INVALIDI CIVILI TOTALI – Per la Corte Costituzionale: Assegno mensile inadeguato
Attualita, Fotonotizie, In evidenza, News

INVALIDI CIVILI TOTALI – Per la Corte Costituzionale: Assegno mensile inadeguato

“Assegno mensile di soli 285,66 euro manifestamente inadeguato”. La pronuncia della Corte non avrà effetto retroattivo e dovrà applicarsi soltanto per il futuro.

Si è appena espressa la Corte Costituzionale, le pensioni di invalidità civile devono essere aumentate.

Era stata la Corte d’Appello di Torino, sezione lavoro, a sollevare dinanzi ai giudici costituzionali due questioni inerenti le pensioni d’invalidità, due diversi aspetti che ledono principi costituzionali.

Nello specifico, è stata evidenziata la disuguaglianza registrata nel passaggio dalla lira all’euro, tra il costo della vita e gli assegni di invalidità civile che, secondo i togati torinesi, è tale da risultare anticostituzionale.

Inoltre, i giudici torinesi ritengono ingiusta la considerevole differenza d’importo tra la pensione di invalidità (286,81) e l’assegno sociale (459,83), ossia, la prestazione corrisposta ai cittadini di età superiore ai 66 anni in possesso di determinati requisiti reddituali.

Da ciò l’interpellanza inoltrata alla Suprema Corte, affinché, con la pronuncia, si disponga che il Governo italiano provveda all’aumento dell’assegno pensionistico.

Lunedì i togati della Consulta hanno iniziato la valutazione di merito, oggi la nota: INVALIDI CIVILI TOTALI: LA LEGGE NON ASSICURA “I MEZZI NECESSARI PER VIVERE”

285,66 euro mensili, previsti dalla legge per le persone totalmente inabili al lavoro per effetto di gravi disabilità, non sono sufficienti a soddisfare i bisogni primari della vita. È perciò violato il diritto al mantenimento che la Costituzione (articolo 38) garantisce agli inabili.

Lo ha stabilito la Corte costituzionale nella camera di consiglio svoltasi ieri, 23 giugno 2020, esaminando una questione di legittimità costituzionale sollevata dalla Corte d’appello di Torino.

In attesa del deposito della sentenza, previsto nelle prossime settimane, l’Ufficio stampa della Corte fa sapere quanto segue.

Il caso che ha dato origine alla presente decisione riguarda una persona affetta da tetraplegia spastica neonatale, incapace di svolgere i più elementari atti quotidiani della vita e di comunicare con l’esterno.

La Corte ha ritenuto che un assegno mensile di soli 285,66 euro sia manifestamente inadeguato a garantire a persone totalmente inabili al lavoro i “mezzi necessari per vivere” e perciò violi il diritto riconosciuto dall’articolo 38 della Costituzione, secondo cui “ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto di mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale”.

È stato quindi affermato che il cosiddetto “incremento al milione” (pari a 516,46 euro) da tempo riconosciuto, per vari trattamenti pensionistici, dall’articolo 38 della legge n. 448 del 2011, debba essere assicurato agli invalidi civili totali, di cui parla l’articolo 12, primo comma, della legge 118 del 1971,senzaattendere il raggiungimento del sessantesimo anno di età, attualmente previsto dalla legge. Conseguentemente, questo incremento dovrà d’ora in poi essere erogato a tutti gli invalidi civili totali che abbiano compiuto i 18 anni e che non godano, in particolare, di redditi su base annua pari o superiori a 6.713,98 euro.

La Corte ha stabilito che la propria pronuncia non avrà effetto retroattivo e dovrà applicarsi soltanto per il futuro, a partire dal giorno successivo alla pubblicazione della sentenza sulla Gazzetta Ufficiale.

Resta ferma la possibilità per il legislatore di rimodulare la disciplina delle misure assistenziali vigenti, purché idonee a garantire agli invalidi civili totali l’effettività dei diritti loro riconosciuti dalla Costituzione.

24 Giugno 2020

Autore:

redazione


Ti preghiamo di disattivare AdBlock o aggiungere il sito in whitelist