GIORNALISTI – Solidarietà a Gaetano Pecoraro
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GIORNALISTI – Solidarietà a Gaetano Pecoraro

Senza voler entrare nel merito… “Le Iene” sono “Le Iene”. Non c’è democrazia senza la libertà di stampa e non ci piacciono le difese preventive che muovono lo spettro del cappio, nè vogliamo disquisire più di tanto sulla teorica morale e sull’etica, nei rapporti con la comunicazione-informazione, di chi ricopre ruoli istituzionali di grande importanza…

 

…ma vogliamo dire che nel gioco ci sono le regole, in questo caso quelle de Le Iene. Loro hanno un loro modo di fare giornalismo irriverente, ironico, fuori dalle regole, a volte, anzi spesso, anche fazioso. O si accettano – le Iene e quello che chiamano il “loro” giornalismo – sempre o non si sta al loro gioco. E non ci piacciono le condanne preventive o la paventata forca per il giornalista, serio e preparato come lo è Pecoraro. Anche qui o si è sempre “demo-cratici” o non lo si è mai, non lo può essere solo quando conviene. 

Per questo, senza se e senza ma pubblichiamo il “pezzo” di Salvatore Bucolo, e come dicevamo prima, non entriamo nel merito della questione Antoci. Ci sarà per questa altro spazio in altri tempi, oggi parliamo di libertà di stampa, anche se scomoda.

Mi chiamo Salvatore Bucolo, ho iniziato a scrivere circa vent’anni fa per il quotidiano “Gazzetta del Sud” collaborando col Maestro Di Paola, che mi ha insegnato l’importanza del sapere immortalare fatti e misfatti con l’inchiostro indelebile di chi è chiamato a fare informazione.

Con l’avvento d’internet e della nascita dei quotidiani on line, ho iniziato a capirne l’importanza e mi sono dedicato a quest’ultimo e nello specifico ho dato avvio a questa nuova avventura con Orawebtv dell’intraprendente barcellonese Francesco Barca, per poi inquinare col mio inchiostro Scomunicando del direttore Massimo Scaffidi e completare questo iter con il Secolo d’Italia di Francesco Storace, che da più di un anno mi dà la possibilità di toccare l’interiorità di personaggi come: Iva Zanicchi, Albano Carrisi, Maria Grazia Cucinotta, Fabio Mancini, Pupi Avati, Alviero Martini, Patrizia Mirigliani, Vittoria Belvedere, Michela Andreozzi, John Vignola, Elisabetta Gardini e tanti altri personaggi del mondo dello spettacolo, della tv, del cinema, del giornalismo, della politica e della moda.

Certo d’acqua sotto i ponti ne è passata in questi vent’anni.

Il mondo è cambiato, la gente si è rinnovata e con la gente è mutato pure il modo di comunicare. Ovviamente un ruolo assai incisivo è stato dato dalla tecnologia, che ha fatto traghettare sulla Caronte di internet un’innovazione articolata e complessa dell’informazione e di conseguenza della comunicazione medesima.

Basti pensare alla velocità supersonica con la quale oggi viaggino le informazioni.

Chi lo avrebbe mai detto a quel giovane di Mazzarrà Sant’Andrea in provincia di Messina che batteva il suo pezzo con l’olivetti 98 e che quando sbagliava doveva strappare il foglio e riscrivere tutto daccapo e che quando per documentare un accaduto doveva andare a fotografare sul posto e di conseguenza poi dover portare, in modo spedito, dal fotografo il rullino, che andava sviluppato e infine montare sul motorino e viaggiare per la redazione di Corriolo in San Filippo del Mela, dal Maestro Mario Di Paola, ove avveniva la consegna dell’articolo e del suo relativo materiale, che tutto sarebbe così brevemente mutato?

Ho voluto farvi partecipe di questa mia “historia”, per palesarvi quanti sacrifici e disagi dobbiamo affrontare noi che amiamo l’informazione in ogni sua forma e non vi nascondo la mia amarezza nell’aver appreso della spiacevole denuncia che il Presidente della Commissione Regionale Antimafia, Claudio Fava, ha posto in essere nella Procura di Ragusa nei confronti del giovane e brillante giornalista Gaetano Pecoraro che, con dovizia ed entusiasmo, si delicata alla particolare informazione promossa sovente dalle Iene di Italia Uno.

Seguo il palermitano Gaetano Pecoraro – laureato in Storia Contemporanea, il quale ha consumato le sue scarpe per le strade di Partinico e Corleone con Pino Maniaci, nella piccola emittente televisiva antimafia “Telejato”, occupandosi di criminalità organizzata -, con stima da diverso tempo e apprendere una notizia del genere, fatta da un politico e giornalista della portata di Claudio Fava, mi fa gelare il sangue.

In quanto son certo che il Presidente Fava comprenda bene che uno dei pilastri della nostra società democratica è l’esistenza di una stampa indipendente e pluralista.

Non dimentichiamoci dell’intervento autorevole del Capo dello Stato Mattarella e di Papa Francesco, i quali hanno sempre evidenziato l’assoluta importanza di un giornalismo libero, al servizio del vero, del bene, del giusto.

Un giornalismo che aiuti a costruire la cultura dell’incontro e mai dello scontro!

Non c’è democrazia senza la libertà di stampa! La Sicilia tutta deve moltissimo al giornalista Giuseppe Fava, padre dello stimato Presidente Claudio e fondatore de “I Siciliani, assassinato dalla mafia il 5 gennaio 1984 a Catania. Claudio fino al 1986 ha continuato l’opera del padre raccogliendo la direzione de “I Siciliani”, poi ha successivamente collaborato con il Corriere della Sera, Il Mattino, L’espresso, l’Europeo, Avvenimenti e la Rai, in Italia e dall’estero.

Son certo che, un giornalista e intellettuale del calibro del nostro carismatico Presidente Fava, saprà riflettere e dare la giusta interpretazione dei fatti accaduti a Vittoria ed evidenziare con ironia che il giornalismo delle Iene è sempre più interprete autentico della propria denominazione e così farsene una ragione!

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Ovviamente, prescindendo da questo spiacevole episodio, non possiamo, non vogliamo e non dobbiamo non mettere in luce l’impegno che le Iene sovente manifestano nel rendere più libera la terra di Sicilia e nello specifico; se oggi abbiamo appreso di costumi e modi sbagliati di gestire la giustizia e i beni sequestrati a presunti mafiosi, dobbiamo dire grazie alle Iene e non sicuramente a nessun sistema politico, che, invece, avrebbe dovuto correggere le modalità e l’habitus invincibilmente erroneo con il quale l’ex presidente delle sezioni Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, Silvana Saguto e gli altri 14 autorevoli personaggi, erano soliti amministrare ciò che era divenuto col sequestro “Res Pubblica”!

In conclusione, a prescindere dai reati che sono imputati alle persone di cui sopra, questa vicenda è importante perché pone dei grossi interrogativi sulla morale e sull’etica che chi ricopre ruoli istituzionali di grande importanza, come quello di amministrare la giustizia di beni sequestrati preventivamente a persone accusate di reati di mafia, dovrebbe seguire.

Salvatore Bucolo

14 Febbraio 2020

Autore:

redazione


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