Intervista di Giulia Quaranta Provenzano
Oggi la blogger Giulia Quaranta Provenzano ci propone un focus sul progetto di Elia Fiori, il quale ha creato un brand di borse davvero uniche e curate in ogni loro dettaglio…
Buongiorno e piacere! Vorrei domandarti subito con quale intenzione/progettualità e da quale motore interiore ha avuto origine la tua attuale realtà professionale che si è concretizzata, il 26 ottobre 2020, con la nascita ufficiale di Fiori d’incenso [clicca qui https://www.fioridincenso.com/ per accedere al sito Internet]. “Ciao Giulia, ti ringrazio tantissimo per questa opportunità e per l’attenzione rivolta nei confronti del mio lavoro. Io ho sempre nutrito un particolare interesse per il mondo dell’arte e dell’artigianato.La moda, soprattutto quella di tempi ed epoche passate, mi ha appunto sempre affascinato e lo stesso vale per le cose “fatte a mano”. La progettualità e il motore con cui ho avviato la mia attività sono stati dettati dall’istinto di seguire la passione e la voglia di dare vita a qualcosa di unico, che nascesse da dentro di me e che potesse arrivare a qualcun’altro in grado di custodire la mia stessa necessità di sentirsi rappresentato da ciò che indossa… accessorio o capo di abbigliamento che sia. La mia intenzione, quindi, è stata fin da subito quella di realizzare qualcosa che non “colpisse” la massa e che non seguisse una “tendenza”, ma che arrivi al cuore di una singola e unica persona. Da tutto ciò, da tali sentimenti, ha avuto origine – il 26 ottobre 2017 – FIORI D’INCENSO”.
Hai affermato che ricordi perfettamente i dubbi, le preoccupazioni e le emozioni del 26 ottobre… Ebbene, hai voglia di condividerli con noi? “La paura e l’ansia che provai riguardavano le incertezze e il senso di responsabilità nelle quali avevo scelto di imbattermi. Aprire la partita Iva a ventiquattro anni comporta una serie di obblighi che non combaciano piacevolmente con la spensieratezza di chi, fino a pochi giorni prima, svolgeva un lavoro con contratto a tempo indeterminato. Un grande timore fu anche quello di non riuscire a dare vita a qualcosa che nascesse dalla mia testa e che prendesse forma attraverso le mie mani… e che infine, il da me creato, non riuscisse comunque a farsi capire dalle persone. Nella grande battaglia tra i pro e i contro, però, vinse il desiderio di sentirmi partecipe del mio tempo e unico autore dei miei traguardi e delle eventuali mie sconfitte. Fu questa l’immaginata emozione più bella: quella derivante dalla libertà di fallire o vincere ogni giorno, facendo affidamento sulle mie potenzialità e i conti con i miei difetti”.
Che lavoro svolgevi prima di dedicarti totalmente alle tue creazioni e, dacché hai dichiarato che è difficile pensare che lasciare un impiego sicuro per un’idea astratta potesse essere una buona idea, ti chiedo cosa ti ha avvicinato e portato a fare amicizia con le forbici e a imparare a ricamare – coltivando la pazienza. “Prima di iniziare il mio percorso autonomamente, quale artigiano e imprenditore di me stesso, lavoravo per uno stilista della mia zona. Grazie a tale esperienza, toccai con mano tutti i passaggi che portano dallo studio alla realizzazione e alla produzione di un capo di abbigliamento. Il merito o la colpa di avermi avvicinato all’ago e al filo vanno sicuramente, però, a mia Nonna “Anna” (Giovanna). Grazie alla sua testardaggine nel non volermi stringerei quei jeans “tutti strappati”, mi ha portato a doverci pensare da solo… sbagliando, scucendo e riprovando. Devo, dunque, a lei l’occasione di “averci provato”. Per scherzo e per necessità, mi trovai davanti a una macchina da cucire e da quel giorno mi ritrovo, quotidianamente, ancora oggi a scoprire e a imparare a conoscere tutti gli strumenti e le tecniche di questo bellissimo mondo. Di queste, una tra quelle che maggiormente amo, è la tecnica del ricamo… ricamo nel quale i fili colorati mi permettono di disegnare qualsiasi forma in un processo lento, educativo e rilassante”.
Se dovessi assegnare un colore e una canzone a rappresentarti emblematicamente, quale sarebbe e perché? “Personalmente ho un rapporto molto particolare con i colori e con la musica, non ho un genere e non ho una tonalità preferita o che maggiormente mi rappresenti. Sono solito associare un colore e una canzone a ogni giorno, situazione, persona, umore”.
Cosa rappresenta per te l’Arte, la Bellezza e quale ritieni esserne il potere nonché principale pregio e valore? “L’Arte in ogni sua forma e soprattutto la Bellezza rappresentano, per me, il veicolo in grado trasmettere maggiormente emozioni e messaggi. Riconoscendo loro questo particolare merito, trovo nella “ricerca del bello” il motore trainante e stimolante del mio lavoro”.
Quale ruolo ti sembra che giochi e quale dovrebbe avere l’immagine visiva, l’estetica, nella società e nel veicolare significati nei più differenti campi della vita dunque non solamente nel mondo dell’Arte (ad esempio nei videoclip musicali), della Moda e dello Spettacolo? E, in un’ideale scala da 0 a 10, quant’è e quanto ti piacerebbe fosse importante l’aspetto esteriore ma soprattutto com’è possibile capire e riuscire a far emergere la personalità del singolo attraverso un’esteriorità che sia fedele “bigliettino da visita” di ciò che si è interiormente? “Ritengo molto soggettiva l’importanza che ogni persona sceglie di dare alla “copertina” del proprio libro. Personalmente però considero l’estetica di ogni individuo come parte integrante della sua persona, nonché specchio della personalità. Attraverso ciò che indossiamo riusciamo a comunicare chi siamo e la nostra storia. È – codesto da te suggerito – un discorso molto interessante e difficile da sintetizzare in poche righe… tocca vari aspetti dalla psicologia degli individui, della società e non soltanto di questi. Lo scopo finale dell’immagine, nel mio caso, non è certo quello di preoccuparmi del messaggio ultimo che arriverà agli altri esseri umani quanto la ricerca di un equilibrio con l’interiore – equilibrio in cui saranno trasferite e condensate le mie “linee, forme e colori” intimi pure tramite e nella parte esterna di me, il tutto trasformandosi così in un bigliettino da visita in armonia con la mia interiorità. In fondo, è una bellissima occasione quella di poter scegliere di essere se stessi sia dentro, che fuori, mentre la società cerca di dirci sempre di più come dovremmo mostrarci”.
Senza tuttavia voler generalizzare, secondo te, quanto “pesa” o no per larga parte della gente il timore del giudizio altrui, la geografia e la temporalità in cui si vive, la posizione lavorativa e famigliare che si ricopre nello scegliere come apparire e come invece non mostrarsi reprimendo così il piacere dell’assecondare il gusto personale e se stessi? “Il peso che oggi si dà al giudizio altrui è determinante. Sempre di più le scelte che facciamo in termini di estetica vengono dettate da altri e questo rappresenta lo specchio di una società che fonda le sue radici sul consumismo, sottraendo così coraggio e corpo all’interiorità di ogni individuo. I vari aspetti della realtà quotidiana di ogni persona la influenzano e la determinano in ogni sua forma. Si è costantemente, maggiormente, omologati e rinchiusi in luoghi comuni dai quali è possibile fuggire solamente lavorando su una solida personalità, forgiando cioè se stessi. Ritengo l’originalità la più bella fra le qualità estetiche… essa è raggiungibile unicamente attraverso una profonda introspezione”.
Ritieni che debba esserci una sorta di galateo del buongusto e, in caso affermativo, cos’è il buongusto tenendo comunque presente il rispetto delle differenti soggettività e preferenze di ciascuno di noi? “Penso che, sicuramente, sia esistito in passato un manuale non scritto del “buongusto”, un “Galateo”, fatto di morbide regole da rispettare… e tuttavia, oggi, il suo valore è relativo in quanto il vero codice da seguire credo che sia solo quello personale. Buongusto o no, ritengo che l’armonia – se sincera e non costruita – trasmetta sempre bellezza”.
Qual è la peculiarità a denominatore comune delle tue borse e quale quella che ti distingue grazie alle quali, supponi, hai guadagnato la fiducia e la stima di molte persone? “Il filo conduttore di ogni mia creazione è l’origine. Ogni borsa o capo che creo prende forma da un’emozione, la quale può scaturire da qualsiasi cosa vi sia intorno a me. Ho realizzato borse in kilim acquistati nei suq di Fes, in Marocco e in seta damascata degli Anni ’60, ma altresì mescolando pelle con ricami fatti a mano in ore e ore di lavoro. Apparentemente non vi è alcun legame fra loro, eppure ognuna di esse racconta una storia, un ricordo e ha un messaggio impresso. Il punto di partenza è sempre lo stesso, mentre ciò che le contraddistingue e io considero quale punto di forza è l’originalità e la diversità di quello che narrano. Ognuna di esse è destinata a un’unica persona, allo scopo di rappresentare la sua unicità e originalità”.
Professionalità di cosa hai idea che sia sinonimo e, in quest’ottica, quando osservi uno stilista, un artigiano e una modella cosa ti impressiona positivamente e cosa ti entusiasma maggiormente? “La professionalità ho idea che sia semplicemente lo stimolo a migliorare ogni giorno, almeno l’1%, in ciò che si fa e questo in ogni aspetto dell’operato. È, la tale, una bellissima sfida con se stessi tant’è che mi fornisce l’energia con la quale affrontare ogni mattina”.
Vi è qualcosa a cui ti ispiri e qualcuno con il quale vorresti collaborare e, in caso affermativo, per quale sua peculiarità? “Non sento di avere una fonte di ispirazione in particolare e penso che la “collaborazione” (ad oggi molto in voga fra i brand di moda) sia concreta e reale solo quando unisce due mondi separati, diversamente è – a mio parere – mancanza di contenuti o indice di mire commerciali che attualmente non mi interessano e che non mi attirano nemmeno”.
Quali sono i materiali, le forme e i colori che forse prediligi nel realizzare quelle che a mio dire sono opere d’arte e per quale motivo? “Non sono ancora riuscito a identificare quali materiali e quali colori possano rientrare fra i miei “prediletti”, fondamentalmente ad oggi potrei realizzare una borsa davvero con qualsiasi materiale e in qualsiasi colore… basta che siano loro a <<chiamarmi>>”.
I ricordi, la sperimentazione e l’osare, il pianificare e l’organizzare quanto sono fondamentali e in che misura timonano o no il tuo estro professionale? E ancora, di solito, nella tua professione ti sembra di seguire maggiormente l’istinto oppure la ragione? “La voglia di scoprire, imparare, osare e sperimentare sono aspetti che fanno parte della mia natura più profonda e istintiva. Per quanto riguarda la programmazione e l’organizzazione invece riguardano il mio lato razionale, sul quale faccio leva quotidianamente per sentirmi più “sicuro”. Inutile dire che sono tutti punti fondamentali nel mio lavoro e anche solamente la carenza di uno di essi determinerebbe il rallentamento di tutta la fase creativa e di evoluzione”.
Qual è il tuo punto di vista sui social [clicca qui https://instagram.com/fioridincenso?igshid=YmMyMTA2M2Y= per accedere al profilo Instagram] e con quale finalità ti ci approcci e li utilizzi? “Penso che i social rappresentino uno strumento molto utile per chi, come me, ha scelto di intraprendere e avviare una propria attività partendo da zero. Grazie a essi è oggi possibile mostrare e proporre le proprie creazioni a un pubblico sempre più vasto e selezionato. Detto questo, mi sento “tecnologicamente” antico e credo che sia molto più vicino a me l’idea della bottega di una volta dove si veniva di persona anche solo per fare due chiacchiere. Il mio approccio ai social è, di conseguenza, lento e rispettoso della mia non-ansia di pubblicare in continuazione… ovvero non posto sul mio profilo tutto ciò che creo”.
Infine, prima di salutarci, vuoi anticiparci quali sono i tuoi prossimi progetti? “I miei progetti riguardano l’ampliare il mio campo creativo al mondo dell’abbigliamento e realizzare un laboratorio/bottega/showroom aperto al pubblico. Conto e spero di riuscire a trovare il luogo giusto dove poter piantare le “radici”. Non ho nessuna anteprima da svelare, ma posso dire con certezza che ogni mia creazione sarà migliore del 1% rispetto a quella realizzata il dì precedente”.