di Linda Liotta Sindoni.
Vorrei porre alla vostra attenzione una riflessione che vada oltre l’esposizione giornalistica dell’evento svoltosi nella Sala multimediale “Rita Atria” di Brolo, domenica 20 novembre.
Vorrei tentare di consegnare al lettore le impressioni personali e le emozioni che hanno condiviso un pubblico attento e incredulo, un team di relatori compenetrati nell’argomento trattato, una famiglia unita e devastata e un autore indignato e coraggioso, talmente immedesimato nel personaggio da apparire un tutt’uno con lui: Luciano e Attilio, protagonisti inscindibili.
La lettura delle prefazioni al volume a cura di Nichi Vendola e Sonia Alfano sono state la giusta introduzione alla serata subito seguite dalla visione di un video preparato da Ylenia Giallanza, fidanzata dell’autore Luciano Armeli, che ha proiettato i presenti nel mondo del giovane dottore Attilio Manca.
La carrellata di fotografie ha rivelato la splendida normalità di una persona speciale, onesta, serena, soddisfatta della propria vita, amorevole e amata.
La sequenza d’immagini è stata il primo elemento che ha dato a tutti contezza di ciò che si sarebbe condiviso in quelle ore.
Immediatamente è prevalsa, in ognuno, la sensazione di aver conosciuto personalmente Attilio Manca e non perchè le parole raccontassero di lui, erano i gesti, gli sguardi, la compostezza e il clima solenne che via via si andava respirando in sala.
Gradualmente, nel susseguirsi degli interventi scottanti dei giornalisti Giuseppe Lo Bianco e Antonio Mazzeo, del complesso ed articolato intervento della moderatrice Ornella Fanzone e dell’accorato appello del fratello della vittima, Gianluca Manca ci si inoltrava nella conoscenza di una storia vera, reale, cruda, in cui ogni cosa aveva una logica e tutto appariva inverosimile.
Si stava commemorando il ricordo di un uomo, non si festeggiava la presentazione di un libro.
La storia di un ragazzo intelligente e volenteroso, chirurgo affermato con una promettente carriera interrotta improvvisamente.
La storia di un siciliano colto e orgoglioso della propria terra che, per motivi di lavoro e di studio, è costretto a separarsi dalla propria famiglia.
La storia di un giovane italiano del sud che avrebbe voluto e avremmo voluto diventasse un anziano e attempato luminare della scienza medica.
L’ascolto della conferenza era spezzato, di tanto in tanto, dall’osservazione del volto afflitto e rassegnato di una madre spenta in un dolore silenzioso e costante.
Come evitare di guardarla? Non si riusciva ad evitare di perdersi nel suo sguardo assente, chiuso in un cuore colmo di amore, pietrificato dal dolore più grande.
Eppure lei era lì.
E quando al termine ci si avvicinava per darle conforto ed esprimerle solidarietà, rispondeva: “ Far conoscere a più persone possibili il caso di Attilio è l’unica cosa che mi dà la forza di andare avanti .”
Luciano e Attilio, uniti irrimediabilmente da una missione: testimoniare una delle tante vicende che ancora oggi affliggono la nostra terra.
La toccante interpretazione di alcuni brani del libro, letti dell’attore palermitano, Vincenzo Crivello, ha concluso la serata mettendo il risalto, ancora una volta, l’irrazionalità del “Caso Manca”.
Linda Liotta Sindoni