Spunti e confronti per scoprire Carlos Castaneda e le sue intuizioni sullo scimanesimo, tra sogni e culto.
di Massimo Scaffidi
Carlos Castaneda resta un mistero per tanti, anche per chi gli è stato più vicino. Una vita intensa, avvolta in mille enigmi, con tante discordie. Incerta anche la data e l’anno della sua morte avvenuta presumibilmente nell’aprile del 1998, anche se la notizia si è diffusa con mesi di ritardo e con non poche lacune.
I libri non contengono bibliografia, nessuna fotografia che ritragga Castaneda è mai stata pubblicata, e questo alimenta, ma non per strategie di marketing, l’alone di mistero intorno a questo guru, Sicuramente entra nell’ Universitàdella California di Los Angeles nel 1959, continua a studiare per ottenere un dottorato, e nel 1968, quasi improvvisamente, diventa famoso in tutto il mondo con l’uscita del suo primo libro, “A scuola dallo stregone”. scrive i suoi romanzi nel trentennio che va dal 1968 al 1996. Le sue opere sono caratterizzate da parole tanto semplici quanto coinvolgenti nei quali egli stesso è protagonista dei molti dialoghi, e voce narrante.Carlos Castaneda, in origine Carlos César Salvador Aranha Castañeda (nasce a Cajamarca, in Perù, il 25 dicembre 1925 (come riportato nelle “conversazioni con Carlos Castaneda” di Carmina Fort) e diamolo per certo muore a Los Angeles, 27 aprile 1998, sudamericano di nascita è naturalizzato statunitense nel 1957.
Dai registri per l’immigrazione si appreende che il cognome gli fu dato da sua madre Susana Castañeda Navoa. Il cognome appare con la ñ in molte dizionari spagnoli, anche se i suoi più famosi lavori riportano una versione anglofona.
Castaneda si trasferì negli Stati Uniti nei primi anni 50 acquisendone al cittadinanza nel 1957. Nel 1960 si sposò con Margaret Runyan a Tijuana in Messico. Vissero assieme per solo sei mesi, ma il divorzio fu formalizzato solo nel 1973. Castaneda studiò all’Universitàdella California a Los Angeles conseguendo la laurea in arte nel 1962 e il dottorato in filosofia nel 1973.
Con il suo primo libro Gli insegnamenti di Don Juan: una via Yaqui alla Conoscenza del 1968 Castaneda iniziò la sua carriera di scrittore con il proposito di descrivere il suo percorso di iniziazione allo Sciamanesimo mesoamericano. I suoi 12 libri hanno venduto più di 8 milioni di copie in 17 lingue.Coloro che credono in Castaneda affermano tali libri sono veri o quanto meno sono apprezzabili lavori filosofici e descrittivi di pratiche idonee a sviluppare la consapevolezza. Gli accademici e la critica contro il pensiero del filosofo peruviano dal canto loro affermano che i libri sono meri romanzi, pieni di contraddizioni e discrepanze con le conoscenze antropologiche attuali e prive di alcun elemento di prova.
Nel marzo del 1973 Castaneda fu oggetto dell’articolo di copertina del Time. L’articolo lo descriva come “an enigma wrapped in a mystery wrapped in a tortilla”. Da quella data e fino al 1990 Castaneda si sottrasse all’attenzione pubblica.
Nel 1974 il suo quarto libro fu pubblicato. Il libro segnala la fine del suo apprendistato con don Juan. Nonostante la fredda accoglienza da parte dei letterati e degli antropologi, Castaneda continuò a essere popolare. Dei dodici libri scritti, due furono pubblicati postumi. Nel 1990 Castaneda ricomparve nuovamente in pubblico per promuovere Tensegrity, una serie di movimenti (chiamati passi magici) che egli affermava discendere dagli sciamani toltechi. Il 16 giugno 1995 fu creata la Cleargreen Incorporated un fondazione for profit con lo scopo di sponsorizzare e organizzare seminari e workshop sulla Tensegrity oltre che costituire la casa editoriale dei relativi articoli. La Cleargreen pubblicò tre video dei passi Tensegrity quando Castaneda era ancora in vita. Castaneda non apparve in tali video.
Castaneda muore il 27 aprile 1998 a Los Angeles a causa delle complicazioni derivanti da un cancro. Non ci furono funerali pubblici, il corpo fu cremato e le ceneri inviate in Messico. Solo due mesi dopo apparve un necrologio sul Los Angeles Times.
Lo Sciamanesimo di Carlos Castaneda,
tra sogni, filosofia e culti
Dato che vorremmo spiegare un pò la filosofia presente nelle opere di Castaneda e dato che questo quindi è un tentativo improbo da farsi nell’arco del breve spazio di un articolo pubblichiamo il testo di un intervento tratto da una recente conferenza su questa figura emblematica, misteriosa ma certamente interessante.
Facciamo pochi preamboli e cominciamo subito col dire che per don Juan, il maestro di Castaneda, la realtàè costituita da energia. o meglio, da campi di energia, che a volte vengono chiamati “le emanazioni dell’aquilaâ€Â.
Queste emanazioni – sono innumerevoli – si raggruppano in fasce tra loro e ogni fascia costituisce un mondo a sé. Solo due di queste fasce sono percepibili all’uomo: quella che raggruppa la vita organica e quella che raggruppa strutture senza coscienza: minerali, gas, liquidi, ecc.
All’interno della banda di emanazioni degli esseri organici vi è una frangia particolare, la banda dell’uomo, che determina gli stretti limiti della percezione del conosciuto.
Quando una persona non allinea perfettamente tutte le emanazioni della banda dell’uomo, vi sono delle variazioni nelle capacitàdi percezione: in questo senso sono spiegate sensibilitàspeciali, percezioni extrasensoriali, genialità, ritardi mentali, stupidità, ecc.
Ciò che è normalmente conosciuto, che fa parte delle emanazioni normalmente allineate, prende il nome di tonal, detto anche il lato destro. Poi ci sono un gran numero di emanazioni che fanno parte della banda dell’umanità, ma che restano di solito ignorate da essa: esse sono l’anticamera dell’ignoto.
Le emanazioni che si trovano invece al di làdella banda dell’umanitàcostituiscono il vero e proprio ignoto. Esse sono il nagual, detto anche il lato sinistro, o la realtàseparata.Bene, abbiamo detto che la realtàche ci appare è determinata dall’allineamento tra le varie emanazioni.
Ma cos’è che determina quali emanazioni saranno selezionate nel momento della nostra percezione? Viene chiamato “punto d’unioneâ€Â. La posizione del punto d’unione fa sì che il punto allinei certe bande di emanazione e non altre e alcune emanazioni specifiche all’interno della banda e non altre.
Allora ciò che noi percepiamo come il nostro mondo quotidiano è data dalla usuale posizione del punto di unione, il quale a sua volta produce un allineamento particolare delle emanazioni. Se quindi il punto di unione viene spostato, ciò provocheràl’allineamento di emanazioni della banda dell’uomo che solitamente sono scartate. Un ancora più elevato spostamento del punto di unione produrràl’allineamento di altre bande di emanazioni.
Il lavoro di Castaneda è stato quello di spostare il punto di unione per uscire dagli angusti limiti della percezione ordinaria. E l’insegnamento di Don Juan era teso tutto a realizzare questo spostamento, e si divide in due grandi aree: le lezioni per il lato destro (dette anche ‘arte dell’agguato’) e quelle per il lato sinistro (chiamate ‘arte del sognare’).
La nostra facoltàcomune cui diamo il nome ‘attenzione’ è quella che screma le emanazioni allineate, raggruppando quelle utili e scartando le altre, e dando quindi senso e ordine ad ogni percezione.
Ma in realtàl’attenzione così come noi la conosciamo è quella che Castaneda chiama ‘prima attenzione’; ve ne sono altre due. La ‘seconda attenzione’ opera e mette ordine nella sfera dell’ignoto e la ‘terza attenzione’ integra le due precedenti, permettendo di penetrare nell’inconoscibile. Nella fase iniziale dell’addestramento del ‘guerriero’ la prima attenzione riveste un ruolo fondamentale: è attraverso l’uso strategico e specializzato di essa che il guerriero potràaccedere alla seconda attenzione.
Il modo in cui la prima attenzione gestisce le informazioni e le seleziona è dovuto alla pratica di tutta una vita e i tratti fondamentali vengono assunti dai primi anni di vita. In che senso? Alla nascita un bambino ovviamente non percepisce il mondo nello stesso modo degli adulti. Cioè la sua attenzione non è ancora diventata quella che saràla prima attenzione, quindi non condivide il mondo percettivo di coloro i quali hanno questo tipo di attenzione giàformato. Ancora – il bambino – non seleziona e organizza le emanazioni nel modo in cui lo fanno gli adulti. Lo farà, ma pian piano, assimilando col tempo la ‘descrizione del mondo’ che gli adulti gli propongono.
Ogni adulto, inconsapevolmente, quando si avvicina ad un bambino si trasforma in un maestro che gli propone la sua visione del mondo, che è poi quella dell’umanità. Prima il bambino non capisce, perché non percepisce il mondo negli stessi termini, ma poi assimileràla descrizione e cominceràa percepire la realtàattraverso la descrizione che gli è stata fatta.
È questa descrizione che determineràil modo in cui la percezione selezioneràe organizzerài campi di energia. Poi, diventati adulti, il fluire continuo di quel tipo di descrizioni da infiniti punti della realtàche viviamo, non faràaltro che confermare e sostenere il tipo di percezione a noi familiare. È come una gabbia, una prigione: non possiamo pensare altrimenti, siamo costantemente addestrati e invitati a percepire in un certo modo e solo in quello.Ora, però, se questo flusso, se questa descrizione venisse sospesa, la realtàda essa creata crollerebbe: è ciò che Castaneda chiama ‘fermare il mondo’. Il ‘vedere’ di cui parla don Juan è proprio la capacitàdi percepire il mondo nel modo in cui esso si rivela una volta interrotto il flusso della descrizione.
Abbiamo capito dunque che la descrizione del mondo non è qualcosa che ci è puramente esterno, ma che con il tempo noi inconsciamente interiorizziamo, facciamo nostra. La descrizione del mondo ci entra dentro, fa parte di noi stessi ed è costantemente ravvivata dal cosiddetto ‘dialogo interno’. Il dialogo interno è come un guardiano che protegge costantemente la descrizione del mondo che abbiamo imparato dagli altri. Il nostro dialogo interno, attraverso i pensieri e attraverso il ‘fare’ che questi pensieri producono, alimenta la descrizione del mondo.
Cioè a causa delle cose che ognuno racconta a se stesso, percepiamo il mondo nel modo in cui siamo soliti farlo e ci comportiamo di conseguenza. Così succede che il mondo viene sostituito dai nostri pensieri: noi non abbiamo un rapporto diretto con esso, ma lo fruiamo attraverso i discorsi che ci facciamo riguardo ad esso: ci raccontiamo che il mondo è in un certo modo e scambiamo questo per realtà. Tutto ciò ha fine ovviamente quando riusciamo a interrompere il dialogo interno. La capacitàdi fermare il dialogo interno è chiamata da don Juan la chiave del mondo degli stregoni.
Detto questo, come è possibile bloccare la descrizione del mondo? Attraverso azioni estranee alla descrizione stessa, che sono chiamate ‘non fare’. Il ‘fare’ raggruppa tutte quelle azioni ordinarie, la serie dei nostri comportamenti, che ci sono provocati dalla descrizione del mondo. Le nostre azioni emanano da questa descrizione e – contemporaneamente – la convalidano. Ogni azione – invece – che non sia coerente con la descrizione del mondo o di noi stessi costituisce il ‘non fare’ (ho detto anche di noi stessi: anche l’idea che abbiamo di noi stessi, dell’io, di ciò che esso sia, delle sue funzioni, delle sue capacitàe possibilità, anche tutto questo fa parte della descrizione del mondo). Quindi il non fare interrompe la descrizione del mondo, sospende il fare del mondo conosciuto. Quindi il non fare è il mezzo che apre il cammino verso il lato ignoto della realtàe di noi stessi. Perché interrompe anche la descrizione della nostra persona, liberandoci quindi dall’incantesimo dell’ego, che ci vuol far credere di essere lui a costituire la nostra unica realtà. Ci riconosciamo quindi come esseri fluidi, liberi, campi di energia. È l’accesso al nagual.
Ora, per quanto riguarda le tecniche, concentriamoci sulle tecniche per il lato destro. Perché è necessario passare per il lato destro per accedere poi al lato sinistro: alla realtàseparata (il lato sinistro) ci si arriva solo dalla realtàordinaria (il lato destro).
Allora, abbiamo visto che l’energia è un’idea centrale nel sistema di Castaneda. L’energia presente in un uomo costituisce il suo ‘potere personale’ e l’uomo è soltanto la somma del suo potere personale. Il fatto è che l’energia a disposizione dell’uomo viene pressoché esaurita nel compiere le nostre azioni quotidiane, azioni abitudinarie che sono determinate per ognuno dal proprio passato. Quindi non resta energia per l’incontro con l’ignoto. Allora per realizzare qualcosa di completamente nuovo rispetto alle nostre consuetudini è necessaria nuova energia.
Quindi il guerriero regola tutto quello che fa in base all’energia. Cioè sa di essere costituito di energia e che tutte le sue azioni si riverberano sulla sua disponibilitàdi energia: o la fortificano o la indeboliscono.
Ogni azione deve essere tesa alla fortificazione dell’energia o al limite al mantenimento di essa, mai alla perdita: questo costituisce quella che Castaneda chiama ‘l’impeccabilità’ del guerriero.
Impeccabilitàvuol dire uso ottimale dell’energia.
Il guerriero non agisce più mettendo al centro delle questioni il suo ego, ma la sua energia. Irritazione, cattiveria, urla, minacce, sentirsi offesi, attaccare, temere gli altri, piangere, e chi più ne ha più ne metta: tutto questo ha come centro l’ego e come funzione quella di fortificarlo, di confermarlo; ma da un punto di vista energetico, tutto ciò e molto altro ancora è da rigettare senza se e senza ma.
Tutti gli stati che privano di energia sono da aborrire: questa è la regola del guerriero.
Dunque, possiamo riassumere alcune aspetti:
Tutto quanto un essere vivente fa e tutto quanto gli accade, è determinato dal suo livello di energia, cioè dal suo potere personale;
Il livello di energia di una persona dipende da tre fattori: la quantitàdi energia con cui è stato concepito, la maniera in cui ha incrementato o diminuito tale energia e il modo in cui la usa nella sua vita presente;
Il modo in cui un uomo comune usa la sua energia non è determinato dal caso o da una scelta libera, ma dal suo passato;Anche se gli uomini di solito consumano la loro energia eseguendo quelle azioni abitudinarie dettate dalla loro storia personale, possono realizzare i seguenti cambiamenti: ricanalizzazione dell’uso dell’energia, risparmio dell’energia, incremento dell’energia.
Queste regole si commentano da sole, credo. Spendiamo almeno due parole riguardo al terzo punto.
Tutto è determinato dalla nostra storia personale: classe sociale, nazionalità, sesso, carattere, personalità, religione, ideologia politica, complessi e traumi, sono solo alcuni esempi della quantitàsterminata di dettagli che configurano la storia personale che determinano il nostro vivere quotidiano. Quando quindi noi pensiamo di agire liberamente, di scegliere, in realtànon stiamo facendo altro che compiere azioni per le quali il nostro passato ci ha programmato.
Noi crediamo di scegliere con chi parlare, quali luoghi frequentare, quali evitare, ma in realtàin queste apparenti scelte c’è solo la storia personale, la quale si esprime ovviamente nella struttura del nostro ego. L’ego è l’espressione operativa della storia personale. Quindi le nostre scelte sono assai limitate, sono ristrette entro la piccola cornice rappresentata dalla proiezione della nostra storia personale nel presente. Questo conduce ad uso scriteriato della nostra energia, logorante e poco gratificante.
Allora, l’energia va ricanalizzata. Torniamo alla questione del non fare, cioè al compiere azioni che fanno parte delle nostre possibilità, ma che ci sono completamente inusuali, come se con queste azioni noi ci ponessimo al limite delle nostre possibilità. Queste azioni, che compiamo consapevolmente senza alcuna finalità(appunto: ‘non fare’) non nascono dunque dal nostro condizionamento del passato, e hanno come effetto di aprire poco a poco il nostro campo di possibilità. Cioè a forza di compiere azioni insolite, creiamo una specie di scompenso nei nostri modelli d’uso dell’energia, i quali quindi si indeboliscono. Così noi potremo ricanalizzare l’energia verso usi meno logoranti, e questo causeràuna produzione in eccesso dell’energia. Esempi se ne possono fare a iosa: smettere di fumare, di bere, di arrabbiarci, guardare un albero per molto tempo (es. dell’esercizio di Castaneda). Le nostre possibilitàdi vita e di percezione si amplieranno sempre più, fino ad arrivare a eliminare la tendenza ad agire secondo la storia personale.
Ma la cosa essenziale prima di tutto è il risparmio di energia. Per questo i guerrieri stilano un inventario personale del dispendio di energia. Da questo inventario il praticante può selezionare le azioni che non gli sono indispensabili e che sono particolarmente dispendiose e distruttive della propria energia, e lavorare così ad eliminarle temporaneamente o definitivamente.La tecnica ritenuta da Castaneda la più importante per aumentare energia è quella che egli chiama la ‘ricapitolazione’. È una pratica molto ardua, che può durare tutta una vita. Consiste nel recupero di tutte le esperienze passate: i luoghi in cui siamo stati, le persone che abbiamo incontrato, le situazioni che ci hanno segnato, formato, turbato, ecc. Deve essere un uso del ricordo distaccato: non deve intervenire l’ego con le sue interpretazioni, altrimenti ricadiamo nella nostra storia personale. È la prima tecnica da usare per chi voglia seguire un processo di autoliberazione. Ed è una tecnica che porta a muovere il punto di unione. Avere realizzato la ricapitolazione ci porta a vivere il presente da un altro punto di vista, finalmente non più attanagliati dalla nostra storia personale. Ognuno di noi è legato a cose legate al passato attraverso filamenti della propria energia e questi filamenti rischiano di rimanere agganciati ad esso per tutta la nostra vita. In questo caso non riusciremo mai ad intraprendere nulla di nuovo veramente. La ricapitolazione porta invece alla liberazione da tutto ciò. Insomma, la ricapitolazione permette il recupero dell’energia persa lungo il cammino.
Le altre tecniche che fanno parte dell’arte dell’agguato, cioè le lezioni per il lato destro, hanno tutte come scopo quello di eliminare l’importanza personale, di scalfire l’ego, di destrutturare la storia personale. Possiamo Enumerarle velocemente, commentandole velocemente.
Il ‘piccolo tiranno’. Siamo più o meno sempre circondati da piccoli tiranni. Don Juan definisce il piccolo tiranno con queste parole: “è un torturatore, qualcuno che ha il potere di vita e di morte sui guerrieri, o che semplicemente rende loro la vita impossibileâ€Â. Il tiranno è quello che vampirizza la nostra energia attraverso innumerevoli attacchi: chi ci fa rattristare, chi ci fa innervosire, che ci spaventa, chi ci mette in apprensione, chi ci tratta brutalmente o con violenza, chi è scontroso. Tutte queste persone ci distruggono lentamente, sono dei veri e propri tiranni nei nostri confronti. Ma dall’altra parte sono anche i nostri più grandi maestri, dice Don Juan. Grazie a loro possiamo affinare le nostre tecniche da guerrieri. Essenzialmente sono due le ‘virtù’ che possiamo fortificare in loro presenza: l’eliminazione della nostra importanza personale e l’impeccabilità. Per quanto riguarda il primo aspetto, lo avvicinerei all’idea cristiana di umiltà. Ma non è solo umiltà: è anche la consapevolezza che fino a quando ci diamo troppa importanza, per prima cosa sprechiamo energia per qualcosa di abbastanza inutile, e poi continuiamo a identificarci con quello che crediamo di essere, privandoci della possibilitàdi accedere ad altri piani di esistenza. Poi, riguardo all’impeccabilitàdi cui abbiamo giàparlato, il tiranno ci costringe, se non vogliamo essergli succubi, a mantenerci in una situazione di controllo di noi stessi, di disciplina, di distaccata sopportazione: tutti atteggiamenti indotti dalla viva consapevolezza che la nostra energia non ci deve essere sottratta gratuitamente, che l’energia è il nostro unico carburante, che senza energia non potremo cambiare mai. Un guerriero quindi potràessere danneggiato, ma non offeso; potràessere colpito, ma non umiliato.
Altra tecnica che Don Juan ha imposto più volte a Castaneda riguarda quella delle false apparenze, dei travestimenti, del fare la parte di qualcun altro, del travestirsi addirittura da donna. Il significato è sempre quello di prendere le distanze dall’illusione di avere un ego definito e immutabile. È una modificazione della percezione di se stessi, quindi uno spostamento del punto di unione. È un’esperienza molto conosciuta dagli attori di teatro o di cinema: si arriva ad un punto in cui ci si chiede: “Ma chi sono io?â€Â. Perché succede qualcosa di molto strano: nel momento nel quale mi vesto come un altro, assumo certi comportamenti, certe usanze, certi modi di dire completamente nuovi, comincio ad entrare nella parte. Non è un semplice imitare, ma diventa un identificarsi. Più pratico e più mi identifico. Non sono più io, sono qualcos’altro e mi sento qualcos’altro: lo sono realmente. E allora quello che ero prima? Possibile che basti cambiarmi d’abito, usare parole diverse, mangiare piatti nuovi, muovermi diversamente, ecc., per dimenticarmi della mia storia personale? Eppure è così: quindi si comprende via via che l’ego è un’illusione, un agglomerato di contingenze che possono mutare. Un’altra tecnica che Castaneda usava ogni tanto e che possiamo raggruppare con queste è quella di cambiare luogo di residenza, cambiando quindi le persone da frequentare, i posti, cambiando anche il proprio nome: è cioè sempre una tecnica per non fossilizzarsi nella identificazione con noi stessi. Anche le persone che frequentiamo di solito, i luoghi nei quali camminiamo, ci identificano, ci riconfermano nella nostra consapevolezza di noi stessi. Quindi cambiare tutto questo vuol dire distanziarci da questa identificazione, viverci in un modo diverso, scoprendo cose nuove di noi stessi e dell’uso della nostra energia
Altra tecnica che Castaneda a volte usava era quella di guardare gli altri, le altre persone come dei tonal. Cioè lui riusciva a vedere le persone come uova di luminosità, campi di energia. È ovvio che questa tecnica non è da tutti. Ma il preambolo ad essa, che tutti possono cercare di realizzare, è quella di guardare gli altri senza giudicare. Cioè guardare gli altri nelle loro attivitàquotidiane, nei loro mestieri, nelle situazioni più diverse (in autobus, in stazione, per strada, al mercato…), facendo in se stessi un silenzio interiore. Cioè guardarli, cercare di ‘sentirli’, ma con atteggiamento rilassato, evitando di giudicare, di speculare sul loro aspetto, sui gesti che fanno. In questo modo si ‘sentono’ le persone diversamente, ci rivelano cose nuove. Non so chi di voi si è mai guardato allo specchio per un certo numero di minuti, cercando di realizzare con i propri occhi uno stato di semi-catalessi (un po’ come quando diciamo di una persona che si è addormentata ad occhi aperti): il vostro viso cambia aspetto, poi se spostate lo sguardo sulle spalle vedete una certa luminositàbianca.
Un’ultima tecnica del lato destro cui voglio accennare è quella della morte come consigliere. Ci immaginiamo eterni e per questo agiamo e pensiamo come se non esistesse la morte. Invece il guerriero lo sa bene: la morte è la sua consigliera. Sa di essere solo un uomo ed agisce sempre con questa consapevolezza: morirò. Allora tutto cambia: egli agisce come se quel che sta facendo fosse l’ultimo suo atto. Pensare alla morte riduce tutti i problemi, li ridimensiona, crea una gerarchia di prioritàdel tutto nuova. Le cose si fanno nebulose? Il guerriero pensa alla propria morte. Vuole temprare se stesso? Pensa alla propria morte. Tutto ciò che è toccato dalla morte diventa potere. Solo l’idea della morte dàa un guerriero il distacco necessario a consentirgli di abbandonarsi. Sa che la morte lo aspetta e che non gli daràil tempo di aggrapparsi ad alcunché; per questo sperimenta, senza desiderarla, ogni cosa. Don Jaun dice a Castaneda: “La morte è la nostra costante compagna. Ogni qualvolta sente che tutto va male, e che sta per essere annientato, il guerriero può rivolgersi alla morte e chiederle se è davvero così. La morte gli risponderàche si sbaglia, e che al di fuori del suo tocco nulla ha importanzaâ€Â. In un mondo in cui la morte è il cacciatore, non c’è tempo per dubbi e rimpianti: c’è solo il tempo per le decisioni. La morte ti porta alla decisione estrema, al considerare ogni tua azione, ogni momento come estremamente decisivo e quindi da vivere con impeccabilità. Senza la consapevolezza della morte tutto diventa comune e banale. Il mondo è un mistero incolmabile per il guerriero proprio perché la morte lo attende, perché essa è sempre con lui.
Ora alcune tecniche per il lato sinistro.
Cominciamo con la cessazione del dialogo interiore, di cui abbiamo parlato all’inizio. Ricordiamo che il dialogo interiore è una delle cause della perpetuazione del nostro ego: dico a me stesso, attraverso pensieri, riflessioni, ecc., sempre quello che sono, come sono fatto, i miei pregi, i miei difetti, le mie opinioni, i miei ricordi. Cioè mi ingabbio attimo dopo attimo nella descrizione del mondo, in questo caso di quella parte della descrizione che è il mio ego. Allora don Juan costringeva Castaneda a delle pratiche finalizzate alla cessazione di questo dialogo.
Enumero velocemente alcuni esercizi. Seguire l’orma. Camminando per le foreste del Messico, Castaneda doveva mettere i piedi esattamente dove li aveva messi Don Juan, il quale camminava davanti a lui. E doveva anche muoversi in sincronia con lui. Castaneda doveva visualizzare l’orma di Don Juan davanti a lui e calpestarla..
Un altro esercizio, sempre camminando, era quello di mantenere le mani in qualche posizione speciale, come per esempio curvare le dita, separare il medio dall’anulare, ecc., e poi camminare cercando di mantenere una visione periferica di 180 gradi, cercando cioè di guardare tutto simultaneamente, senza mettere a fuoco nessun punto in particolare.
Poi c’è la ‘camminata del potere’ (o l’andatura del potere). Non è qualcosa di facile e neppure da prendere alla leggera, dato che può risultare molto pericoloso. È una tecnica che dovrebbe fare emergere alcuni lati nagual del guerriero. Non è semplicemente un esercizio sportivo, è invece qualcosa da fare cercando di attivare solo il corpo, l’intelligenza nascosta in esso, e disattivare invece il cervello. Potremmo dire che è un esercizio per dissotterrare l’istinto nascosto in noi. Spesso don Juan faceva fare questo esercizio a Castaneda anche in questo caso in foreste, in passeggiate per i monti, insomma in suoli in salita o discesa, disseminati di sassi, piante, alberi, ostacoli un po’ ovunque. Prima di giorno, con un passo non troppo celere e su terreni pianeggianti; poi – pian piano – sempre più difficile: al tramonto o di notte, di corsa e su discese impervie. Castaneda doveva correre cercando di non cadere: come potete capire si tratta di un esercizio assai arduo. Egli doveva abituare il corpo a muoversi con agilità, senza forzarlo; doveva porsi in un punto intermedio tra la tensione e la scioltezza: cioè doveva essere sveglio, attento, attivo, ma con un sentimento di sobrietàe controllo. Poiché la marcia di potere e il dialogo interno non possono aver luogo simultaneamente, quest’ultimo non può che tacere completamente in questi esercizi. E infatti Castaneda viveva esperienze strane durante queste pratiche: a volte si sentiva trasformato in un animale, con una respirazione diversa, in un luogo insolito, senza il suo raziocinio, ma solo con l’arma del proprio istinto.
Un altro esercizio era guardare un oggetto sfocato, cioè incrociare gli occhi e fermarli ad un punto immaginario prima dell’oggetto stesso. Questo costringeva Castaneda a sforzarsi a mantenere questo tipo di sguardo sfocato e quindi faceva tacere il dialogo interno.
Un’altra pratica che Don Juan considerava di importanza assoluta, veramente fondamentale, era quella legata al sognare. ‘Sognare’ nel vocabolario di don Juan significa realizzare sogni in cui non si perde del tutto la coscienza e che cominciano quando ci rendiamo conto di stare sognando. La tecnica principale, quella di inizio, è sognare di guardarsi le mani. Nel momento nel quale ci addormentiamo dobbiamo ricordarci di trovare le nostre mani in sogno. Anche questa è un’esperienza estremamente difficile da realizzare. Ci sono persone che ci provano per anni e non ci riescono. Un grande aiuto proviene dalla vita quotidiana e dagli esercizi che possiamo fare in essa. Più non fare facciamo, più cerchiamo di bloccare il dialogo interno, più ci saràfacile riuscire a vedere le nostre mani mentre sogniamo. Una volta riusciti a ricordarci di guardare le nostre mani in sogno, e una volta addestrati a ricordarcene sempre più facilmente, il problema è addestrare la capacitàdi sostenere la visione. Spesso all’inizio Castaneda riusciva a guardarsi le mani, ma subito dopo cadeva nel torpore completo, ritornando alla totale inconsapevolezza del sogno. Allora, per addestrare questa capacità, bisogna cercare di mettere a fuoco gli oggetti della scena in cui ci troviamo. Mettere a fuoco non è facile, a volte le stesse nostre mani non lo sono. Un altro problema è che a volte gli oggetti si modificano sotto il nostro sguardo; in questo caso dobbiamo tornare alle nostre mani. Pian piano riusciremo ad abbracciare sempre più cose con lo sguardo, fino a vedere la scena intera. Successivo problema saràquello di muoversi: cercheremo di muoverci con il nostro corpo, con le nostre gambe, ma non ci riusciremo. Perché? Perché il corpo del sogno non è quello fisico. Allora entra in gioco la volontà: nel sogno ci si muove con la volontà, la cui sensazione nasce sotto l’ombelico. Con la pratica si inizieràa muoverci con la volontà. A questo punto potremo decidere lo spazio e il tempo del nostro sogno. Cioè possiamo scegliere il luogo in cui vogliamo andare sognando. Bisogneràallenarci durante il giorno a concentrare l’attenzione al posto dove vogliamo andare durante il sogno: una pratica consigliabile è di non concentrarsi su tutto il luogo, ma magari su un oggetto presente in esso, una piazza, una via, una persona, ecc. Poi quando sogniamo, basta ricordarci di quel particolare e così il nostro corpo del sogno verràattirato dall’attenzione che abbiamo depositato su di esso. Per il tempo, potremo decidere di sognare quel luogo di giorno o di notte, o di sognarlo l’ora corrispondente in cui stiamo effettivamente sognando. La cosa migliore è fare coincidere il tempo e lo spazio del sognare con il mondo della nostra vita quotidiana, per permettere al nagual e al tonal di intersecarsi, convivere.
Il sogno è mondo del nagual per eccellenza secondo Castaneda, è luogo di potere, luogo di incontri determinanti per il guerriero. È una specie di scuola efficace per la sua vita da sveglio. È addestramento per eccellenza della sua seconda attenzione e accesso alla terza attenzione, quella che fa interagire il lato destro e il lato sinistro, il tonal e il nagual. È il luogo per eccellenza dello sciamano: ma attenzione, stiamo parlando del ‘sognare’ inteso nel senso di don Juan. Cioè il sognare lucido, mentre invece l’altro sognare quello usuale fa parte anch’esso più del tonal che del nagual, più dell’ego che dell’energia, più del mondo ordinario che della realtàseparata, più della storia personale che della seconda attenzione.
PER LEGGERE QUALCOSA:
Carlos Castaneda
La Ruota del Tempo
Carlos Castaneda
Per seguire il cammino del sapere bisogna essere ricchi d’immaginazione. Su questo cammino nulla è…
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
L’Isola del Tonal
Il sapere degli stregoni, il corpo, la mente
“L’isola del Tonal” è il racconto dell’incontro di un uomo della nostra civiltàdella scienza,…
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
Il Secondo Anello del Potere
“Dopo aver appreso le arti magiche che introducono nel labirinto del ‘mondo del potere e della…
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
L’Arte di Sognare
“Indio messicano, grande sciamano e profondo conoscitore del mondo della magia, don Juan ha…
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
Il Potere del Silenzio
“Nel paesaggio allucinato e selvaggio di un Messico antico e immutabile, fra le reminiscenze delle…
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
Il Fuoco dal Profondo
I tre stadi della sapienza dello sciamano
“Il libro vede ancora protagonisti Don Juan e Genaro con il loro apprendista, lo scrittore peruviano…
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
Il Dono dell’Aquila
“Devo sottolineare ancora una volta che questa non è un’opera di fantasia. Ciò che sto per…
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
TensegritÃÂ
I sette movimenti magici degli sciamani dell’antico Messico
Salute, vitalità, giovinezza e benessere: un viaggio alla scoperta del mondo degli sciamani per…
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
Gli Insegnamenti di don Juan
Carlos Castaneda
La vera battaglia dell’uomo non è quella che combatte con i suoi simili, ma con l’infinito, e non…
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
Castaneda e le streghe del Nagual
Conversazioni con Carlos Castaneda Florinda Taysha Carol
La vita e la concezione del vivere delle tre donne che hanno assistito Castaneda nelle sue…
ÂÂ
ÂÂ
Il lato attivo dell’infinito
Il 27 aprile 1998, uno dei più influenti maestri della nostra epoca è morto lasciando un…
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
Una RealtàSeparata
Nuove conversazioni con don Juan
“Nella sua opera d’esordio, “A scuola dallo stregone”, Carlos Castaneda, studente di antropologia…
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
Viaggio a Ixtlan
Le lezioni di don Juan
Viaggio a Ixtlan è il terzo libro in cui Castaneda racconta la sua iniziazione ai misteri dello…
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
ÂÂ
ANCORA SU CASTANEDA
La carriera di scrittore – (Tratto da wikipedia)
Nei suoi libri, Castaneda descrive in prima persona quello che egli afferma essere la propria esperienza sotto la guida dello sciamano Yaqui chiamato don Juan Matus incontrato nel 1960. Castaneda scrive che egli fu individuato da don Juan Matus come in possesso della configurazione energetica del “nagual”. Egli inoltre usò il termine naqual per descrivere quella parte della percezione che appartiene alla sfera del “non conosciuto” e ancora non conoscibile dall’uomo, così sottointendendo che don Juan Matus fosse l’elemento di connessione con il “non conosciuto” (a cui spesso Castaneda fa riferimento come “realtànon ordinaria”
I suoi primi tre libri Gli insegnamenti di Don Juan: una via Yaqui alla Conoscenza, Una realtàseparata e Viaggio a Ixtlan, furono scritti mentre Castaneda era ancora uno studente all’università. Castaneda scrisse questi libri come se fossero il diario delle sue ricerche descrivendo l’apprendistato con uno sciamano tradizionale. Fu inizialmente acclamato per il lavoro descritto in questi libri, prima che iniziasse contro di lui una critica più accesa
Nei primi due libri Castaneda, descrive come la Via Yaqui per la conoscenza richieda l’uso di potenti piante indigene, come il Peyote e la Datura. Nel suo terzo libro, Viaggio ad Ixtlan, ribalta però la sua enfasi sul potere delle piante. Egli afferma che Don Juan le ha usate su di lui per dimostrare che le esperienze fuori dalla vita conosciuta e ordinaria, sono reali e tangibili, ma non sarebbero state necessarie se la sua mente fosse stata più fluida.
In seguito negò ogni utilizzo di droghe per i propri propositi. Affermò nei successivi libri che queste possono inalterabilmente danneggiare la sfera luminosa di emanazioni del corpo energetico, così come il corpo fisico.
In Viaggio ad Ixtlan, il terzo libro della serie, fa notare:
« La mia percezione del mondo attraverso l’effetto di questi psicotropi è stata così bizzarra ed impressionante che io fui costretto ad assumere che questi stati erano la sola via di comunicazione e apprendimento di ciò che don Juan stava cercando di insegnarmi. Questo assunto era erroneo. »
Il suo quarto libro, L’isola del Tonal, termina con Castaneda sul punto di saltare da un picco in un abisso, segnando così il suo passaggio da discepolo a uomo di conoscenza in quanto, invece di “morire” come avrebbe dovuto “sfracellandosi” sulle rocce, riesce a suo avviso “in qualche modo” a sopravvivere, appunto però “trasformato”. Anche se non arriva mai a spiegare di più.
L’incontro con don Juan
Castaneda ha acquisito fama per i suoi libri sulle vicende dello stregone Don Juan e il suo gruppo di allievi sciamani.
Secondo quanto asserito da Castaneda stesso, nel 1960, allora giovane studente all’Universitàdella California a Los Angeles, conobbe in Arizona un messicano di etnia yaqui, Don Juan Matus. Questi lo avrebbe iniziato alla stregoneria antica messicana, per usare i termini esatti del suo libro, portandolo a scoprire asserisce l’autore, nuovi mondi e stati di coscienza alterati ricorrendo inizialmente anche a sostanze allucinogene per farlo (come il cactus Peyote da cui si estrae la Mescalina), per abbattere le sue convinzioni; ma asserendo poi in successivi libri, che ciò non sarebbe stato affatto necessario se egli fosse stato un poco più “essere fluido”.
Proseguendo il racconto, alla partenza di Don Juan per il suo “ultimo volo” (una specie di “morte alternativa” a quella comune), lo sciamano Carlos, in qualitàdi nuovo nagual (cioè “leader”, capo) designato da Don Juan, avrebbe proseguito e guidato un altro gruppo di allievi, anch’essi preparati, il cammino verso la liberazione totale dell’essere, per partire infine anche loro, come il proprio maestro, per il “viaggio definitivo attraverso l’ignoto”.
Gli sciamani o “stregoni” che lo istruiscono, indicherebbero l'”ultimo volo” come un ‘”processo volontario di attivazione interiore del fuoco dal profondo insito in ogni essere, capace di condurre ad una specie di “autocombustione”, o volatilizzazione istantanea del corpo, nel quale però lo spirito, la propria coscienza, sarebbero in grado di sopravvivere.
Pensiero
La sintesi del pensiero di Don Juan potrebbe essere riassunta con queste parole: “il Cammino del Cuore”. Nel suo primo libro, Gli insegnamenti di Don Juan: una via Yaqui alla Conoscenza, Castaneda afferma: « Per me c’è solo il viaggio su di un cammino che abbia “un cuore”, qualsiasi strada che ha un “cuore”… Lì io cammino, e la sola sfida di valore per me è il percorrerla tutta. E lì io vado e ricorro, guardando e, osservando, rimirando senza fiato.. senza mai stancarmi »
Nelle opere successive l’autore introduce il concetto della “spietatezza assoluta”, basilare nel guerriero se non vuole perdere energia, o il potere che ha “accumulato”.
Niente “amore” quindi; niente inutili “lasciarsi andare” a se stessi.. (altro termine impiegato proprio cosi).
Gli insegnamenti di Don Juan, secondo lo stesso Castaneda, non hanno niente a che vedere con le altre tradizioni mistiche e credenze esoteriche o religiose, ma sono concetti totalmente nuovi e innovatori, gli stessi che gli hanno appunto dato il successo che ha avuto e che continua ad avere; includono delle pratiche di cui non si è mai parlato prima.
Non si parla per esempio di santi, non c’è un tema “salvifico” del tipo “comportati bene, o verrai punito”.. Tutto poggia più che altro sulle proprie capacitàinterne personali (la “salvezza” se c’è, è qualcosa di “individuale”) le quali possono venire sviluppate e affinate tramite certe tecniche, secondo criteri e per scopi pero del tutto diversi da quelli comuni alla maggior parte di altre filosofie.
Castaneda utilizza una terminologia propria, il suo pensiero è quindi legato a tali termini e alla spiegazione che se ne ricava dagli scritti.
Le Tre Arti
Tra gli strumenti che un guerriero avrebbe a disposizone, per raggiungere i propri obiettivi (accumulare potere personale, riguadagnare la propria libertà” e compiere, così, una “morte alternativa”), ci sarebbero:
L’arte dell’agguato – relazionata alla “prima attenzione”
L’arte del sognare (o “in-sognare”..) – relazionata con la “seconda attenzione”
L’arte dell’Intento, – di cui non parla – ma che si pensa sia collegata all’ultima attenzione possibile realizzabile, cui accenna nei suoi libri: la “terza attenzione”
Le Tre Attenzioni
«ciò che noi crediamo essere unico ed assoluto, è solo uno in un insieme di mondi consecutivi, posizionati come gli strati di una cipolla. Egli affermò che anche se noi fossimo stati energeticamente condizionati a percepire solamente il nostro mondo, avremmo avuto ancora la capacitàdi entrare in quegli altri regni, che sono reali, unici , assoluti ed ingolfati come lo è il nostro mondo».
Secondo Castaneda, il fatto più significativo nella vita di una persona è che non si rende conto di avere a disposizione altre “attenzioni possibili” (così lui le chiama), le quali andrebbero sviluppate. Incrementandole, arrivando cioè a “percepire”, ad averne piena coscienza, prima, disponibilitàe controllo, dopo, l’essere umano secondo lui, potrebbe arrivare addirittura a compiere una “morte alternativa”.
Incrementarle richiede disciplina, ma soprattutto “forza”, energia, quello che don Juan gli descrive come “potere personale”.
Ecco che con la corretta applicazione dell’arte dell’agguato (abbondantemente trattata ne “il potere del silenzio” ), egli afferma che possiamo diventare dei “cacciatori di potere”.
Andare a “caccia” di “potere”, significherebbe “accumulare” energia tramite certe tecniche di “controllo comportamentale”, ma anche dei rituali che non escludono, come giàaccennato, il consumo di allucinogeni, ma più spesso trattasi invece del contatto diretto con certe “forze” (spiriti, che lui chiama “alleati” di potere, appunto) naturali che ci circondano.
Un potere personale sufficiente, porterebbe dunque alla consapevolezza di tutte queste tre attenzioni e quindi, alla padronanza dell'”intento” (il controllo cosciente e volitivo della propria “forza di volontà“, che Castaneda ci descrive come delle fibre luminose di energia partenti dalla base dell’ombelico).
Il “Punto di Unione”
Questa padronanza sarebbe principalmente il movimento controllato di quello che è conosciuto in questa particolare disciplina, come il punto d’unione, il centro energetico della sfera luminosa di energia dell’uomo in cui si metterebbe insieme la nostra percezione, e responsabile quindi di quello che percepiamo coi nostri sensi.
Secondo questa filosofia, quando siamo giovani, il nostro uovo luminoso non si sarebbe ancora irrigidito e il punto d’unione scorrerebbe fluido. L’uovo degli umani sarebbe intersecato da “filamenti di energia”, che produrrebbero percezioni, ma quando le persone crescono e vivono in una esistenza ordinaria (concentrandosi solo cioè sulla loro “prima attenzione”), concretizzerebbero solo una piccola parte di queste emanazioni, che diventerebbero quindi tutta la loro realtàpercettiva, escludendo automaticamente tutti gli altri possibili mondi che invece potrebbero ugualmente essere raggiunti (attraverso le altre attenzioni possibili).
Castaneda afferma che ogni nostra sensazione, sentimento o azione, è determinata dalla posizione di questo punto di unione. Il movimento consapevole del punto di unione permetterebbe la percezione del mondo in maniera differente (realtànon ordinaria), nonché l’entrata in altri mondi veri e propri, diversi dal nostro, ma ugualmente “inglobanti” e “reali”.
L’obiettivo di tutto questo sarebbe quello di raggiungere la “totalitàdi se stessi”, ossia la piena percezione e dominio delle attenzioni.
il “Pinche Tiranno”
Piccoli movimenti porterebbero a piccoli cambiamenti nella percezione, ma grandi movimenti porterebbero a cambiamenti radicali. E sono questi che un guerriero cerca.
Secondo Castaneda, il suo maestro don Juan gli aveva spiegato che, secondo gli antichi stregoni messicani, per ottenere questo “movimento” si ricorreva a varie tecniche. Una di queste, era sfruttare la dinamica (energetica) di certe “reazioni emotive” e comportamentali (arte dell’agguato).
Da qui l’adozione, o la “ricerca” (folle, per un “essere ordinario”, ossia per colui che non sia un guerriero) di “andarseli proprio a cercare” i problemi, soprattutto di gente che ci renda “la vita impossibile”; don Juan, li definisce, i “Pinches Tiranos…” e sarebbero, delle vere benedizioni!… (solo per un guerriero, ovviamente, che sappia quello che sta facendo e cercando).
Ironicamente è lo stesso don Juan Matus, ne “il potere del silenzio” che giustifica la scelta di Castaneda come apprendista in quanto la presenza dello scrittore per lui rappresentava quanto di più fastidioso e irritante potesse esistere, dicendo anche di trarre da ciò energia per se stesso ed il proprio viaggio.
Fermare il “Dialogo interno”
Tutto questo, i “pinche tiranos” ma anche le altre tecniche (agguato, sogno, intento), ci aiuterebbe a raggiungere una delle mete supreme (l’altra è la “spietatezza”), in quanto “chiave di volta” per essere liberi (in questo caso di “percepire”): si tratta del “silenzio interno”, descritto da Carlos con i termini: “parar il dialogo interiore” (caratteristico della mente dell’uomo).
Altre tecniche
Attraverso molte altre tecniche (che sempre “solo accenna”, ma non arriva mai a spiegare fino in fondo) come la:
“ricapitolazione” dell’esperienze fatte nella propria vita
“cancellare la propria storia personale”, per
essere “inaccessibili”
sviluppare lo “stato d’animo del guerriero”, di cui la spietatezza è la meta finale
usare “l’idea della Morte” per “realizzarlo” (la “Morte come Consigliera”), e assieme a questa adottare anche
l’umiltàdel guerriero (ch’è molto diversa da quella dell’uomo comune)
“sognare” (lucidamente)
maneggiare l'”Intento” (“creare”, fare “miracoli” o cose “assolutamente impossibili” per la nostra mente “razionale”; si suppone “creare” in quanto, questa è l’unica parola associata a questo termine che si trova nei suoi libri. Tuttavia ripetiamo che non ha mai espresso chiaramente nulla su quest’arte)
porre l’agguato a se stessi, utilizzando i “pinches tiranos” oppure anche altre “tattiche”, sempre utili a “muovere” il punto d’unione
Il guerriero mirerebbe a riguadagnare la propria libertàperduta, che gli sarebbe stata tolta (da entitàda lui chiamati “esseri inorganici”, o “predatori” nel capitolo “Ombre di Fango” del libro Il lato attivo dell’Infinito), libertàdi “percepire” veramente: chi è, da dove viene, ma soprattutto, dove sta andando.., e.. dove vuole andare. Per poi “concretizzare” questo suo “volere”, con il “potere personale” che ha accumulato durante tutta una vita d’impeccabilità(essere “impeccabili”, fa parte dello “stato d’animo del guerriero”).
La ricerca della “Libertàâ€Â
Castaneda asserisce che don Juan, il suo maestro, lo aveva consigliato ed esortato a “non perdersi” nei numerosi mondi nuovi che poteva arrivare a percepire; in quanto, l’unica cosa importante, al momento della morte, era la “Libertà” di poter continuare a “percepire-rsi”. Non doveva quindi cedere alle “lusinghe” o alle “bellezze”, che in essi avesse potuto trovare.
Le critiche
Gli scritti di Castaneda sono stati criticati dal mondo accademico. Taluni hanno ritenuto che Castaneda si fosse appropriato del lavoro dell’antropologa Barbara Myerhoff. Altri hanno cercato di ricostruire il nesso storico tra la vita di Castaneda e gli eventi raccontati nei libri senza però alcun successo. Chi sostiene l’autenticitàdi quanto esposto da Castaneda, afferma invece che le incoerenze sarebbero state lasciate “di proposito” dall’autore proprio come avrebbe fatto per la sua vita privata: ossia, come parte integrante del modello proposto dal nucleo d’insegnamenti propri del suo maestro Don Juan.
Uno degli aspetti più controversi del suo lavoro è la descrizione dell’uso di alluginogeni per raggiungere nuovi stadi di consapevolezza.
Nel suo terzo libro, scrive:
« La percezione del mondo attraverso gli effetti delle sostanze psicotrope è stato così bizzarro e impressionante da spingermi a pensare che tale stato fosse l’unica strada per comunicare e imparare quello che Don Juan tentava di insegnarmi. Tale assunto però si dimostrò erroneo »
I libri
1.Gli insegnamenti di Don Juan: una via Yaqui alla Conoscenza pubblicato inizialmente in Italia con il titolo A scuola dallo stregone- descrive delle “piante di potere” o “alleati”, la strada verso la conoscenza col “mescalito” (peyote), ecc – il protettore dell’uomo; vedere le cose con colori liquidi; “funghi allucinogeni” – imparare a manipolare, volare, e a percepire la forma di un animale; datura- spirito femminile, difficile da manovrare, da forza, processo lungo. Questo libro è l’unico nella serie in cui l’ultima parte include una dettagliata “Analisi ragionata” degli insegnamenti di Don Juan.
2.Una realtàseparata – Discute le idee di volontà, follia controllata e vedere (come contrapposto a guardare), come strumento che un guerriero usa per essere un uomo di conoscenza.
3.Viaggio ad Ixtlan – Lezioni sulla strada del guerriero, o fermare il mondo, la routine, la propria storia personale, importanza di se stessi, la morte come un messaggero, il non fare, sognare.
4.L’isola del Tonal – Descrizione di punti di percezione nel corpo o nell’uovo luminoso, tonal (prima attenzione, conoscenza, consapevolezza del lato destro) e nagual (seconda attenzione, ignoto, consapevolezza del lato sinistro, sognare insieme)
5.Il secondo anello del potere’ – Descrive gli eventi dopo la partenza di Don Juan, le esperienze con le donne guerriere del gruppo originario del nagual, la seconda attenzione (il secondo anello del potere), la perdita della “‘forma’ umana”, il sogno,
6.Il dono dell’Aquila – descrizione della forza che crea, distrugge e governa l’universo (o almeno le 48 bande della terra), oltre che sorgente delle emanazioni stesse, descrizione dei comandi dell’Aquila all’uomo, la regola del Nagual, vari livelli di insignificanti tiranni, la via verso la libertà, l’agguato a se stessi e il sogno, luogi di potere.
7.Il fuoco dal profondo – passo dopo passo, delucidazioni della padronanza della consapevolezza o della conoscenza del neo veggente: tutto è energia (le emanazioni dell’Aquila o emanazioni luminose), l’uovo luminoso e il punto d’unione, il noto (prima attenzione o tonal), l’ignoto (seconda attenzione o nagual), l’inconoscibile (fuori dall’uovo luminoso), tiranni di scarsa importanza come modo per spostare il punto d’unione e promuovere la crescita del guerriero, mondi gemelli di organico ed inorganico (più precisamente esseri materiali e esseri non materiali), spostamento del punto di unione e altri filamenti di consapevolezza, fasci di emanazioni che sono le basi per le fonti di differenti tipi di consapevolezza e forme, la forma umana, le forze che colpiscono l’uovo luminoso, vincere la morte, l’agguato a se stessi, l’intento e il sogno.
8.Il potere del silenzio – racconti sulla padronanza essenziale dell’intento, ruotanti attorno a punti chiave dello spirito
9.L’arte di sognare – passi verso la padronanza del sogno.
10.Tensegrità, passi magici – descrizione con foto di movimenti fisici miranti ad incrementare il proprio benessere, un sistema divenuto famoso col termine “tensegrità”
11.Il lato attivo dell’infinito – ricapitolazione, diario degli eventi significativi (come visti dallo spirito)
12.La ruota del tempo – ricostruzione del modo in cui i libri precedenti sono stati scritti con citazioni da tutti i precedenti libri.
13.
Pubblicazioni
L’autore ha scritto i seguenti libri, pubblicati in quest’ordine:
Gli Insegnamenti di don Juan (Milano, Rizzoli, 1999, ISBN 88-17-86027-1)
Una realtàseparata (Milano, Rizzoli, 2000, ISBN 88-17-86200-2)
Viaggio a Ixtlan (Milano, Rizzoli, 2000, ISBN 88-17-86368-8)
L’isola del Tonal (Milano, Rizzoli, 1997, ISBN 88-17-11509-6)
Il secondo anello del potere (Milano, Rizzoli, 2001, ISBN 88-17-25893-8)
Il dono dell’aquila (Milano, Rizzoli, 1985, ISBN 88-17-16542-5)
Il fuoco dal profondo (Milano, Rizzoli, 1987, ISBN 88-17-12750-7)
Il potere del silenzio (Milano, Rizzoli, 2001, ISBN 88-17-25891-1)
L’arte di sognare (Milano, Rizzoli, 2000, ISBN 88-17-25892-X)
Tensegrità-Passi magici (Milano, Rizzoli, 2004, ISBN 88-17-25817-2)
La ruota del tempo (Milano, Rizzoli, 2002, ISBN 88-17-12799-X)
Il lato attivo dell’infinito (Milano, Rizzoli, 2000, ISBN 88-17-25889-X)
La sua fondazione for profit (Cleargreen), nonché altri autori che vanno dai discepoli di Castaneda (riconosciuti e non, da lui) a numerosi altri personaggi che affermarono aver conosciuto ugualmente don Juan, oppure ancora nuovi autori che si affacciarono nella scena per scrivere del tema, giornalisti, investigatori, e altri hanno dato vita, unitamente ai libri sopra citati, a una estesa Bibliografia castanedica.
ÂÂ
Foto da : sciamanesimo.splinder.com; www.abakab.com;www.amaterra.it ;rossellagrenci.wordpress.com;sciamano-tunguska.blogspot.com; www.corsodireligione.it; www.leggievai.it;www.mondodelgusto.it;www.listal.com;www.carloscastaneda.it