Era accusato di indebita percezione. ‘Errore incolpevole, non c’era dolo’”
Si è concluso con una sentenza di assoluzione il processo a carico di R.M., cittadino di Sant’Agata di Militello, accusato di aver percepito indebitamente il Reddito di Cittadinanza a seguito di presunte false dichiarazioni.
L’uomo era finito sotto inchiesta nell’ambito di un’attività ispettiva mirata al contrasto del fenomeno delle richieste irregolari del sussidio statale. Secondo l’ipotesi accusatoria, l’imputato non avrebbe comunicato tempestivamente l’avvio dell’attività lavorativa del figlio, evento che – secondo la normativa vigente – avrebbe dovuto essere segnalato entro 30 giorni, come previsto dall’art. 7, comma 2 del D.L. 4/2019.
Il caso era emerso nel corso di un controllo eseguito dalla Guardia di Finanza di Sant’Agata di Militello, che aveva riscontrato la presenza del figlio dell’imputato all’interno di un esercizio commerciale, in qualità di lavoratore. Da qui la denuncia a piede libero di R.M., per non aver aggiornato la DSU (Dichiarazione Sostitutiva Unica), documento necessario per accedere al beneficio.
Tuttavia, all’esito del procedimento, il Giudice del Tribunale di Patti – sezione penale, dott. Vincenzo Mandanici, ha pronunciato sentenza di assoluzione, accogliendo le tesi della difesa sostenuta dall’avv. Graziella Bonica (nella foto in alto).
La legale ha infatti evidenziato la totale assenza dell’elemento soggettivo del dolo, sottolineando come il proprio assistito fosse affetto da gravi difficoltà linguistiche e cognitive, tali da impedirgli una chiara comprensione degli obblighi previsti dalla normativa sul Reddito di Cittadinanza, in particolare in merito alla comunicazione delle variazioni reddituali.
Secondo l’avv. Bonica, l’omissione contestata non derivava da una condotta fraudolenta, ma da un errore incolpevole, dovuto a mancata informazione e oggettive difficoltà di comprensione delle norme.
Sulla base di queste considerazioni, il Giudice ha ritenuto insussistente il dolo specifico necessario per la configurazione del reato, e ha quindi pronunciato una sentenza di assoluzione piena.