LUCA GENTILFORTI – “Riuscire a trovare un posto nel mondo del gaming è uno dei miei obiettivi principali”
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LUCA GENTILFORTI – “Riuscire a trovare un posto nel mondo del gaming è uno dei miei obiettivi principali”

Intervista di Giulia Quaranta Provenzano

Oggi la blogger Giulia Quaranta Provenzano ci propone l’intervista al producer Luca Gentilforti – che è anche compositore di musiche per films, video games e serie tv…

Ciao Luca e piacere di ritrovarti! Nella nostra precedente chiacchierata hai spiegato che ti sei avvicinato alla musica una volta quindicenne, ascoltando gli AC/DC e i Beatles… Grazie a chi e a quale occasione, in quale circostanza, è sorto il tuo interesse per essa – che è sfociato nello studio della composizione e, poi, della musica applicata [clicca qui https://www.lucagentilforti.com/ per accedere al sito Internet]? “Ciao Giulia, il piacere è mio! Ho avuto la fortuna, durante gli anni della scuola secondaria di secondo grado, di capitare in una classe piena di musicisti che mi hanno consigliato vari artisti da ascoltare e che mi hanno “spinto” a imparare a suonare uno strumento. Ho iniziato allora a prendere lezioni di chitarra e, poi, il mio percorso è andato in direzione della composizione”.  

Citandoti, hai sempre desiderato di svolgere un lavoro che ti permettesse di sentirti libero e che ti regalasse soddisfazione nello scoprire cose e nel raggiungere obiettivi. Ebbene, per te, quali sono i connotati della libertà appunto ed è fattibile senza scadere nell’egoismo? “Io credo che la libertà la si riesca a ottenere quando puoi svegliarti la mattina e non sentire il peso della giornata che andrai a vivere, sia che tu debba lavorare per te stesso o metterti a disposizioni degli altri”.

Cosa dei lavori di Hans Zimmer, di John Williams, di Joe Hisaishi e del Maestro Ennio Morricone ammiri in maniera particolare e cosa del loro fare musica ti entusiasmò al punto da decidere di iscriverti al Saint Louis College of Music per seguirne la cosiddetta scia? “Penso che scegliere dei brani sia riduttivo per parlare di ciò che tali Maestri mi hanno dato. Senza scendere in tecnicismi, posso dire di ammirare la loro capacità di dare vita a brani necessari per le opere che hanno musicato e il loro saper trovare sempre la chiave di volta per risolvere le situazioni lavorative che hanno avuto davanti”.

So che, ultimamente, trovi affascinante la semplicità di molti personaggi e il loro riuscire ad avere una vita tranquilla ossia in cui vige un certo equilibrio tra la sfera privata e gli impegni professionali: ci fai qualche nome ad esempio di ciò? “Mi vengono in mente i giovani attori di alcune serie che stanno uscendo adesso, quali quelli di <<Skam Italia>>. Se si dà un’occhiata ai social dei vari interpreti, si noterà senz’altro la loro vita normale al di fuori degli impegni sul set. Riuscire a separare i due momenti, quello quotidiano e  quello lavorativo, potrebbe essere un buon proposito per organizzare al meglio la vita”.

Nel 2021 ti sei occupato della realizzazione delle musiche per il corto animato “Kkeut”, dell’animatrice Giada Cristina Buccheri. Di tale soundtrack, che è disponibile su tutte le piattaforme digitali dal 9 dicembre dello scorso anno, cosa puoi raccontarci e cosa hai piacere che non passi inascoltato e anzi fosse evidente di questo lavoro? “<<Kkeut>> è iniziato come un progetto scolastico e poi è stato portato nel mondo reale, perché sia io che Giada ci siamo legati molto a ciò che era stato realizzato. Giada mi aveva avvertito subito quanto la storia raccontata fosse speciale per lei e io stesso sono rimasto contagiato dal suo entusiasmo. Per la soundtrack, ho cercato di ricreare una sonorità molto simile a quelle dei film dello Studio Ghibli e di Joe Hisaishi in generale –  mantenendo, comunque, la modernità che le immagini richiedevano (…)”.

Tu hai creato le musiche e gli effetti sonori di “Spirates”, un videogioco pubblicato dalla Vigamus Academy. Come mai hai deciso di lavorare a ciò? “Anche <<Spirates>>, come <<Kkeut>>, è nato quale progetto scolastico all’interno del Saint Louis College of Music. Quando la Direzione ha proposto a noi studenti di lavorare alla realizzazione di un video game, ho subito accettato. Ho avuto il mio primo Game Boy a sette anni d’età e non ho smesso di essere un giocatore nemmeno oggi… nonostante la vita da adulto richieda non poco impegno. Riuscire a trovare un posto nel mondo del gaming è uno dei miei obiettivi principali”.      

Sei dell’avviso che l’atto del creare sia contrapposto alla realtà, in quanto – se questa bastasse – non si farebbe arte e si vivrebbe invece tutti come gli animali ai quali basta quello che hanno? La potenzialità del creare diviene, dunque, atto quando si ritiene e si sente che proprio l’arte è qualcosa di meglio dell’esistenza nuda e cruda? “Ho iniziato a pensare a ciò dopo averlo sentito in un’intervista di Caparezza… mi sento molto in sintonia con questo ragionamento. Io credo che tutte le forme d’arte nascano come risposta a un “male di vivere” percepito dall’artista e, poi, sfogato nelle proprie opere o attraverso le proprie opere! Sono del parere che creare un’opera d’arte sia un gesto di generosità verso il mondo, così da offrire qualcosa di meglio rispetto a quello che esiste già… insomma, un’alternativa in cui scappare o rifugiarsi”.

Un tema caro a molti artisti è l’amore, pertanto ti chiedo cos’è per te. Supponi che esso si origini e venga alimentato da quale “quid”? “Ho sempre differenziato l’amore dall’innamoramento. Ho idea che il secondo si scateni, mentre il primo venga costruito scegliendo un/una compagno/a per tutta la vita o per una fase di questa. Nella maggior parte dei casi, è l’innamoramento che spinge gli artisti a creare oppure è la perdita o la passione. Credo che l’amore, almeno per come lo vedo io, tenda a stabilizzare quel bisogno creativo di cui parlavamo prima – in quanto, proprio l’amore, mette davanti una realtà accettabile”.

Tu hai fede nell’esistenza di un qualcosa/qualcuno di “altro” dall’essere umano e come la Musica, chissà, si rapporta all’invisibile e all’ulteriore altresì in accezione laica? “(Fin) da bambino ho avuto un’educazione cattolica quindi, per buona parte della mia vita, ho creduto all’esistenza di Dio. Crescendo, però, ho iniziato a mettere in dubbio molte cose e alla fine la mia “fede” si è un po’ spenta… tuttavia mi piacerebbe che ci fosse qualcosa che permettesse al nostro viaggio terreno di proseguire, anche se in una forma diversa”.

Infine, prima di salutarci, ti chiedo quali supponi sia la tua peculiarità quale creativo. “Nei lavori che porto a termine, credo di essere finalmente riuscito a sviluppare un mio linguaggio compositivo. In questi anni di studio, ho puntato tanto a racchiudere le cose che ho appreso in un modo unico di comporre e produrre – e spero di esserci riuscito almeno un po’. Grazie ai miei insegnanti, ho capito come adattarmi alle varie richieste che mi vengono fatte, ai lavori che mi vengono commissionati e come svolgerli al meglio senza perdere la mia identità creativa”.

25 Ottobre 2022

Autore:

redazione


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