A dieci anni dalla sua morte.

«Era un aristocratico – ha detto recentemente l’avvocato Andrea Pruiti Ciarello, amico, oltre ad essere il suo legale, ed oggi oltre ad essere il Consigliere d’amministrazione della Fondazione Einaudi è presidente della Fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella – ma non solo per il titolo di Duca di Belsito ereditato. Faceva parte dell’aristocrazia dello spirito, conosceva la sintesi delle varie religioni e per questo le abbracciava tutte definendosi pagano, ribaltando il senso di una parola che ai più suona con valore dispregiativo».
Bent Parodi oggi riposa all’interno della cappella della Famiglia Piccolo e sulla sua tomba c’è anche il volume Trattato di Storia delle religioni di Mircea Eliade.
Parodi, danese di nascita, era una persona particolarmente erudita, cresciuto in un ambiente multiculturale, parente di quel Hans Christian Andersen, celebre per le sue fiabe, sviluppò un forte rapporto con l’autore del Gattopardo Giuseppe Tomasi di Lampedusa che frequentava la casa del padre, a Palermo, con i fratelli Casimiro e Lucio Piccolo, con Raniero Alliata di Pietratagliata, suo maestro, che raccontò nell’unico suo romanzo pubblicato: Il Principe Mago.
Dei suoi saggi, invece, ci restano moltissime testimonianze e uno di questi gli valse anche il premio internazionale Nietzsche per la filosofia nel 1980.
La Fondazione, sulla sua pagina social ha scritto nel giorno del decimo anniversario della sua morte: “Il 16 dicembre del 2009 Bent Parodi di Belsito, Presidente storico della Fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella, lasciava il suo corpo fisico.
La Fondazione lo ricorderà sempre per l’esempio che ci ha lasciato: quello di vivere la Tradizione nel presente e in ogni istante.
Villa Piccolo continua oggi a svolgere la propria incessante attività culturale nel nome di Bent e dell’immenso contributo che ha dato alla Cultura e alla Sicilia.
Sempre nel Tuo Nome.
Leggere Bent (alcuni testi)….
Il principe mago
Raniero Alliata di Pietratagliata, «Principe del Sacro Romano Impero», scomparso a 82 anni il 9 Ottobre del 1979, in seguito a una perdita ai tavoli verdi del circolo nobiliare «Bellini», visse isolato in un castello attorniato da un vasto giardino, in via Serradifalco a Palermo. Il suo ritratto è quello del perfetto aristocratico siciliano. E nasce dai ricordi dell’allievo prediletto, Busser, che racconta gli ultimi trent’anni della sua vita, condotta in lugubre solitudine, nella rete di una vasta e mobilissima parentela, nell’ostentata miseria economica, nell’acre gusto per i saperi particolari e proibiti. La straordinaria avventura della sua vita, pur svolgendosi all’interno di ambienti eccentrici e dorati, è utile soprattutto per comprendere una terra in cui classi, costumi, culture, senza mai veramente decadere, si sono crogiolate in una estenuante agonia. Del libro esistone tre edizioni la prima a cura di Sellerio in versione ridotta, la seconda a cura della Fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella di Capo d’Orlando dove Bent Parodi è stato presidente per oltre vent’anni, la terza a cura di Tipheret edizioni. Le ultime due pubblicazioni contengono la versione integrale così come fu redatta dall’autore.
Alle origini del mistero
l Mistero è un’esperienza conoscitiva, esso comporta l’invito alla realizzazione metafisica, cioè al conoscere come processo di essenziale identificazione tra soggetto e oggetto. “Due cose non cessano mai di stupirmi: il ciclo stellato che è sopra di me, la voce della coscienza che è dentro di me” (Kant). L’osservazione della volta stellata, il rebus dell’autocoscienza e l’intuizione dell’inspiegato in rapporto alla propria condizione ter¬rena sono dunque all’origine di qualsiasi esoterismo elementare, ma anche del pensiero tout court. “Il sentimento dello stupore è la premessa d’ogni filosofare” (Aristotele). Tre cose, nel prosieguo dell’evoluzione dell’uomo, sembrano aver costituito motivi di preoccupazione centrale nella psiche umana: l’ossessione della morte, il mistero della generazione e la speranza dell’immortalizzazione. Il terreno privilegiato d’uno sguardo retrospettivo non può che essere il Mediterraneo antico, vuoi perché in quest’area è nata la Storia, vuoi perché qui più ampio si dimostra il materiale di studio sugli antichi culti misterici. La religiosità più diffusa e prevalente è quella della Grande Madre, espressione teologica dell’archetipo dell’eterno femminino, protagonista dell’evento unico della generazione e della cultura agraria, delle coltivazioni.
Nello spazio del mistero Voll. 2
La più nobile esperienza che l’uomo possa fare – ebbe a dire Einstein – è quella del mistero. Ma che cos’è, propriamente, il mistero? Ciascuno crede, intuitivamente, d’averne un’idea, più o meno corrispondente alla realtà. La base comune delle varie concezioni si radica in un certo “sentimentalismo”, il mistero inteso come “emozione di fronte all’ignoto”. In realtà, il Mistero è un’esperienza conoscitiva, esso comporta l’invito alla realizza-zione metafisica, cioè al conoscere come processo di essenziale identificazione tra soggetto e oggetto. Tale è il senso sotteso dell’esoterismo universale, il messaggio delle antiche scuole iniziatiche: il conoscere come culmine della vita e come essenza della vita, secondo il tradizionale detto attribuito al mitico Orfeo.
Meditazioni sulla massoneria
Una serie di saggi, in gran parte inediti, altri dispersi o editi in circostanze editoriali più o meno occasionali. Essi condividono la medesima metodologia che costituisce la cifra e il carattere di-stintivo della personalità scientifica del suo autore, il puntuale e puntiglioso ricorso alla semantica comparativa, cioè all’analisi del significato originario e corretto delle varie nozioni affrontate in continua comparazione fra le varie aree culturali e linguistiche di ogni tempo. Ciò ha lo scopo di scrostare la coltre polverosa che nei secoli ha occultato il senso reale delle parole e dei concetti in esse sottintesi.
Guida ai nomi
Questa Guida, propone l’etimo più accreditato di ogni nome con una comparazione che mette in risalto i fenomeni di continuità e di unità dello spirito. Riporta la tradizione che il nome riflette, informazioni storiche religiose, dati agiografici, e di costume, curiosità varie. Il risultato non è un semplice repertorio del genere già disponibile sul mercato, ma un vero e proprio dizionario enciclopedico dei nomi di persona per più di quattromila. Il taglio e storico-religioso e rispetta rigorosamente l’aspetto filologico.
Cognomi siciliani
L’opera presenta un vasto repertorio di cognomi siciliani, dei quali si analizza l’origine semantica. Si tratta di oltre vwenticinque anni di ricerche condotte nell’ambito della rubrica curata da Bent Parodi sul Giornale di Sicila. Ovviamente l’opera ha un carattere antologico, ma nel suo complesso risulta una vera e propria enciclopedia del cognomi più comuni in Sicilia e vanta un approccio gradevole e non pesante nella stesura dei testi.
Miti e storie della Sicilia antica
Al complesso e affascinante mondo mitico e misterioso della terra di Sicilia Bent Parodi ha dedicato anni di studi e appassionate ricerche. I saggi raccolti in questo libro offrono un’ampia panoramica sui diversi aspetti dell’antica cultura siciliana mettendone in luce gli elementi che mantengono un marcato carattere d’attualità.
L’Iniziazione
Affascinanti itinerari linguistici, alchemici e storici conducono alla comprensione dell’iniziazione, un’esperienza unica per l’uomo, che, prescindendo dal tempo e da luogo, diviene una condizione della filosofia, della religione, del misticismo della vita. Sono presenti rigidi criteri storico-religiosi nei quali il mito, il rito, il simbolo costituiscono il fulcro del racconto di qualsiasi esperienza iniziatica vissuta autenticamente, come esperienza religiosa perenne, un modo di confrontarsi con la realtà, ma nello stesso tempo di porsi nei confronti dell’universo.
Il tuo nome è Pandora
Unica esperienza poetica di Bent Parodi che in questo volume raccoglie una serie di poesie. Egli stesso scrive “Non sono un poeta, non ho la pretesa di vestire panni che mi starebbero troppo larghi. E tuttavia nella vita di ciascuno di noi v’è sempre un momento di intensa liricità, che ci fa poeti nostro malgrado, interpreti di vie e suggestioni che partono da lontano come al richiamo dell’olifante…La storia personale non conta: essa è fatta di accidenti e incidenti. L’individuo può fallire. Il mito non mente mai”. In questo paesaggio poetico, ricco di una grande semplicità, la ridondanza simbolica cede sempre più il posto alla linea pura della metafisica.
Il mito dell’amore
Una raccolta di saggi sull’amore, che Bent Parodi affronta sotto molte sfaccettature, soffermandosi a manifestare le sue personali prerogative sul significato della parola. Egli stesso sottolinea: “Viviamo di coppie ‘(luce-tenebre; caldo-freddo; piacere-dispiacere…) Così il binomio maschile-femminile, due termini compresenti in qualche modo e in modo diseguale…Quale forza può indurre al superamento concreto dell’antitesi fra le due epifanie? L’amore…la sua prefigurazione simbolica più esatta si riscontra nel grande mito dell’androgino, l ‘Uomo Donna che rinasce con un atto simpatetico nel Mysterium Coniunctionis.”
Il cammino della vita
Questo libro, in parte frutto di un’inchiesta giornalistica, vuol tentare un approccio interdisciplinare ed in tal senso è proposto. Si basa su nozioni rigorosamente verificate, ma nello stesso tempo non disdegna di porre in rilievo le convergenze con le intuizioni mitiche. Si ripercorre l’itinerario della biogenesi , sulla scorta delle scoperte scientifiche, dal big-bang con la nascita dell’universo, fino al futuro presumibile dell’uomo.
Il tuo onomastico
Il libro raccoglie a partire dal primo gennaio e fino al 31 dicembre, tutti i nomi dei santi con un’attenta origine del nome sintetica ma esaustiva. Scrive l’autore: “Il tuo onomastico intende ribadire il valore insostituibile delle ‘radici’ della nostra originaria identità, sul filo di un’indagine storico-linguistica fondata sul metodo comparativo” Sono presenti tutti i nomi più comuni e anche quelli che lo sono meno, ma l’opera si pone come un’interessante guida per la conoscenza etimologica di ciascuno di essi.
La parola svelata
Nel volume sono raccolti una serie di scritti riguardano la storia del pensiero, dove si trova una ricerca accurata delle etimologie delle parole fin dalla loro origine più arcaica, per una riflessione sulle motivazioni originali che hanno dato vita ai singoli termini-concetto. L’analisi dei vocaboli non è mai fine a se stessa, ma si può definire, come sottolinea l’autore “archeologia dello spirito”. La parola è un segno capace di rivelare modalità più profonde oltre la semplice apparenza che può sembrare arida erudizione, ma che sostanzialmente si manifesta come conoscenza di apertura sul mondo.
Come ti chiami?
Il libro è il risultato di una rubrica pubblicata sul Giornale di Sicilia e altre testate giornalistiche sull’origine dei cognomi analizzati nel loro significato delle loro radici semantiche. L’autore considera l’opera come un cordiale dialogo con i lettori che gli hanno dato lo spunto e la possibilità di scoprire una passione quasi divertente nella ricerca delle origini dei cognomi, da quelli più comuni a quelli meno conosciuti.
Akhenaton la religione del sole
Quest’opera vuole essere un contributo a comprendere meglio la figura e il pensiero del faraone Akhenaton, che istituì il culto solare monoteista, infrangendo la tradizione dei suoi predecessori. La rivoluzione apportata da questo faraone, può essere considerata un’anticipazione dei tempi sulla visione cristiana successiva. L’autore dopo approfonditi studi e ricerche, analizza con ricchezza di interessanti osservazioni quasi vestendo i panni di un saqcerdote egizio, come egli stesso afferma e aggiunge: “Di questa proiezione è frutto il saggio che presento ai lettori, espressione matura d’una ricerca nata in ambito universitario”
Conoscere Bent Parodi (tratto dal sito http://www.bentparodi.it/)
Bent Parodi di Belsito (Copenaghen 7 marzo 1943 – Palermo 16 dicembre 2009) nasce a Copenaghen da madre danese e padre siciliano. Fortunio Giusino Parodi duca di Belsito, console a Copenaghen durante la Seconda Guerra Mondiale, conosce qui la futura moglie Tove Holm Andersen, (tra i suoi antenati vantava il famoso scrittore di favole per bambini Hans Christian Andersen). Nata nel 1912, si era unita in matrimonio a soli 18 anni con un giovane pilota dell’aereonautica militare danese, scomparso in mare mentre era alla guida del suo aereo, soltanto un anno dopo le nozze. Bent Parodi viene alla luce all’ospedale di Copenaghen durante il periodo più cruento del secondo conflitto mondiale. Il giorno della nascita, durante un’incursione aerea alleata, un padiglione dell’ospedale crolla, sotto un imponente bombardamento, mentre la parte dove si trovano il neonato con la madre, rimane miracolosamente in piedi. Trascorre i primi mesi di vita nella città natale, ma per evitare di cadere nelle mani dei nazisti, i genitori decidono di partire per l’Italia. La fuga è molto rischiosa e piena di incognite. Dopo aver lasciato la Danimarca, si imbarcano alla volta della Norvegia, trovando rifugio in casa di alcuni pescatori locali, che, per salvarli, li nascondono per due notti sotto le reti nelle barche ormeggiate in mare.
Da lì riescono a raggiungere la Sicilia, dopo essere scampati a molti pericoli. Si stabiliscono a Palermo nell’antico palazzo di famiglia, in via del Pappagallo, una traversa di piazza Marina, dove vivevano la nonna paterna, la principessa Elisabetta Valguarnera Niscemi con il figlio Corrado, fratello di Fortunio. Era rimasta da poco vedova del secondo marito, il duca Ugo Parodi Giusino di Belsito, morto di polmonite nel 1942, che era stato podestà di Palermo, deputato al Parlamento, generale di divisione, appartenente ad una nobile famiglia ligure, stabilitasi nel capoluogo siciliano nel 1850. Trascorre l’infanzia e l’adolescenza tra la Danimarca e la Sicilia, frequentando la scuola in entrambi i paesi. A tal proposito, egli era solito ricordare alcuni aneddoti di cui si trovò protagonista in quegli anni. A Copenaghen, i compagni di scuola, sapendo che il padre era siciliano, lo apostrofavano con l’epiteto di “cumpari Turiddu”, mettendolo spesso in imbarazzo. In Sicilia, invece, il sacerdote che insegnava religione, venuto a conoscenza che la mamma danese professava il credo protestante, lo spaventò con la prospettiva che, non essendo la madre cattolica, per punizione, sarebbe andato a bruciare in eterno tra le fiamme dell’inferno.
Il ragazzino, impaurito da quelle terribili parole, aveva poi raccontato tutto a casa, rifiutandosi di ritornare a scuola, tanto che erano intervenuti i genitori a mettere in chiaro la questione con il corpo insegnante. Egli era stato regolarmente battezzato secondo il rito cattolico, per volere della nonna Elisabetta e del padre, essendo per tradizione familiare osservanti e praticanti della religione cattolica. Attratto dalla cultura classica, a soli dieci anni legge la “Storia Romana” di Theodor Mommsen, che suscita in lui una passione per la civiltà di Roma, in particolare per il periodo imperiale. Prova un forte interesse per Caligola, il chiacchierato imperatore che fu famoso per le sue stranezze e la sua follia, elementi che esercitano un certo fascino sul giovanissimo Parodi. Passa un’infanzia diversa da quella dei suoi coetanei, per i particolari interessi da cui è attratto. Tuttavia non è certo introverso e scontroso, anzi si distingue per il buon carattere e la disponibilità verso il prossimo, riuscendo però a comunicare meglio con le persone più grandi, dimostrando una maturità non comune per l’età. Ricordava sempre, come trascorresse molto tempo a pavoneggiarsi allo specchio con un lenzuolo drappeggiato a mo’ di tunica, immaginando di essere un imperatore dell’antica Roma. Dotato di una memoria prodigiosa, riesce, ad esempio, a tenere a mente tutti i nomi dei consoli romani in successione cronologica, con le relative date della durata delle cariche. A casa è soprannominato “il professore” per le sue conoscenze e il suo talento. I suoi migliori amici sono infatti i libri e le persone adulte molto colte, con le quali può adeguatamente conversare di storia, di filosofia, di arte, di letteratura. Poco meno che adolescente, durante i suoi soggiorni palermitani, frequenta un singolare personaggio, un lontano parente, il principe Raniero Alliata di Pietratagliata, che vive solitario e lontano dal mondo, nel suo turrito castello circondato da un parco, da cui non esce quasi mai per una precisa scelta di vita e anche perché, dopo una vita dispendiosa, avendo perduto molte delle sue sostanze anche ai tavoli da gioco, è costretto a condurre un’esistenza in ristrettezze economiche. Egli si dedica all’entomologia, all’esoterismo, all’occultismo, allo spiritismo, a pratiche alchemiche e alla magia bianca. L’affascinante esperienza viene narrata nel libro “Il Principe mago”, l’unico romanzo di Bent Parodi, un’autobiografia dove emerge la figura del principe e il rapporto che egli intrattenne con lui per molti anni. Tale frequentazione segnerà profondamente la sua esistenza e influenzerà le sue scelte culturali. Raniero gli attribuirà il simpatico appellativo di Papilio.
Partecipa alle sedute spiritiche organizzate dal principe, il quale, essendo un medium, cade spesso in trance. In quei momenti, egli narra nel libro, si verificavano strani fenomeni paranormali, con apparizioni di entità ed esperienze extrasensoriali. Da lui apprenderà anche i segreti dell’alchimia, con esperimenti e manipolazioni empiriche. Si cimentava spesso a fondere i metalli, mettendo dentro una scodella posta sopra un fornello i soldatini di piombo che possedeva per i suoi giochi, per studiare direttamente il processo chimico di fusione. Il principe era anche un esperto entomologo, infatti la sua importante e ricca collezione di insetti si trova oggi custodita presso il museo regionale a Palazzo D’Aumale di Terrasini. Nel romanzo egli ricorda come Raniero con pazienza e passione gli avesse insegnato ad imbalsamare gli insetti, a classificarli e a conservarli. Egli stesso creerà un’interessante collezione di coleotteri, ritrovati durante le escursioni sulle Madonie. Scoprirà addirittura una nuova specie a cui attribuirà il nome di Papilium, che sarà regolarmente registrata nell’elenco delle scoperte di questo specifico settore. Compagno delle sue lunghe passeggiate madonite, sarà il padre, un grande camminatore, che gli inculcherà il suo amore per la natura e per quei luoghi. Egli, tra l’altro, essendo stato console di Svezia e Danimarca a Palermo, aveva avuto modo di conoscere importanti cittadini di quei paesi, rappresentanti del mondo dell’arte, dello spettacolo, della scienza, tra cui l’attrice svedese Ingrid Bergman, divenuta moglie del regista italiano Roberto Rossellini, dopo le riprese del film “Stromboli”, da lui diretto. Egli raccontava spesso di avere incontrato la famosa coppia in più di un’occasione, di essere rimasto incantato dall’aristocratica avvenenza della bellissima diva cinematografica. Da non trascurare il fatto che avesse conosciuto anche il re di Svezia, Gustavo VI, il quale spinto dal suo interesse per l’archeologia, aveva finanziato nel 1955 una delle prime missioni per gli scavi di Morgantina, contribuendo così a portare alla luce la città greca nel territorio vicino all’odierna Aidone, in provincia di Enna. Fin da ragazzino, secondo i canoni pedagogici della madre, dal carattere forte e deciso, donna bella e coltissima, conoscitrice di ben cinque lingue, riceverà un’educazione basata sull’autonomia e l’indipendenza, secondo cui l’individuo deve affermarsi nella vita con le proprie forze, senza sperare nell’aiuto di alcuno, nemmeno della famiglia. Il principio del self made man, è l’imperativo categorico degli insegnamenti della madre, che gli aveva inculcato uno stile di vita molto austero.
Il nonno materno, un uomo imponente e simpatico, proprietario di una catena di ristoranti, apparteneva alla massoneria danese, di cui era un esponente di spicco. Aveva influenzato le scelte della figlia, indirizzandola verso gli studi esoterici. Fin da piccolo Bent Parodi fu coinvolto a sua volta in questi particolari interessi. Facente parte dell’ordine dei Rosacroce, la madre lo guiderà nella conoscenza dei contenuti degli insegnamenti dell’ordine. Successivamente, in età matura, essa stessa, aveva anche aderito alla fede Bahà’i, un movimento religioso nato alla metà del XIX secolo ad opera di Bahà’ullàh, un nobile persiano di Teheran, che abbandonò una vita di grande benessere, affrontando persecuzioni e prigionia per affermare e difendere il suo credo. Egli si considerava un profeta come Abramo, Mosè, Zoroastro, Gesù, Buddha, Maometto e il Bab, persone speciali la cui anima è manifestazione del Logos. Tutte le religioni rappresentano stadi della rivelazione divina svelata nel tempo attraverso i messaggeri di Dio. La madre aveva sognato un vegliardo vestito di bianco con una lunga barba candida e un turbante in testa. Tempo dopo, vedendo per caso un manifesto con l’immagine di Bahà’ullàh, riconobbe in lui il personaggio visto in sogno. Si fece strada in lei la profonda convinzione che fosse stata chiamata alla conversione dallo stesso fondatore della religione Bahà’i. La nonna materna era invece una tedesca molto tranquilla e affettuosa, sempre disponibile con il nipote, durante la sua permanenza in Danimarca.
La nonna paterna, la principessa Elisabetta Valguarnera Niscemi, colta e raffinata, appartenente a una delle più nobili dinastie isolane, era stata educata secondo i dettami dell’aristocrazia del tempo, ricevendo un’istruzione esclusiva con precettori scelti; parlava correntemente il francese, avendolo appreso direttamente da insegnanti di madre lingua, che seguivano i rampolli delle migliori famiglie fin dalla prima infanzia. Elisabetta era figlia di Corrado Valguarnera Niscemi, il personaggio storico a cui si ispirò Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel “Gattopardo”, in riferimento alla figura di Tancredi, il nipote garibaldino, figlio di una sorella di Fabrizio Corbera principe di Salina. Nella finzione romanzesca egli sposerà la bellissima Angelica Sedara, figlia di un ricco possidente, che aveva fatto fortuna a spese della nobiltà indebitata, riuscendo ad accumulare nel tempo un’immensa fortuna. La realtà storica è aderente alla trama del romanzo. La figura di Angelica si ispira alla bella Maria Favara, moglie di Corrado Valguarnera, figlia di un borghese arricchitosi approfittando della crisi finanziaria di esponenti dell’aristocrazia. La madre di Corrado Valguarnera Niscemi – il Tancredi del romanzo – è una sorella del Principe Giulio Fabrizio Tomasi di Lampedusa, studioso di astronomia, avo di Giuseppe Tomasi, al quale si è ispirato lo scrittore per il protagonista del libro. La nobildonna influirà molto sulla formazione di Bent Parodi. Con lei condividerà l’amore per l’Egitto, passione che sarà un punto fermo dei suoi interessi e dei suoi studi. La nonna gli raccontava di essere la reincarnazione di una principessa egiziana; sulla base di questa convinzione, parlava a lungo della sua vita passata, descrivendo minuziosamente le usanze e la cultura della civiltà egizia. Da fanciullo, anche per obbedienza al volere paterno, trascorreva con lei molte ore a giocare a canasta, a recitare il rosario.
Nel palco di famiglia al Teatro Massimo, assisteva alle opere liriche, di cui la nonna era un’appassionata cultrice, non risparmiandosi qualche sbadiglio, visto l’oneroso impegno per la sua tenera età, avendo meno di dieci anni. Con i genitori e la nonna frequenterà spesso il salotto di Tomasi di Lampedusa e della moglie, la studiosa di psicanalisi, la principessa Alexandra Wolff Stomersee, chiamata affettuosamente Licy. Le lunghe chiacchierate con lo scrittore influiranno in maniera determinante nella sua formazione spirituale e culturale. Spesso racconterà dei pomeriggi trascorsi alla gelateria Ilardo, al Foro Italico di Palermo, in compagnia di Giuseppe Tomasi, che egli definiva uno dei maestri della sua adolescenza. Gli incontri in quel salotto letterario saranno esperienze uniche per un giovane di quell’età, tali da segnare per sempre la sua esistenza. Un altro contributo significativo gli fu dato dalle frequentazioni con la famiglia Piccolo di Calanovella, imparentata con il padre. I fratelli Lucio, Casimiro, Agata Giovanna, erano cugini di Giuseppe Tomasi di Lampedusa per parte di madre; infatti Teresa e Beatrice Mastrogiovanni Tasca Filangeri di Cutò, sposate rispettivamente con il barone Giuseppe Piccolo e con il principe Giulio Tomasi di Lampedusa, erano sorelle, appartenenti ad una delle più prestigiose famiglie aristocratiche siciliane, che annoverava tra i suoi avi dei viceré. I Piccolo abitavano a Palermo, in via Libertà. Il barone Giuseppe, dongiovanni incallito, che sperperava il denaro in avventure galanti e ai tavoli da gioco, fuggì con una ballerina a Sanremo, abbandonando la moglie. Teresa, non sopportando l’onta dello scandalo, si rifugiò a Capo D’Orlando, in una delle dimore di campagna.
Da lì non si era più mossa, costringendo i figli a fare altrettanto, con la promessa che non si sarebbero sposati. Costoro, molto legati alla madre, avevano obbedito alla sua volontà, isolandosi dal mondo, ma non per questo rinunciando ai loro interessi culturali. Casimiro era infatti un raffinato pittore e fotografo. I suoi acquerelli colorati, ispirati alle fiabe dei miti nordici, popolati di folletti, coboldi, fate, maghi, gnomi, tutti magicamente rappresentati, con una tecnica insolita e quasi unica nel genere, rappresentano una testimonianza della sua genialità. Inoltre le sue fotografie di paesaggi, bellezze della natura, personaggi del mondo contadino, mostrano quali fossero le sue innegabili capacità anche in quel settore. Era cultore di esoterismo e spiritismo, arti che conosceva molto bene, avendo letto, studiato e approfondito gli argomenti. Agata Giovanna era invece una studiosa di scienze botaniche. Sulla scia di questa passione, aveva creato il magnifico parco che circonda la tenuta, arricchendola con piante rare, provenienti da varie parti del mondo, come la Puya Bertoniana delle Ande. Lucio Piccolo, il poeta, aveva una cultura strabiliante. Fin da ragazzo aveva letto i più svariati generi letterari, conosceva bene molte lingue, aveva intrattenuto corrispondenza e contati con scrittori di fama mondiale, come Ezra Pound, il premio nobel William Butler Yeats; diventerà famoso quasi per caso. Infatti, ormai avanti negli anni, invierà a Eugenio Montale alcune sue liriche che aveva fatto stampare a S. Agata di Militello, un paese vicino a Capo d’Orlando, dimenticandosi di affrancare la busta. Incuriosito, Montale, lesse le poesie, che forse sarebbero state ignorate, senza quella piccola sbadataggine. Rimase favorevolmente colpito, tanto che volle conoscere l’autore, convinto che si trattasse di un giovane. Fu molto stupito, quando si rese conto che Lucio Piccolo era quasi un suo coetaneo.
Quell’incontro rimase memorabile. Infatti, Lucio si recò da Montale assieme al cugino Giuseppe Tomasi, suo compagno inseparabile, portandosi dietro i servitori e bauli pieni di biancheria da letto. Questo aneddoto sarà ricordato dallo stesso Montale in una intervista alla RAI. Ben presto divenne famoso, riuscendo a guadagnare un posto d’onore nel panorama letterario italiano. Giuseppe Tomasi, quasi geloso del successo del cugino, si cimentò a sua volta nella prosa, scrivendo il “Gattopardo”, uno dei più grandi best seller del Novecento. Dopo la scomparsa di Lucio Piccolo avvenuta nel 1969, i fratelli Casimiro e Agata Giovanna, per volere testamentario, daranno vita alla Fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella, che ha la sua sede negli spazi della Villa a Capo d’Orlando, dove si trova un museo che comprende suppellettili, mobili, quadri, oggetti rari e preziosi appartenuti ai proprietari, nonché tutti gli acquerelli di Casimiro, il patrimonio fotografico, un interessante archivio storico e una pregevolissima biblioteca, con un ricco patrimonio librario. Bent Parodi, fin da ragazzino, trascorreva lunghi periodi a Villa Piccolo. Da Casimiro in particolare, assimilerà concetti fondamentali, in cui crederà fermamente, punti cardine delle sue convinzioni spirituali e filosofiche. Infatti egli, per le sue esperienze paranormali, aveva maturato certi principi, pienamente condivisi da Parodi, con particolare riferimento alla vita ultraterrena. Secondo Casimiro e, conseguentemente secondo Parodi, dopo la morte fisica, l’anima emigra dal corpo per raggiungere un primo livello, in una dimensione ancora legata nostalgicamente alla vita terrena. Da questo stadio metafisico, si distacca ulteriormente, per divenire puro spirito e ritornare all’Uno, cioè a Dio, da dove è venuta, perdendo definitivamente quelle prerogative individuali che l’avevano contraddistinta nell’identità umana. Partendo da questi presupposti, egli svilupperà una concezione filosofica personale della vita e della morte, con una serena coscienza della realtà, senza timore di affrontare la fine fisica del corpo. Spesso infatti ribadiva: “Da piccolo, ho trascorso poco tempo con i coetanei. Ho sempre frequentato gente più grande della mia età, tutti personaggi di grande levatura e di profonda cultura, che mi hanno aperto orizzonti di conoscenza inaspettati, senza l’apporto dei quali, oggi non esisterebbe Bent Parodi, cosi com’è. In particolare non posso dimenticare Casimiro Piccolo, che si sfregava le mani soddisfatto dicendomi che non vedeva l’ora di morire per andare a godere del mondo ultraterreno dove le delizie non finiscono mai e dove tutti i desideri terreni si avvereranno. Anche se questa visione è troppo ottimistica, la morte non mi fa paura. Rappresenta solo il cambio di uno stato dell’essere umano: il passaggio necessario verso la vera conoscenza e la fusione con L’Uno; siamo i raggi di un unico Sole”. Per questi suoi legami con i Piccolo, nel 1985, diventerà Presidente della Fondazione, carica ricoperta fino alla scomparsa.
Nel suo ruolo, sarà un promotore culturale di primo piano, organizzatore di eventi di grande rilievo, come convegni, spettacoli, mostre, incontri, che segneranno il rilancio dell’Ente a livello nazionale ed internazionale. Dopo aver frequentato a Palermo il liceo classico Garibaldi, conseguendo brillanti risultati negli studi umanistici, dimostrerà versatilità nella scrittura, tanto che a scuola fonderà un giornale assieme ad altri studenti. Conseguita la maturità, la madre lo esorta a trovarsi un lavoro, seguendo i canoni e i rigidi dettami della sua formazione danese. Secondo quanto era solito raccontare, in un fatidico incontro con Girolamo Ardizzone, proprietario del Giornale di Sicilia, che abitava nel suo stesso stabile, ebbe modo di venire a contatto con il mondo giornalistico. Ardizzone lo convoca per mettere alla prova le sue doti.
In quell’occasione, senza molti preamboli, lo invita a scrivere un articolo in tempo reale. Senza battere ciglio, il diciottenne Parodi redige un brillante pezzo che desta subito l’interesse di Ardizzone. Viene così assunto al Giornale di Sicilia come cronista. Da quel momento inizia la sua carriera giornalistica, nella quale darà modo di dimostrare la sua versatilità. Ricoprirà vari incarichi, come quello di capocronista, segretario di redazione, per approdare poi al ruolo di capo redattore della sezione cultura e spettacoli. Curerà anche delle rubriche riguardanti il Santo del giorno e uno spazio sull’origine dei cognomi, dietro richiesta dei lettori, che otterrà un grande successo. Nonostante il lavoro lo impegni notevolmente sia di giorno, come anche spesso di notte, riesce a conseguire due lauree, una in filosofia e l’altra in lettere classiche, intrecciando rapporti di solida amicizia con il mondo accademico e in particolare con i suoi stessi professori. Partecipa al concorso a cattedra per l’insegnamento delle materie letterarie nelle scuole superiori, riuscendo a piazzarsi primo nella graduatoria finale.
Nel 1999 lascia il Giornale di Sicilia dopo 38 anni, per andare in pensione. Occuperà anche la carica di Presidente dell’ordine dei giornalisti di Sicilia per due mandati consecutivi, dal 1998 al 2004. Negli ultimi anni, ormai libero da impegni di lavoro, che lo costringevano spesso a rifiutare incarichi per congressi e seminari, a cui era invitato a partecipare come relatore, sarà chiamato a tenere conferenze in convegni e incontri in tutt’Italia; farà parte pure della delegazione FAI di Palermo, sarà uno dei componenti del comitato scientifico dell’O.P.C.O. (Osservatorio Permanete sulla Criminalità Organizzata), intensificherà la sua presenza alla Fondazione Piccolo, organizzando manifestazioni e iniziative di grande spessore culturale. Appartenente alla massoneria facente capo al G.O.I. (Grande Oriente d’Italia) di Palazzo Giustiniani, ricoprirà cariche di grande rilievo all’interno dell’ordine, l’ultima delle quali quella di Grande Oratore Aggiunto, detenuta fino alla scomparsa. Studioso e fine conoscitore di storia delle religioni, di filosofia, di esoterismo, di mitologia, di egittologia, ha scritto molti saggi e libri su tali argomenti. Un altro suo interesse è stata la scienza, specialmente in merito alle scoperte che riguardano la formazione dell’universo, la fisica quantistica, la struttura della materia, le teorie di Einstein. E’ autore di oltre seimila articoli pubblicati in riviste specialistiche di arte, cultura, letteratura, storia, filosofia, quotidiani, settimanali sia italiani che stranieri. Ha partecipato a oltre cinquecento seminari e convegni come relatore e organizzatore