La nota dell’associazione Pink Project, il Centro Antiviolenza che si era costituito Parte Civile
Confermata condanna a 10 anni
Il loro “punto di vista” – che poi è la Mission dell’associazione – per dare forza e speranza a quelle donne che non hanno ancora ottenuto giustizia e per quelle che ancora non hanno messo la parola fine alla propria storia di violenza.
Ieri, a seguito di udienza pubblica, la Corte di Cassazione, Sez. III, ha rigettato il ricorso proposto dalla difesa dell’imputato che conteneva alcuni motivi dal carattere certamente suggestivo. La vicenda, anche per la brutalità e le modalità di consumazione del reato, rappresenta un importante precedente per i centri antiviolenza e, in particolare, per il centro Pink Project di Capo D’Orlando, che da anni sostiene le vittime di violenza di genere ed ha affiancato e sostenuto la persona offesa fino al grado di legittimità.
Le molteplici questioni tecnico-giuridiche affrontate dalla difesa sono state tutte respinte dalla Corte che ha sancito definitivamente la correttezza dell’operato del Tribunale di Patti, prima del G.I.P., e poi del Collegio, la cui sentenza è stata riconosciuta esente da vizi, sia logici che giuridici.
L’Avv. Cristina Manfredi Gigliotti per il Centro Pink Project “È stato un processo impegnativo, sia per la vicenda umana che sotto il profilo processuale. All’esito, possiamo ritenerci soddisfatte in quanto è stato definitivamente acclarato l’ossequioso rispetto delle forme e della sostanza processuale ed è stata resa una sentenza che è conforme a giustizia”.
La Presidente Maria Grazia Giorgianni “Siamo state parte attiva a fianco della giovane vittima fin da quando è riuscita a raccontare quanto subito alla Polizia di Capo d’Orlando ed abbiamo partecipato come parte civile a tutti i gradi di giudizio per rappresentare l’interesse e il diritto di tutte le bambine, di tutte le ragazze e di tutte le donne a vivere libere dalla violenza. La violenza, in tutte le sue forme, non è un fatto privato, ma è reato non solo a danno di chi la subisce direttamente, ma di tutta la società. Per questo ogni giorno siamo a servizio del territorio per le donne, per accogliere le loro storie e sostenere i difficili e dolorosi percorsi di fuoriuscita dalla violenza”.
Il fatto
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Nel febbraio del 2019 le docenti di un istituto di Capo d’Orlando denunciarono al Commissariato di Capo d’Orlando, che una studentessa affetta da disabilità cognitiva– all’epoca dei fatti appena 16enne – da qualche giorno invece di arrivare a scuola in autobus con i compagni veniva accompagnata da un uomo con la sua auto.
L’accompagnatore, allora 59enne, lavorava come assistente scolastico in una scuola elementare di Capo d’Orlando ed era legato da relazioni di amicizia alla famiglia della ragazzina.
Gli agenti del commissariato dopo accertamenti ed indagini lo arrestarono e questo venne condannato in primo grado alla pena di 10 anni di reclusione, poi confermata dalla Corte di Appello di Messina. Ora la Corte di Cassazione, confermando in toto la sentenza d’appello e rigettando il ricorso presentato dall’avvocato in difesa dell’uomo mette fine alla vicenda giudiziaria.
“Prendiamo atto con sommo rammarico di quanto deciso dalla Corte con riferimento a profili di nullità, che ritenevamo gravi – ha commentato il legale della difesa –, e attendiamo le motivazioni della sentenza, anche al fine di valutare eventuali profili di revisionabilità della stessa”