GALATI MAMERTINO – “Ditirambo” i Cantori della tradizione mamertina
Cultura

GALATI MAMERTINO – “Ditirambo” i Cantori della tradizione mamertina

di Giuseppina Laguidara
ditirambo1_400_x_282
I “Ditirambo”, ossia i “Cantori della tradizione di Galati Mamertino” sono 15 baldi giovanotti che insieme raggiungono “quota” 972. Non in metri d’altezza…ma di anni vissuti!!! Si tratta di Salvatore Rivetti, 64 anni, Calogero Anastasi, 71 anni, Antonino Amadore, 71 anni, Salvatore Carcione, 60 anni, Sarino Castano, 62 anni, Emanuele Calogero, 65 anni, Tanino Fazio, 42 anni, Antonino Frisenda, 76 anni, Giacomo Miceli, 81 anni, Giuseppe Montagna, 62 anni, Giuseppe Smiriglia, 62 anni, Antonino Smiriglia, 38 anni, Giacomo Smiriglia, 70 anni, Nino Smiriglia, 77 anni, Nino Vicari, 70 anni. Questi simpatici “giovanotti” sono per lo più ex agricoltori, pastori e artigiani non più in forza di lavoro, con delle belle “voci” e la passione per il canto. Dopo aver cantato per anni e anni attorno ai “zucchi ri Natali”, in chiesa o nei campi, il 24 marzo 2009 hanno ufficialmente fondato l’associazione Ditirambo (nell’antica Grecia un inno cantato e danzato in onore del dio Dioniso, Bacco presso i romani, una composizione poetica corale, dove poesia, musica e danza erano fusi insieme e tutti e tre indispensabili in ugual misura) motivati fortemente dall’idea di far conoscere a quanti più possibili i canti che si eseguivano attorno i fuochi. Il loro è un repertorio antico, ma per certi versi sempre attuale, cantato a “cappella” a tre o quattro voci per rime alternate, che vogliono far conoscere e tramandare anche alle nuove generazioni antichi suoni, canti e parole, che rischiavano di cadere nel dimenticatoio e che oggi rivivono e  costituiscono un patrimonio culturale e tradizionale per il grande impegno ma soprattutto per l’entusiasmo e la passione di questi “giovani – anziani. Così come afferma un grande illustre studioso delle tradizioni popolari, G. Pitrè, quando dice che “ il passato non è morto, esso rivive in noi e con noi; ci accompagna e si manifesta presso la culla e la bara, nelle feste e nei giochi, negli spettacoli e in chiesa, nella strada e nei campi”. Soprattutto per questo i Ditirambo sono diventati “ambasciatori” delle antiche tradizioni nebroidee, un miracolo musicale riuscito grazie alla magistrale “bacchetta” di Antonio Smiriglia, noto musicista galatese e loro direttore artistico. cantori3Il loro “sogno” per anni è rimasto nel cassetto, oggi si è trasformato in realtà, cioè voglia di dire, cantare e raccontare per non dimenticare, ed i Cantori della tradizione di Galati Mamertino hanno inciso anche due CD. Il primo è stato:Sùsiti bedda,  in ricordo della zampogna che avvertiva la gente per la novena a S. Caterina, chiesa del galatese ove si trova conservato il prezioso Crocifisso di Frà Umile da Petralia  (del quale quest’anno, sino a settembre 2010, ricorre il 150esimo della conoscenza ufficiale dei festeggiamenti in Suo onore) e poi Vinni a cantari” una “compilation” di 15 brani, un concerto misto di sacro e profano interpretato da  voci “non pulite” perché “non strutturate” combattute tra la voglia di “far bene” e le “difficoltà” oggettive  di rendere la pronunzia perfetta di “vocaboli” ormai scomparsi dal “vernacolo” corrente, ma senza dubbio pregnanti di tanta emotività.  Nel loro repertorio si riscontrano quasi tutte le sfaccettature dei sentimenti umani e le fatiche del lavoro alleviate per l’appunto dal canto. I canti che rappresentavano un momento di “pausa” quando si lavorava “all’anto” (nei campi), quelli che fungevano da dichiarazione d’amore, dalle tipiche serenate ai racconti di amori non corrisposti o sofferti, a lodi a Dio e alla Madonna,  che accompagnavano i momenti di fede nel corso dell’anno, nenie natalizie, implorazioni e preghiere, ove si intersecano sentimenti di fede e amore. In effetti, una volta c’era sempre un canto e una musica per ogni racconto… Ci sono riusciti molto bene i nostri bravi cantori a trasmettere emozioni sopite, soprattutto nella nostra epoca, a fare vibrare le corde dell’anima di chi va ad ascoltare queste melodie, e soprattutto nel vedere la forza, il vigore, la passione di questi signori dall’animo molto nobile.Il presidente dei Ditirambo, Salvatore Rivetti, è un uomo dall’indole particolarmente sensibile.Ha fatto l’esattore come lavoro, il padre era un maresciallo dei carabinieri piemontese, trapiantato a Galati nel 1939, anno in cui sposa una galatese.Il presidente Rivetti è stato sempre impegnato nel sociale,  negli anni dal 90 al 95 è stato dirigente  della squadra del Galati.” Nonostante mi ritenessero, forse, più fortunato rispetto ai tanti perché appartenevo alla piccola borghesia, ho sempre preferito trascorrere il mio tempo con i pastori e gli agricoltori, loro hanno un animo più puro, sono più vicini al Supremo”. La sua sensibilità è anche forza di vivere tanto che è reduce da tre by –pass, ma a conclusione del terzo, appena dopo un mese, già cantava. Un inno alla vita il suo e un esempio di come si può essere “giovani” dentro. “Non voglio mettermi incollato davanti alla Tv, non giova a nulla”. L’idea dell’associazione nasce principalmente dal voler tramandare si cantava insieme, i canti natalizi in chiesa, ma soprattutto attorno ai “zucchi ri Natali” i ceppi, le radici degli alberi che a Galati erano anche motivo di competizione tra i quartieri di Serro, Chiazza e Pilieri sin da fine ottocento. Una competizione che faceva “rubare” i zucchi degli altri e vinceva chi li faceva durare di più. Attorno a loro si mangiavano i fichi secchi e il pane, quando c’era, poi un buon bicchiere di vino e via al canto!!! Le emozioni che provo quando cantiamo  sono indescrivibili. Mi commuovo solo al pensiero di quando “loro” cantano la Sarvi Riggina”. Alla mia osservazione:“Loro? Perché lei non canta con loro?” replica : “Sì, ma io piango quando la canto, è qualcosa di indicibile, che esce dall’animo, dal profondo del nostro essere. I canti ci inducono ad attente riflessioni su valori ormai persi. Vogliamo trasmettere ai giovani il sentimento del rispetto e dell’amore universale. Rispetto per i loro padri, per i loro avi, soprattutto quando affrontano un periodo difficile della vita: la vecchiaia. Un maggiore rispetto per gli anziani, che sempre più oggi vengono “abbandonati” a badanti e muoiono di malinconia e dolore. Hanno fatto tanti sacrifici per mandarli a scuola ed oggi soffrono in silenzio perché, per quel pudore d’altri tempi,  non parlano della tanta indifferenza e dell’egoismo che aleggia attorno a loro perché molto spesso i giovani sono “ottenebrati” da tante mode sbagliate. Un grande esempio quello dei DITIRAMBO, un’arte, il canto in questo caso, che nasce soprattutto dalla passione di vivere. Ci preannunciano che stanno preparando il 3 CD, che sperano possa essere pronto per la prossima primavera, considerato che conterrà anche degli antichi canti pasquali.

11 Novembre 2009

Autore:

admin


Ti preghiamo di disattivare AdBlock o aggiungere il sito in whitelist