14 LUGLIO 2019 – A Castell’Umberto due anni dopo
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14 LUGLIO 2019 – A Castell’Umberto due anni dopo

A Castell’Umberto non ci sono auto di traverso né paure di invasioni improbabili. Non ci sono strepiti e urla, non ci sono all’ex Istituto delle Suore coloro che specularono sulla pelle di chi arrivò e sulla pelle di chi già c’era. Ci sono molti cittadini e un’atmosfera rilassata.

Cronaca di un “festa”

A Castell’Umberto il 14 luglio non ci sono auto di traverso né paure di invasioni improbabili. Non ci sono strepiti e urla, non ci sono all’ex Istituto delle Suore coloro che specularono sulla pelle di chi arrivò e sulla pelle di chi già c’era. Ci sono molti cittadini e un’atmosfera rilassata.

Due anni dopo l’arrivo di 50 migranti al CAS Il Canguro, si proietta stasera il documentario ‘Paese nostro’ che racconta della vita quotidiana in due progetti SPRAR e di un signore iraniano, oggi naturalizzato italiano, che vive sulle montagne in provincia di Torino.

Si racconta anche e soprattutto che dei 50 migranti giunti nel nostro paese il 14 luglio 2017; oggi ne rimangono solo 4, di cui 3   vivono nel paese di Castell’Umberto e uno nel limitrofo comune di Naso.

Il ‘Coordinamento senza frontiere’, racconta Luca Lo Vercio,   volontario membro dell’associazione, è un comitato Spontaneo, in autonomia dalle istituzioni e dalla cooperativa, composto da cittadini attivi a diversi livelli,  (residenti o originari) di Castell’Umberto e dei comuni limitrofi, che cerca di rimettere al centro il senso di umana accoglienza che ha sempre contraddistinto i nostri territori, con l’obiettivo di  trattare con umanità ed equità tutti coloro che vi risiedono in maniera permanente o temporanea e individuare opportunità, risorse e percorsi per la crescita interculturale e per la promozione del benessere degli individui e delle aziende ivi presenti oggi e negli anni a venire.

Incontriamo stasera Filippo Filippeschi (volontario membro del ‘Coordinamento senza frontiere’) che ci  ricorda che  al tempo,  le proteste del sindaco di Castell’Umberto fecero sì che dopo una settimana ben 25 migranti fossero riportati a Messina; dal 14 luglio 2017 al 18 novembre 2018 in tanti altri si spostarono verso la Francia, che era la destinazione che si erano dati (addirittura anche alcuni anglofoni oggi vivono lì). Per ogni migrante che partiva la questura ne faceva arrivare qualcun altro per cui Castell’Umberto, alla fine, vide passare molte persone nei 25 posti presenti al CAS’ Il Canguro’. Il 18 novembre 2018, alla chiusura del CAS, in 6 rimasero a Castell’Umberto e Naso, e trascorso l’inverno a Castell’Umberto due di essi, pur avendo un lavoro e una dimora, decisero di proseguire il loro viaggio e raggiungere la Francia.

Quei 6 migranti rimasero nonostante le pressioni del CAS per farli rimanere all’interno del sistema di accoglienza, il sistema istituito dal ministro Minniti. Il sistema che garantisce a chi gestisce i CAS remunerazioni certe a fronte di servizi che certamente a Castell’Umberto non sono mai stati erogati. E sui servizi erogati, soprattutto sul cibo, ci sarebbe stato molto da ridire visto che un quarto degli ospiti sono finiti in ospedale durante la loro permanenza al CAS Il Canguro.

I volontari dello spontaneo ‘Coordinamento Senza Frontiere’ conoscono numerosi episodi di malagestione – o forse sarebbe più opportuno chiamarla “accuratissima” gestione – delle derrate alimentari; di inspiegabili lentezze nel far avere ai migranti quel minimo di documenti necessari a renderli cittadini indipendenti e contribuenti attivi.  Il personale del CAS il Canguro non aveva evidentemente le risorse economiche né le competenze per agevolare un percorso di inclusione nella società.Con un po’ di volontà, tempo e davvero poco (circa 500 euro) denaro, il Coordinamento organizzò fin dall’inizio corsi di italiano, di informatica e di inglese; raccolta e distribuzione di vestiti e scarpe, che con l’arrivo dell’inverno si rendevano necessari; domeniche in famiglia e piccole feste per i compleanni dei migranti. Grazie alla disponibilità del documentarista Franco Blandi, nella seconda metà del 2018 è stato organizzato un corso di fotografia -‘Riprendiamo(ci) il Mondo- a cui hanno partecipato sia alcuni migranti che molti residenti nel comune di Castell’Umberto e nei comuni limitrofi. Un anno fa necessitava  far iscrivere i migranti al Centro per l’Impiego, e per competenza ci recammo presso  l’ufficio di Capo d’Orlando che negò l’iscrizione senza peraltro motivare per iscritto tale scelta. Fummo quindi costretti ad andare al Centro per l’Impiego di Palermo con alcuni di loro per poter ottenere un diritto. A quel punto a Capo d’Orlando furono costretti ad accettare il trasferimento della pratica ed iscrivere, come previsto dalla legge  tutti i migranti in modo che potessero finalmente avere un lavoro regolare e pagare   i contributi e la polizza assicurativa come ogni altro lavoratore.

I 4 migranti che vivono oggi nel nostro territorio sono: Michael, Oumar, Benedict e Saikou,  hanno tutti un impiego e hanno ancora tutti la residenza al CAS il Canguro nel comune di Sinagra.  Abbiamo avviato una prima pratica per la richiesta di residenza di uno di loro e l’ufficiale dell’anagrafe del comune di Naso gliel’ha negata senza tenere conto delle tre sentenze di Firenze, Bologna e Genova. La pratica è adesso nelle mani del Sindaco e di un pool di avvocati di Palermo, che stanno vagliando la lettera e le motivazioni che il funzionario ha addotto, pronti a far rispettare le sentenze già emesse. Vedremo come andrà a finire, anzi vedremo quando finirà, perché sappiamo già come andrà a finire visti i precedenti.

Col passare del tempo mi sono reso conto che l’obiettivo del Coordinamento e dei migranti era antitetico all’obiettivo del CAS Il Canguro. Come cittadino , ho deciso di ospitare un migrante ed il mio obiettivo coincide con quello del migrante: cioè che diventi una persona indipendente e che contribuisca, come contribuisco io, a sostenere il sistema sanitario, il sistema scolastico, il sistema viario, etc. L’obiettivo dei CAS invece pare essere quello di far sì che queste persone rimangano all’interno del sistema di accoglienza il più tempo possibile, visto che la remunerazione avviene a persona al giorno. Una bella contraddizione che rende l’accoglienza un business che niente ha a che vedere con l’inclusione delle persone.

Terminata la visione del documentario si sono susseguiti diversi interventi del pubblico, tra cui quello di  Michael Bugase, uno dei quattro ragazzi rimasti nella nostra comunità, che ha raccontato dei suoi giorni al Canguro; del lungo periodo di inattività, delle sue considerazioni su come il viaggio che ha affrontato abbia cambiato la sua vita: “Se avessi saputo quello che so oggi, non avrei affrontato il viaggio che mi ha portato fin qui. Con le conoscenze che ho oggi, e che ho acquisito in Italia, sarei rimasto nel mio paese che è ricco di risorse naturali” ha concluso.

Franco Blandi è intervenuto sottolineando come il corso di fotografia abbia raggiunto obiettivi che vanno al di là delle conoscenze tecniche, che pure sono migliorate per tutti i partecipanti. Le uscite per fotografare il territorio sono servite sì a mettere in pratica quanto appreso in classe ma soprattutto hanno fatto da volano per stabilire relazioni tra persone con culture diverse, che hanno imparato a vedere e a raccontare il territorio in cui vivono con occhi nuovi attraverso l’obiettivo della macchina fotografica o del cellulare.

Prima del piccolo buffet preparato dai volontari e dai migranti è intervenuta, emozionatissima, Marta Fabio, giovane studentessa che scriverà la sua tesi di Laurea sull’esperienza del ‘Coordinamento Senza Frontiere’ come organizzazione spontanea dal basso. Cosa porta dei comuni cittadini, non eletti da nessuno, senza nessuna remunerazione e senza alcuna esperienza nelle istituzioni a riunirsi e organizzarsi per far sì che quello che nel dibattito quotidiano è additato come “il” problema diventi una situazione di normalità e opportunità per tutti? Marta Fabio ha dichiarato che vorrà intervistare i cittadini che erano schierati col sindaco, i cittadini che hanno costituito il ‘Coordinamento Senza Frontiere’ e i migranti. Ma forse, chissà, troverà la risposta intervistando i bambini che durante il buffet giocavano con Michael, Oumar, Benedict e Saikou?

19 Luglio 2019

Autore:

redazione


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