La realizzazione dello svincolo autostradale sul torrente Zappardino, al servizio dei comuni di Gioiosa Marea e Piraino è un argomento che assurge ciclicamente all’attenzione dell’opinione pubblica ogniqualvolta la S.S. 113 rimane chiusa al traffico a causa delle ripetute frane dalle quali, purtroppo, è stata periodicamente interessata.
Nel frangente tutti ne invochiamo la realizzazione, si formano comitati spontanei, gruppi di pressione, ognuno dice la sua.
Un approccio però emotivo che passata l’emergenza comporta inevitabilmente un calo di attenzione fino a scemare quasi completamente. In quelle circostanze prevale soprattutto l’aspetto legato all’emergenza, alla sicurezza ecc. Ragioni validissime che nessun può confutare.
Tuttavia io ritengo sia utile un approccio che vada oltre tali esigenze e che focalizzi l’attenzione su ciò che l’opera può significare per il territorio e siccome attualmente la S.S. 113, per fortuna, è normalmente percorribile si può impostare un ragionamento svincolato dalle emergenze.
La realizzazione dell’opera determinerebbe sicuramente un importante salto di qualità sia per l’economia, sia per la qualità della vita, dei territori interessati.
Tutte le aziende allocate lungo il torrente Zappardino avrebbero lo svincolo a pochi minuti dalla loro sede con intuitivi enormi vantaggi derivanti dalla estrema facilità ad essere raggiunte e raggiungere più celermente vaste aree di potenziale mercato e conseguenti incrementi produttivi e semplificazione della loro attività.
La velocità dei collegamenti potrebbe indurre molte altre aziende ad insediarsi in quell’area.
Si accorcerebbero di molto i tempi di collegamento con la città capoluogo e con tutti gli altri comuni della provincia. In particolare recarsi a Patti sarebbe come percorrere una circonvallazione urbana con evidenti benefici per tutti i cittadini che vi si recano giornalmente sia per lavoro, sia per i servizi di cui quasi tutti usufruiscono: le scuole superiori, il Tribunale, gli uffici finanziari, l’ospedale, le strutture sanitarie in genere e quant’altro.
Le zone rivierasche di Patti sarebbero quasi conurbate con Gioiosa.
Per recarsi a Tindari si impiegherebbe all’incirca lo stesso tempo che occorre dal centro di Patti.
Ed in quest’ottica Patti avrebbe tutto l’interesse a battersi per la realizzazione dello svincolo in quanto avere 5.000 persone che possono raggiungere il suo territorio in 5 minuti comporta sicuramente ricadute importanti anche sui servizi e sull’economia della città che altrimenti rischierebbero di orientarsi altrove, per cui è necessario un coinvolgimento delle istituzioni e della società pattesi che potrebbero dare slancio e forza a tutte le iniziative utili per realizzare l’opera.
Gioiosa, a sua volta, sarebbe raggiungibile in pochi minuti da Patti e poco più di 15 minuti dalle vaste aree che gravitano attorno a Barcellona e Milazzo e quindi si può immaginare un potenziale incremento per tutte le attività economiche.
La S.S. 113 verrebbe quasi del tutto liberata dal traffico pesante e verrebbe valorizzata la sua vocazione di strada panoramica e turistica e ne verrebbe garantita una maggiore durata ed efficienza i quanto il traffico pesante incide inevitabilmente sulla sua usura trattandosi di un’opera progettata per il transito delle carrozze e non dei TIR.
L’elenco dei benefici sarebbe lunghissimo ma non è il caso di indugiare oltre perché è talmente evidente l’utilità e l’efficacia dell’opera che ogni ulteriore ragionamento appare superfluo. In sostanza si può affermare, senza tema di smentita, che si tratta di un’opera la cui realizzazione determina un cambiamento radicale dei territori interessati.
Occorre, dunque, che venga realizzata in tempi rapidi e a tal fine la comunità può giocare un ruolo importante e decisivo.
Io penso che occorra avviare una mobilitazione permanente delle istituzioni locali e dei cittadini dei territori interessati che accompagni tutti i passaggi e gli adempimenti necessari e che contribuisca a far superare le difficoltà, le obiezioni tecniche, finanziarie e di qualunque altra natura che via via dovessero essere frapposte.
In sostanza occorre incalzare gli organismi preposti arrivando anche ad indicare le soluzioni concrete, senza aspettare i loro tavoli, le conferenze di servizio, gli accordi di programma ecc. che non approdano mai a nulla o, nella migliore delle ipotesi, richiedono decenni prima di partorire un’opera cantierabile.
Invece non si può, né si deve perdere altro tempo.
Le questioni tecniche sono facilmente superabili in quanto si tratta di prevedere opere che diano soluzione alle problematiche del caso e che le attuali conoscenze consentono di risolvere agevolmente. Si tratta in sostanza di effettuare gli opportuni studi di fattibilità e redigere un progetto esecutivo rispetto al quale tutti i tecnici che lo vorranno, che vivono ed operano nel territorio potranno e dovranno essere coinvolti.
Probabilmente lo scoglio maggiore sarebbe quello finanziario, ovvero trovare le risorse per realizzare l’opera.
Attingere a finanziamenti pubblici in questo periodo è molto improbabile. Altre forme di finanziamento, quale il project financing, non sembra siano congeniali alla tipologia dell’opera che non appare adeguatamente redditizia.
Ciononostante non bisogna arrendersi. Al riguardo voglio lanciare una proposta provocatoria che tra l’altro potrebbe anche anticipare scenari che nel prossimo futuro potrebbero esserci consegnati dal federalismo fiscale e che si potrebbe tentare di sperimentare. Mi riferisco al finanziamento sociale di opere e servizi pubblici da parte dei cittadini di un determinato territorio. In altre parole potrebbe essere la comunità stessa a finanziare l’opera.
Supponiamo che occorrano 8 milioni di euro, come sembrerebbe da alcuni studi preliminari.
Ripartiti tra tutti i cittadini interessati, circa 5.000, significa, in media, circa 1.500,00 € a testa. Immagino, però, che le aziende che trarrebbero dall’opera grandi benefici sarebbero disponibili a contribuire con cifre ben più consistenti.
Mentre tanti altri in ragione delle loro disponibilità potrebbero partecipare con somme superiori o inferiori ed altri, legittimamente, non partecipare per nulla in quanto l’adesione dovrebbe essere rigorosamente volontaria.
Immagino, inoltre, che qualche impresa che costruisce opere pubbliche che opera sul territorio potrebbe essere disponibile ad eseguire l’opera rinunciando, anche in parte, all’utile di impresa e quindi i costi preventivati si abbatterebbero sensibilmente; lo stesso ragionamento potrebbe valere per i fornitori di materiale di costruzione; i professionisti locali potrebbero redigere il progetto con un compenso minimo o anche gratuitamente; gli operai potrebbero rinunciare ad una parte del compenso o dedicare qualche giorno di lavoro gratuitamente; si possono studiare ed inventare tante altre iniziative per reperire risorse: un megalotteria, oppure consentire a chi lo volesse, quando fa una spesa presso un locale o esercizio pubblico di pagare una quota minima aggiuntiva, che potrebbe essere l’1%, da destinare ad un fondo appositamente creato. Insomma, mettendo insieme tutte queste idee e tante altre che si potrebbero elaborare, ritengo non sia assolutamente difficile o irrealistico arrivare a reperire le somme necessarie.
Dal punto di vista operativo occorrerebbe istituire una fondazione, oppure altro idoneo organismo che dia garanzia che le risorse vengano utilizzate per le finalità per le quali sono state raccolte.
In definitiva, io penso che sulla spinta della comunità si potrebbe arrivare in tempi rapidi ad avere un progetto realizzabile e le relative risorse. Voglio vedere, a quel punto, quale autorità o istituzione potrebbe frapporre ostacoli: ritengo nessuna. E’ ovvio che tutto ciò dovrà poi tradursi in passaggi formali, ma al riguardo esistono gli strumenti appropriati che celermente consentono di risolvere qualunque problema.
Immagino che questa mia proposta sarà accolta con scetticismo, ironia o anche derisione.
A molti può apparire campata in aria se non addirittura folle.
Ma ben guardare non è così. Io personalmente, per esempio, per motivi di lavoro percorro la strada Patti-Gioiosa circa 4 volte al giorno ormai da oltre 20 anni. Se aggiungo il periodo di frequenza delle scuole superiori e dell’Università, l’avrò percorsa decine di miglia di volte. Se nell’arco dei prossimi 2-3 anni (periodo di tempo realistico per realizzare l’opera) potessi avere lo svincolo e questo dovesse costarmi 1.500,00 € e però mi eliminerebbe una volta per tutte i disagi che comporta la S.S. 113, riflettendoci non è un grossissimo sacrificio: in fondo mi costerebbe poco più di un euro giorno ed io sono pronto a fare la mia parte. Tantissimi altri cittadini si trovano in condizioni simili e quindi potrebbero condividere il ragionamento, così come le aziende e gli imprenditori che in ragione dei benefici che otterrebbero dell’opera potrebbero, come detto sopra, contribuire con cifre ben più consistenti.
Il ragionamento, quindi, ha un fondo di razionalità, seppur completamente al di fuori degli schemi usuali. Ma a volte per realizzare obiettivi che a prima vista appaiono impossibili, bisogna uscire dagli schemi e provare a percorrere vie nuove ed inesplorate. Occorre cercare di essere pionieri e non reduci, come ha detto qualcuno in questi giorni.
Proviamo ad immaginare l’impatto mediatico dell’iniziativa con tutto quello che ne consegue. Proviamo ad immaginare che da ciò, come dicevo prima, potrebbe scaturire un intervento legislativo che, in sintonia con il federalismo fiscale prossimo venturo, consenta ai cittadini di proporre e finanziare opere pubbliche che interessano il loro territorio riconoscendo un credito d’imposta per le somme a tal fine versate, o, al limite, una deduzione dal reddito imponibile.
Questo schema, tra l’altro, potrebbe essere applicato anche a tante altre emergenze che caratterizzano il nostro territorio riguardo alle quali non possiamo stare qui ad aspettare interventi e progetti che non arrivano mai. Penso, ad esempio, alla disastrosa situazione delle chiese di Gioiosa Marea per la cui riparazione potrebbe ipotizzarsi un meccanismo simile a quello proposto per la realizzazione dello svincolo.
Sull’argomento, per inciso, mi riprometto di predisporre un documento più dettagliato ed articolato per avviare un dibattito ed una serie di iniziative con personale qualificato al fine di elaborare proposte finalizzate a sollecitare un intervento normativo che codifichi, ai vari livelli di governo, la possibilità, prima illustrata, di effettuare finanziamenti di opere e servizi pubblici ben determinati da parte dei cittadini ai quali venga riconosciuto un corrispondente credito di imposta.
Il risultato sarebbe che le persone pagherebbero le tasse più volentieri in quanto constaterebbero immediatamente l’opera che verrebbe realizzata con i loro soldi. I territori potrebbero ottenere opere e servizi che altrimenti non avrebbero.
Lo Stato e la Regione verrebbero sgravate da una serie di adempimenti concernenti questioni locali e concentrarsi sulle questioni di interesse generale.
Tutto ciò sarà forse folle e forse visionario, ma il grande Erasmo da Rotterdam diceva che le idee migliori vengono dalla follia e non dalla razionalità.
Io credo nello scatto di orgoglio delle nostre comunità. Nella capacità di rinunciare a qualcosa del presente per investire nel futuro.
Sarebbe una grande prova che contribuirebbe a smentire molti luoghi comuni che circolano su di noi. Quindi propongo a tutti coloro che condividono l’idea di avviare un percorso comune elaborando e portando avanti le iniziative che servono, fermo restando che non ho la pretesa di pensare che quanto da me esposto costituisca la verità assoluta, ma vuole essere un stimolo alla riflessione e soprattutto all’azione. Se vi sono proposte ed idee migliori io sarò il primo sostenerle. L’importante è non stare fermi e ricordarsi dello svincolo solo alla prossima frana sulla S.S. 113
Vincenzo Amato