Ieri su Tg 3… l’analisi, la denuncia, la richiesta di attenzioni
2009 – 2021, sono trascorsi solo 12 anni da quel 1 ottobre quando un movimento franoso investì i centri abitati di Scaletta Zanclea e di Giampilieri, provocando 37 vittime e danni ingenti. Un evento allora evitabile, che mise in risalto tutte le criticità di una pianificazione mal fatta o del tutto assente, una sfida dell’uomo contro le forze della natura ancora una volta fatale.
Ottimi gli interventi del Presidente Violo e del VicePresidente Filippo Cappotto durante la trasmissione di approfondimento sul rischio idrogeologico in Italia.
Dopo importanti interventi di consolidamento delle aree allora devastate dalla frana la storia si ripete, fortunatamente senza provocare vittime ma rilanciando il tema del rischio e pericolosità residui e della necessità di una pianificazione più attenta ed efficace. Negli ultimi anni lo Stato ha investito ingenti risorse economiche per fronteggiare le oltre 700.000 frane ed un numero imprecisato di aree a possibile predisposizione al dissesto oggi non censite, finanziando sia interventi che progettazioni atte a sistemare le aree maggiormente esposte al dissesto idrogeologico, ma resta il problema di una carenza culturale in materia di prevenzione non strutturale.
Sull’argomento interviene Filippo Cappotto
Sull’argomento interviene Filippo Cappotto, vicepresidente del Consiglio Nazionale dei Geologi che dopo un sopralluogo sulle aree interessate dal fenomeno non può non manifestare il suo disappunto: “troppo spesso la difesa del suolo è affidata al cemento, che in alcuni casi può risultare anche peggiorativa rispetto alle condizioni iniziali – sottolinea il vicepresidente – ma in questo caso sebbene gli interventi abbiano funzionato, poca attenzione è stata rivolta all’ambito territoriale significativo, che non è mai stato considerato come aree ad elevata pericolosità o rischio nelle zone abitate”.
Manca un piano nazionale idrogeologico che tenga conto degli effetti del mutamento climatico.
Si ripresenta quindi ancora una volta e con forza l’esigenza di un presidio geologico territoriale, finalizzato esclusivamente alla messa in opera di interventi non strutturali quali valutazione dei rischi residui e quindi pianificazione oculata, non meno importante degli interventi diretti di sistemazione.
“È impensabile – prosegue Cappotto – come, sebbene la criticità dei luoghi fosse nota, poco sia stato fatto in termini di pianificazione”, precisando che “nel 2014 furono redatte delle schede di valutazione del rischio inserite in un Webgis dove si segnalava un rischio elevato per il sito specifico”. Gli eventi del 13 novembre scorso hanno trovato, tra l’altro, un versante maggiormente predisposto all’instabilità per gli effetti dell’incendio di due anni fa, che introduce un ulteriore elemento sfavorevole alla stabilità delle aree. “Siamo ancora troppo distanti dalla progettazione geologica, poco attenzionata dagli Enti, fatta di interventi di rinaturalizzazione delle aree e della regimentazione delle acque superficiali senza canalizzazione cementificata – continua Cappotto
– nel pieno rispetto di quelle che sono le dinamiche geomorfologiche dei versanti”.
È giunto il momento che finalmente si capisca come in molti casi la cementificazione sia nemica dell’uomo e che finalmente si inizi ad affidare a tecnici qualificati e specifici la progettazione di interventi che più consoni ai i processi naturali, an che in conside razione di eventi metereologici che stanno diventando sempre più estremi”.
Conclude il geologo messinese.
da vedere
Le piogge cadute negli ultimi tre mesi dimostrano le conseguenze devastanti dei mutamenti climatici sul nostro territorio. Alluvioni, frane, consumo del suolo, mettono a rischio intere aree e compromettono la sicurezza delle comunità. Fenomeni gravi come l’erosione costiera, che procede lenta ma inesorabile: ce ne accorgiamo solo in occasione delle grandi mareggiate, o perché tornando nei luoghi di vacanza non ritroviamo la “nostra” spiaggia.
A Fuori Tg, le carenze croniche denunciate dal Consiglio Nazionale dei Geologi: manca un piano nazionale idrogeologico che tenga conto degli effetti del mutamento climatico.
Fuori Tg è lo spazio quotidiano di approfondimento del Tg3 a cura di Mariella Venditti e condotto da Maria Rosaria De Medici, in onda dal lunedì al venerdì in diretta dalle 12.25 alle 12.45 su Rai 3.