Una presa di posizione, quella partannese, che giunge gradita e attesa dopo un ventennio di pressoché assoluto silenzio da parte della cittadina del trapanese che diede i natali a Rita Atria; una presa di posizione scaturita dall’espressa volontà di un gruppo di giovani del luogo, che intendono lanciare un segnale forte a Partanna e nel territorio circostante.
Il presidente dell’associazione, Santo Laganà, ha ritenuto opportuna e significativa la sua presenza a Partanna, al fine di conoscere personalmente i giovani intenzionati a tradurre in impegno concreto, a favore della giustizia sociale, lo “spirito antimafia” che li accomuna.
Ha, poi, voluto render loro partecipi dei principi ispiratori i componenti dell’associazione di Milazzo che, dal 1994 a oggi, si è resa protagonista di anni di battaglie nell’interesse collettivo, ponendosi quale osservatorio politico-sociale e come promotrice di una coscienza antimafiosa tra la cittadinanza.
“Coerenza e rigore, libertà da condizionamenti”: queste le sole richieste rivolte da Laganà ai membri del presidio di Partanna, che condurrà autonomamente qualunque iniziativa riterrà meritevole all’interno del contesto nel quale si troverà ad operare.
“La nascita di questo presidio è il modo migliore per ricordare Rita nel ventennale della sua scomparsa” ha affermato Nadia Furnari, ricordando ai ragazzi: “Quella che vi assumete oggi è un’importante responsabilità, consapevoli del peso che implica la scelta di portare avanti, nel quotidiano, il nome di Rita”.
A dare l’avvio alle attività del partannese saranno Cristina Accardo, Valentina Barresi, Valeria Caracci, Davide Clemenza, Michele Secchia, Antonina Nastasi, Vincenza Viola, Valentina Zanda e Michele Tammuzza.
fonte associaizone antiumafie rita atria – facebook
In ricordo di Rita Atria
(di Matteo Scirè)
La giovane Rita Atria aveva bisogno di respirare quel “fresco profumo di libertà” di cui parlava Paolo Borsellino, per questo si ribellò alla sua famiglia e al contesto mafioso in cui era nata e cresciuta. Una scelta coraggiosa, dettata inizialmente dal desiderio di vendetta nei confronti degli assassini del padre e del fratello, che sfociò in un bisogno autentico di giustizia e di legalità.
L’incontro con Paolo Borsellino, allora procuratore a Marsala, le diede la forza di intraprendere un percorso difficile, per una ragazza di soli 17 anni. Al giudice raccontò tutto della sua famiglia e della mafia di Partanna, il piccolo centro in provincia di Trapani in cui viveva. Rita aveva capito che su di lui poteva contare non solo come magistrato capace, ma anche come punto di riferimento per una nuova esistenza libera dalla cultura mafiosa e dai condizionamenti di Cosa nostra. Le sue rivelazioni, insieme a quelle di sua cognata Piera Aiello, consentirono alla magistratura e alle forze dell’ordine di arrestare decide di boss.
Dalla località protetta in cui si trovava, a Roma, Rita fu costretta a sopportare il peso della delegittimazione e della solitudine. Durante il processo gli imputati tentarono di farla passare per pazza e anche la madre la ripudiò, ma nonostante questo Rita trovò le motivazioni e le risorse interiori per andare avanti fino al 19 luglio del 1992, giorno della strage di via D’Amelio. La notizia della morte di Paolo Borsellino fu per lei una doccia fredda, un dolore insopportabile che lei stessa descriverànell’ultima pagina del suo diario prima di lasciarci, il 26 luglio del 1992:
“Ora che è morto Borsellino, nessuno può capire che vuoto ha lasciato nella mia vita.
Tutti hanno paura ma io l’unica cosa di cui ho paura è che lo Stato mafioso vincerà e quei poveri scemi che combattono contro i mulini a vento saranno uccisi. Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c’è nel giro dei tuoi amici, la mafia siamo noi ed il nostro modo sbagliato di comportarsi.
Borsellino, sei morto per ciò in cui credevi ma io senza di te sono morta”.
fonte: by Redazione Malitalia ·