20anni dopo – Paolo Borsellino, vent’anni fa la strage di via D’Amelio
Cronaca Regionale

20anni dopo – Paolo Borsellino, vent’anni fa la strage di via D’Amelio

E, come ogni anno, a simbolo della loro battaglia per la ricerca della verità sulla strage di via D’Amelio, hanno scelto l’agenda rossa, con il diario del magistrato, scomparsa misteriosamente subito dopo l’attentato.

Con il presidio delle Agende rosse – che nel corso di un corteo hanno contestato il presidente Napolitano manifestando solidarietà ai Pm di Palermo che indagano sulla trattativa – hanno preso il via ieri a Palermo le iniziative per ricordare, nel ventennale, l’eccidio di via D’Amelio.

Al giudice ucciso il Comune intitolerà l’atrio della biblioteca di Palermo, mentre a tutti quelli nati il 19 luglio del 1992 a Palermo l’amministrazione ha regalato dei block notes con l’elenco di tutte le vittime della mafia dal 1893 a oggi. Sempre per ricordare l’eccidio in cui morirono anche gli agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, le agende rosse hanno «scalato» il monte Pellegrino per raggiungere il castello Utveggio, luogo da cui si pensava fino a qualche tempo fa fosse partito il segnale per azionare la bomba.

Salvatore Borsellino. «Il castello Utveggio – ha spiegato Salvatore Borsellino, fratello di Paolo e ideatore del movimento delle agende rosse – è un simbolo visto che sicuramente lì c’era un centro del Sisde. Da lì qualcuno avrà visto la colonna di fumo il 19 luglio 1992 e avrà comunicato a chi di dovere che l’attentato era andato a buon fine».

Manfredi Borsellino. Per le vie della città, intanto, si snodava il lungo cordone degli scout, organizzato dall’Agesci, dalla Magione a piazza San Domenico, dove il figlio di Borsellino, Manfredi, che oggi fa il commissario di polizia, non è riuscito a trattenere le lacrime mentre leggeva il discorso pronunciato vent’anni fa dal padre in quella stessa basilica per ricordare Giovanni Falcone.

L’ultimo appuntamento della giornata alla facoltà di Giurisprudenza per il convegno, organizzato da Antimafia Duemila, sul tema «Trattative e depistaggi: quale stato vuole la verità sulle stragi?» con gli interventi – tra gli altri – di Salvatore Borsellino, Antonio Ingroia, Antonino Di Matteo, Roberto Scarpinato, Domenico Gozzo.

Le iniziative culminano in via D’Amelio, dove un albero d’ulivo raccoglie i messaggi e le testimonianze di solidarietà portate negli anni. Quell’albero e quel luogo, però, secondo la famiglia Borsellino non devono «essere meta di rappresentanti delle istituzioni venuti a portare corone di fiori. Vogliamo che ci siano persone che scelgono di fare memoria».

Polemiche che non sono passate inosservate, tanto che Gianfranco Fini, presidente della Camera, farà visita solo in forma privata. Il presidio in via D’Amelio avrà inizio alle 8 dando spazio alle iniziative della società civile e soprattutto ai bambini per i quali sono previsti, dalle 9.30 alle 13, animazione ludica e didattica e percorsi di «Legalità».

La giunta distrettuale dell’Anm di Palermo commemorerà il giudice con un convegno alle 11 In via D’Amelio arriverà in serata anche la fiaccolata organizzata da Giovane Italia che partirà alle 20 da piazza Vittorio Veneto. Parteciperanno, tra gli altri il segretario del Pdl Angelino Alfano, il coordinatore nazionale Ignazio La Russa, il sindaco di Roma Gianni Alemanno, il vice presidente del Parlamento Europeo Roberta Angelilli e l’ex ministro della Gioventù Giorgia Meloni.

In Parlamento. Alla Camera e al Senato si ricorda la «vile strage» di via d’Amelio nella quale 20 anni fa persero la vita Paolo Borsellino e gli uomini della sua scorta. Il presidente dei Palazzo Madama Renato Schifani parla di quello che «è stato il più giovane magistrato d’Italia» che si è dedicato con impegno e rigore alla lotta contro la mafia. «Desidero esprimere nostra vicinanza alle famiglie delle vittime», aggiunge. «Seguire il loro esempio – conclude – sarà il modo migliore per ricordare la loro memoria».

Vietti. Paolo Borsellino «è stato un modello di magistrato perchè ha contrastato con grande passione la criminalità organizzata senza indulgere nella sociologia, ma rispettando con grande rigore le regole del processo». Lo ha detto il vicepresidente del Csm, Michele Vietti, intervistato dal Tg1.

I processi. La nuova stagione processuale per la strage di via D’Amelio farà il suo esordio in aula il 18 ottobre quando si aprirà a Caltanissetta la prima udienza del processo abbreviato a Fabio Tranchina, il pentito che con Gaspare Spatuzza ha riscritto gli scenari, i ruoli, le responsabilità esecutive dell’uccisione di Paolo Borsellino e dei cinque poliziotti della scorta. Questo è il primo processo del nuovo filone che prende le mosse dall’inchiesta della Procura nissena sui depistaggi, i falsi pentiti, le ricostruzioni manipolate.

Ne è scaturito un terremoto giudiziario: il 28 ottobre 2011 sono stati scarcerati sette imputati già condannati con sentenza definitiva (sei all’ergastolo), l’8 marzo 2012 sono stati arrestati quattro nuovi imputati per la strage, tra cui il boss Salvatore Madonia, detenuto per altre vicende di mafia. Da queste due svolte collegate nasceranno un nuovo procedimento per Tranchina (quello fissato per ottobre) e un processo di revisione per gli imputati scagionati che sarà celebrato davanti alla corte d’appello di Catania. E solo dopo partirà il Borsellino quater con gli ultimi arrivati: oltre a Madonia, rampollo di una potente famiglia mafiosa palermitana, Vittorio Tutino, Salvatore Vitale e Gaspare Spatuzza che ha confessato, smentendo il falso collaboratore Vincenzo Scarantino, di avere procurato la 126 poi imbottita di tritolo. Con loro sarà giudicato un altro falso pentito, Calogero Pulci, che accusò e fece condannare Gaetano Murana coinvolgendolo nelle fasi esecutive della strage. Tutino aiutò Spatuzza a rubare la 126 mentre Vitale abitava nello stesso palazzo della madre del magistrato e per questo diventò la «talpa» degli stragisti. Cruciali nella riscrittura dell’attentato sono state le dichiarazioni di Spatuzza e di Tranchina.

Mentre Spatuzza ha ricostruito il quadro d’insieme della strategia stragista fornendo anche dettagli minuziosi sul piano d’attacco, Tranchina ha confessato di avere acquistato il telecomando che innescò l’esplosione e ha svelato il ruolo del boss Giuseppe Graviano: lo accompagnò nei sopralluoghi in via D’Amelio fino al momento in cui il boss decise di appostarsi dietro un muro per azionare l’autobomba.

Nel nuovo filone processuale confluiscono con quelle di Spatuzza e Tranchina anche le rivelazioni di Antonino Giuffrè e Giovanni Brusca sulla riunione che alla fine del 1991 avrebbe convocato Totò Riina per dare il via alle stragi del 1992. «Ci dev’essere la resa dei conti», avrebbe annunciato Riina davanti a una lunga lista di obiettivi: con i «nemici» storici Falcone e Borsellino, c’erano un politico «inaffidabile», Salvo Lima, e alcuni politici «traditori». Fu ucciso solo Lima, il 9 marzo 1992. Per gli altri il progetto sarebbe rientrato perchè intanto sarebbe cominciata la «trattativa» tra lo Stato e la mafia. Ma proprio questo contatto riservato avrebbe accelerato l’eliminazione di Borsellino diventato, ipotizzano i pm di Caltanissetta, un ostacolo alla «trattativa».

fonte:http://www.ilmessaggero.it/primopiano/cronaca/paolo_borsellino_ventanni_fa_la_strage_di_via_damelio/notizie/209171.shtml

19 Luglio 2012

Autore:

admin


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