Quel giorno in cui l’Irlanda sarà nuovamente unita e libera dall’ingerenza britannica. Il ricordo a quarant’anni dal suo sacrificio. Il “mandante” politico, la signora Margaret Thatcher. Oggia Belfast una veglia carica di tensione.
Tiocfaidh ár lá
Bobby Sands (Roibeard Gearóid Ó Seachnasaigh) era nato a Belfast il 9 marzo 1954 e si lasciò morire durante la detenzione nel carcere di Long Kesh dopo 66 giorni di sciopero della fame e dopo esser stato eletto anche nel Parlamento inglese. La sua unica colpa era, al pari dei tantissimi “ragazzi di Belfast” di essere un irlandese cattolico con il desiderio di libertà per il suo popolo contro gli occupanti inglesi.
Bobby Sands fu deposto nella bara e tra le mani gli fu posta la pesante, bellissima, grande come una mano, croce d’oro che gli volle far arrivare Papa Giovanni Paolo II che, pochi mesi prima, settembre 1979, aveva reso omaggio alla terra d’Irlanda con una visita, in cui pronunciò frasi in gaelico rivolgendosi direttamente ai soldati repubblicani e agli uomini della violenza, implorandoli di porre fine alla guerra.
Lo stesso pontefice che inviò, durante lo sciopero della fame, Padre John Magee, suo segretario privato, per tentare di convincere Bobby Sands a porre fine al digiuno.
Al funerale di Bobby Sands oltre 100.000 persone si schierarono lungo il percorso dalla sua abitazione a Twinbrook, West Belfast, fino al cimitero cattolico di Milltown.
Dal suo diario dal carcere:
Se non riescono a distruggere il desiderio di libertà non possono stroncarti. Non mi stroncheranno perché il desiderio di libertà e la libertà del popolo irlandese sono nel mio cuore. Verrà il giorno in cui tutto il popolo irlandese avrà il desiderio di libertà. Sarà allora che vedremo sorgere la luna. (p. 115)
Sarò un peccatore, ma sono felice di sapere – e morirò sapendolo – che non dovrò rispondere di ciò che questa gente ha fatto alla nostra antica nazione. (p. 99)
Credo di essere soltanto uno dei molti sventurati irlandesi usciti da una generazione insorta per un insopprimibile desiderio di libertà. Sto morendo non soltanto per porre fine alla barbarie dei Blocchi H o per ottenere il giusto riconoscimento di prigioniero politico, ma soprattutto perché ogni nostra perdita, qui, è una perdita per la Repubblica e per tutti gli oppressi che sono profondamente fiero di chiamare la “generazione insorta”. (p. 93)
Io ho tanta speranza, davvero. Bisogna sempre sperare e non perdersi mai d’animo. E la mia speranza sta nella vittoria finale della mia povera gente. Ci può essere una speranza più grande di questa? (p. 97-98).
La ferita sembrava rimarginata dagli accordi di pace del 1998, che avevano fatto scomparire il confine fra le due Irlande, dando l’illusione che il problema non esistesse più, o potesse essere rinviato a una data lontanissima, grazie al fatto che l’Irlanda repubblicana e il Regno Unito con l’Irlanda del nord britannica facevano entrambe parte dell’Unione Europea. Ma è stata riaperta dalla Brexit, che per non ricreare una frontiera tra le due Irlande ne ha costruita una commerciale fra Irlanda del Nord e Gran Bretagna, facendo risorgere le violenze nell’isola.
A rammentare che il passato, in Irlanda, non è mai veramente passato, ha contribuito la sentenza arrivata ieri da un tribunale britannico che assolve due ex-parà britannici dall’omicidio di un militante dell’Ira. Ma è al futuro che ora guardano gli indipendentisti nord-irlandesi, un futuro non più tanto distante: crescono demograficamente, ormai sono più numerosi dei protestanti unionisti e i sondaggi predicono un referendum per la riunificazione dell’isola entro dieci anni.
La Brexit ha fatto un favore postumo ai seguaci di Bobby Sands. “La nostra vendetta saranno le risate dei bambini”, afferma una delle poesie da lui scritte in carcere prima di morire. Ma c’è il timore di altre lacrime e altro sangue prima che il suo sogno possa realizzarsi. Come sottolinea il clima di crescente tensione in cui avviene la commemorazione di oggi.
(da Repubblica)
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