicazione “Nauloco e Diana Facellina, un’ipotesi sul territorio di Patti fra mitologia, storia ed archeologia”,  edito da A.Siciliano di Messina.

Il giacimento archeologico interessa un’area che si estende per ben 16 ettari ; è delimitata ad est dalla SP per Montagnareale, a Sud dalla strada comunale Patti-S.Lucia-Sorrentini, a ovest dalla contrada Valle Sorrentini e a Nord dalla strada di accesso all’agriturismo Monte Alto.

Secondo gli studi fatti, la Necropoli risale ad un periodo databile fra l’VIII° e l’XI° secolo a.C.. Le tombe sono tutte a grotticella e sono sparse sui quattro versanti della collina costituita da una roccia tenera unica nel suo genere, che i geologi chiamano calcareniti di contrada Monte, fra l’altro ricca di fossili marini condizione comune alle colline di Carasi (κορυφή ) e S.Paolo formate da una unità rocciosa simile.

beni-archeologici-patti-5

E’ notorio che le necropoli erano appendici naturali di centri abitati ed è quindi logico immaginare che sui pianori esistenti  nelle quote più alte della collina ci sia stato un villaggio presumibilmente abitato dai Siculi e che lo stesso sia stato abbandonato per esaurimento delle aree vivibili, intorno al III° a. C, e gli abitanti si siano trasferiti sulla collina di fronte. Questa infatti era molto più fertile e ricca di acqua e su di essa fondarono  l’odierna Patti che allora prese il nome di Πολίχνη .Si traduce in “piccola città” per diventare dopo “Policne Epacten”  (Πολίχνη Έπακτήν) e quindi Epacten, da cui Patteni e oggi Patti.

Il termine Έπακτήν significa anche fra le acque o sulle sponde, quali erano in effetti le pendici della collina delimitata ad Est dal fiume Acquafico, ad Ovest dal fiume Provvidenza, a Nord dal mare e a Sud dal monte Agatirso, l’antica Agatirnon. Verosimile pare che al termine Policne si possa fare risalire la denominazione del quartiere più antico di Patti, Polline, che guarda proprio la contrada Monte.

beni-archeologici-patti-1

Dopo dieci anni, finalmente la Soprintendenza di Messina con lettera n°486 del 31 Gen 2006, definì tutti i siti da me descritti sul libro, di estremo interesse archeologico, invitando il Comune a porre sul redigendo PRG i vincoli del caso, ma ne quest’ultimo Ente, né la stessa Soprintendenza, sino ad oggi, hanno  fatto seguire atti o provvedimenti concreti a tutelare i siti che ancora quindi, risultano esposti a possibili azioni vandaliche.

La contrada Monte è certamente un sito da valorizzare sia sotto l’aspetto storico e archeologico ma anche sotto quello naturalistico e paesaggistico.

La conformazione orografica  consente la realizzazione di percorsi  culturali dai quali si gode sia una stupenda vista sulla città di Patti sia un unico panorama sull’omonimo golfo.

La UE fra le risorse che annualmente destina agli Stati membri, riserva una congrua fetta per la valorizzazione e le manutenzione dei siti di interesse culturale, e francamente non si capisce come mai queste somme ritornino indietro. Sia la Soprintendenza sia il Comune avrebbero la possibilità di intercettarle,ma entrambi pare non abbiano capacità o forse professionalità o peggio, voglia di predisporre la necessaria documentazione.

La nostra ricchezza è il turismo del quale quello culturale è una parte consistente. Il territorio di Patti con i suoi siti archeologici (Tindari, villa romana, contrada Acquafico, C.da Monte, Monti Russo e Perrera, Sorrentini, Gallo) è uno dei Comuni della Sicilia  più ricchi in assoluto di giacimenti archeologici già scoperti, non sfruttarli è semplicemente delittuoso.

Sommare queste ricchezze al restante patrimonio culturale e a quello paesaggistico che è altrettanto ricco, significherebbe  creare decine di posti lavoro con occupazione a tempo indeterminato.

Non sfruttare questo tesoro sepolto è una grave colpa dei politici locali e regionali. Non ci sono alibi: i beni archeologici sono una ricchezza non solo da far guardare, ma da sfruttare sapientemente!

lo iacono maggio  (4)

1 Dicembre 2016

Autore:

redazione


Lascia un commento

Ti preghiamo di disattivare AdBlock o aggiungere il sito in whitelist