La poesia è donna. Forse non sempre, ma certamente per Federico Calderone, poeta orlandino, le donne sono fonte ispiratrici delle sue odi. Motivo di interesse, scoperte che hanno il potere di creare la vita e che diventano muse per sentimenti e passione, e lui con le sue parole è bravo a raccontarle.
Federico è uomo semplice, che ama la vita, che con arte sa tramutare i suoi discorsi, i suoi sogni, in rime.
Anche quando corre sul lungomare, piacevolmente sa intrattenere gli amici che incontra, inventando al momento versi, trovando il giusto modo di dire e segnare un tramonto, un ricordo, un amore appena sbocciato, un’amicizia ritrovata, il pensiero, velato di umanissimo amor di padre, per una figlia andata via per nuove esperienze di lavoro…
Nei giorni passati è stato protagonista di un incontro letterario, l’occasione per presentare il suo ultimo libro “La vita dipinta in poesia” all’interno dello spazio Loc alla biblioteca comunale di Capo d’Orlando.
Un incontro, affollato, partecipato, non solo da amici, con Marco Corrao e la sua chitarra a dar ritmo alla “narrazione” dell’evento, con Cristian Gierotto – Assessore ai Beni Culturali del paese – a far da padrone di casa insieme a Carlo Sapone – Responsabile della Biblioteca – e poi con le voci di Cinzia Continibali, Emanuele Frisenda, Francesca Pietropaolo a leggere le poesie.
Special guest Antonella Nieri – nota e brava attrice di teatro – che con passione ha dato spessore alla recitazione dei testi di Federico, emozionandosi quando poi ha letto quella che lo stesso autore le ha dedicato.
Ed ecco che le Muse – prima Euterpe ma sopratutto Erato – che custodiscono il saper fare poesia diventano donne moderne ed attuali nel pensiero scritto di Federico che in una stupefacente sintesi in versi ne riassume le diverse intonazioni, regalando malia magica alle parole, dando alle immagini che si sgranano nei versi il ritmo dello scorrere quotidiano. Parla di vita, d’amore di dolore e le parole si accendono di stupore.
‘Na vera pupitta di carusa,
lassava ogni masculeddu
cu la testa cunfusa.
Chiddu chi ‘na videva,
prublemi di vista aveva,
mancu ‘nu misi unni l’oculista fineva.
Criscennu, lu paisi lassò
e l’arti dâ ricitazioni studiò.
Puri dû so “Giardi-no”,
s’appi a privari…
Troppu pisanti i purtari.
Da matri natura, lu talentu,
lu so spittaculu ‘nu ranni eventu.
Quannu va ricitannu,
lu ciaru dâ so terra,
pi lu munnu va purtannu.
Bedda, brillanti,
ma lu pregiu cchiu ‘mportanti
‘nu cori da gicanti.
Pi cu l’avi accantu, ‘nu ranni vantu.
Pu futuru, saluti, soddi e amuri,
ti vogghiu augurari,
ma stasira a me poesia a fari vulari
Dedicata da Federico Calderone all’amica Antonella Nieri
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