GLI OSCAR TRA FILM E REALTA’ – No Other land (nessuna altra terra). Visto da Italo Zeus
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GLI OSCAR TRA FILM E REALTA’ – No Other land (nessuna altra terra). Visto da Italo Zeus

Il co-regista di “No other land”, Hamdan Ballal ferito, quasi linciato, e arrestato in Cisgiordania

 

Il regista e attivista palestinese Hamdan Ballal, uno dei quattro autori del documentario premio Oscar “No other land“, è rimasto ferito ed è stato arrestato nel corso di un assalto di decine di coloni israeliani al villaggio di Susya, nella Cisgiordania meridionale. Lo riferiscono diversi testimoni presenti sul posto, secondo cui i coloni hanno lanciato pietre contro residenti, auto e case. Yuval Abraham, un altro dei registi di “No other land”, ha scritto su X che Ballal è stato “linciato” e ha ferite sanguinanti alla testa e allo stomaco, aggiungendo che non è chiaro dove si trovi o se stia ricevendo cure mediche.”(il fatto Quotidiano)

Che coincidenza gente!

No Other lands inizia il suo cammino al festival di Berlino, dove vince il premio come miglior documentario e il premio del pubblico. Ed è subito polemica violenta contro i quattro registi, due palestinesi e due Israeliani. Il 26 febbraio 2024, durante il suo discorso di accettazione del premio per il miglior il co-regista Yuval Abraham ha dichiarato:

«Io e Basel(co-regista palestinese) abbiamo la stessa età. Io sono israeliano, Basel è palestinese.

E tra due giorni torneremo in una terra dove non siamo uguali. Io sono sottoposto al diritto civile, Basel al diritto militare. Viviamo a 30 minuti di distanza, ma io posso votare e Basel no. Io sono libero di andare dove voglio, Basel come milioni di palestinesi è rinchiuso nella Cisgiordania occupata. Questa situazione di apartheid tra di noi, questa disuguaglianza, deve finire

Basel:«La mia comunità, la mia famiglia hanno filmato la cancellazione della nostra società per mano di questa occupazione brutale. Sono qui che celebro questo premio, ma mi è molto difficile mentre decine di migliaia di persone vengono trucidate e massacrate da Israele a Gaza. Masafer Yatta, la mia comunità, sta venendo rasa al suolo da bulldozer israeliani. Chiedo soltanto una cosa: alla Germania, visto che mi trovo qui a Berlino, di rispettare la volontà dell’ONU e smettere di mandare armi ad Israele

Il sindaco di Berlino Kai Wegner (CDU) ha dichiarato su Twitter: L’antisemitismo non ha posto a Berlino, e questo vale anche per la scena artistica. Mi aspetto che la nuova direzione del Festival faccia in modo che tali incidenti non si ripetano».

Il ministro della cultura del governo Scholz Claudia Roth (Verdi), additata dall’opposizione come responsabile di quanto avvenuto dati i finanziamenti statali concessi al Festival, il giorno seguente ha criticato anch’essa le parole dei registi come «oltraggiosamente unilaterali e caratterizzate da un profondo odio nei confronti di Israele», definendo inoltre «inaccettabile»

In un’intervista rilasciata al Guardian, Abraham ha dichiarato che

«da figlio di sopravvissuti dell’Olocausto, venire accusato in Germania di antisemitismo per avere chiesto un cessate il fuoco è non solo scandaloso, ma mette letteralmente in pericolo le vite di ebrei. I suoi genitori e altri membri della sua famiglia si erano infatti visti costretti a scappare di casa dopo che una folla inferocita si era radunata sotto il loro appartamento

Lo stesso Abraham aveva dovuto rimandare il suo ritorno in patria dopo che i media locali avevano descritto il suo discorso come antisemita riprendendo quelli tedeschi, facendogli ricevere diverse minacce di morte

Ma cosa racconta Il documentario?  Attraverso 5 anni di riprese con i telefonini per lo più, le demolizioni ad opera dell’Idf(esercito israeliano) nel villaggio palestinese di Masafer Yatta, in Cisgiordania. Ballal e Basel Adra, entrambi residenti di Masafar Yatta, e due registi israeliani, Yuval Abraham e Rachel Szor. Sul palco a Los Angeles due dei quattro registi del film, un israeliano e un palestinese, hanno chiesto diritti per i palestinesi e una soluzione negoziata al conflitto.

La “Zona C” della Cisgiordania, è sotto il completo controllo civile e militare dell’IDF, che limita arbitrariamente gli spostamenti della popolazione e arresta chi si espone in proteste pacifiche contro l’occupazione, come in una scena col padre di Basel, Nasser, un benzinaio anch’esso con un passato da attivista.

Il film incorpora anche filmati d’archivio girati dalla famiglia Adra nell’arco di vent’anni (fra cui una visita di Tony Blair al villaggio nel 2009). Forte di questa tradizione, Basel decide di iniziare a filmare dopo l’arrivo delle prime ruspe nell’estate 2019.

Nel gennaio 2021, durante una confisca di materiali edili usati per la ricostruzione di una casa demolita, un soldato israeliano spara ad Harun Abu Aram, un giovane che non vuole lasciare la presa del generatore della sua famiglia, rendendolo tetraplegico.

La madre, Shamia, è costretta a prendersene cura in una grotta dove si trovano a vivere, non potendo costruire un’altra casa né potendo lei guidare un’automobile con cui andarlo a trovare in un vicino ospedale di città a causa delle recenti limitazioni imposte alla libertà di movimento dei palestinesi.

Harun morirà poi due anni dopo per le ferite riportate.

Continuano le demolizioni di case, infrastrutture energetiche e altri mezzi di sussistenza, oltre che dell’unica scuola di Masafer Yatta, costruita dagli abitanti stessi quando Basel era solo un bambino contro il volere del governo israeliano.

Basel stringe un rapporto professionale e d’amicizia col suo coetaneo Yuval Abraham, un giornalista israeliano di Be’er Sheva che insieme ad altri suoi compatrioti lo aiuta a riprendere con telefonini e piccole telecamere, le demolizioni.

Tuttavia, a lungo andare, le condizioni di vita opposte che sperimentano pur abitando la medesima terra, fanno calare il gelo tra i due.

Il film si conclude con una didascalia che informa come il film sia stato ultimato prima degli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023 e che da allora le demolizioni a Masafer Yatta si siano intensificate, mostrando il video amatoriale di un assalto di coloni armati il 13 ottobre 2023 in cui uno di loro spara a bruciapelo a un cugino di Basel, Zakriha Adra, disarmato: da allora, sempre più famiglie stanno lasciando Masafer Yatta.

Un documentario potente, troppo, che racconta semplicemente la realtà. Anche il premio Oscar ha seguito il premio di Berlino, con continue denunce di antisemitismo.

Io sono davvero sconvolto e chiedo a tutti di guardare il documentario come dovere.

Antisemitismo? Ma di che stiamo parlando?

Cosa centra l’antisemitismo con un esercito che invade una terra. Togliamo nomi, togliamo Israele, togliamo Palestina. Cosa rimane?  L’orrore del 7 ottobre 2023, e il massacro continuo da quasi un anno e mezzo di un intero popolo. 20.000 bambini morti(quelli che si sanno).

E’ ora che la popolazione civile del mondo si svegli, senza lasciare solo alle grandi città il dovere di manifestare. I nostri paesi piccoli hanno parola e per quanto possa essere ignorata dai media, dobbiamo scendere in piazza, niente destra, niente sinistra, niente politica, solo il dolore per qualcosa apparentemente lontano da noi. Sembrano solo immagini, film, telegiornali, post.

Ma il freddo del risveglio di una mattina qualunque, quando un bambino apre gli occhi è si ritrova in mezzo alle macerie senza più una famiglia, una casa, del cibo. Questo no, non abbiamo la minima idea di cosa possa essere.

Italo Zeus

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25 Marzo 2025

Autore:

redazione


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