Fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce. Recitava un vecchio adagio. A Sinagra esplode la polemica sulla “potatura” radicale degli alberi di via Convento, all’ingresso del paese, lato campo sportivo. Ma pare che la “motosega” abbia colpito in altri spiazzi del comune.
Abbattimento necessario – dicono gli operai a chi chiedeva, mentre con le motoseghe compivano lo scempio –.
A 24 ore dalla “giornata della terra“, – che si celebra oggi – dove molte amministrazioni pianteranno alberi sul loro territorio, a Sinagra assistiamo ad un intervento radicale di potatura che lascia perplessi e scatena le ire di tanti, anche l’opposizione dice che farà sentire la sua voce e farà anche le pulci sui costi dello smaltimento dei rami e dei tronchi – considerati rifiuti particolari – , ma a mormorare ora sono gli ecologisti,anche quelli di Monforte San Giorgio, che avevavo evitato nel loro comune, con un braccio di ferro con l’amministrazione, che cosa simile avvenisse, e che hanno espersso piena solidarietà ai cittadini che li hanno contattati.
Ma è anche la “rete” a dire la sua (l’immagine d’apertura è presa la blog di capitan sparrow).
Una domanda sorge spontanea: esiste della convenienza nel tagliare gli alberi – anche se non erano considerati monumentali – (senza valutare proposte alternative legate alla manutenzione e alla cura degli stessi)?
Non crediamo che la soluzione del taglio sia la sola percorribile – e dice un esponente dell’opposizione “non capiamo la fretta con la quale spesso si procede, abbattendo anche piante sane, come in questo caso dei splendidi esempio di pini in fioritura.
E poi, nel caso di piante ammalate, perché non metterle in sicurezza e curarle?
E se invece era necessario rimuoverle – perchè potevano creare danno alla circolazione – perché non prevederne nel tempo gli interventi tesi a ridimensionare il loro fogliani e gli stessi rami?”
Ma sapete quanto ci vuole per crescere un pino?
E dire he Singara con i percorsi sugli ulivi centenari ha fatto della tutela del verde un suo fiore all’occhiello.
Tutela degli alberi monumentali e del verde pubblico (ma non è il caso avvenuto a Sinagra, quelli erano semplici Pini).
Come sempre accade, le migliori riforme in campo ambientale avvengono nel silenzio generale, al massimo sottovoce.
E’ accaduto con la legge 8 agosto 1985, n. 431, la notissima Legge Galasso, ed è accaduto anche nei giorni scorsi con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica (l’1 febbraio 2013) della legge n. 10 del 14 gennaio 2013, “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”.
Si tratta di una piccola-grande rivoluzione verde per le città: viene sancita la Giornata nazionale degli alberi (21 novembre) con iniziative concrete ( es. messa a dimora di alberi autoctoni) e di sensibilizzazione, è rivitalizzato il programma “un albero per ogni neonato” (legge n. 113/1992), i Comuni dovranno dotarsi di un catasto del verde urbano e di più consistenti quote di verde pubblico negli strumenti urbanistici generali e attuativi, i cittadini potranno prendere in gestione il “verde di quartiere”, così come – finalmente – avranno una tutela specifica gli alberi monumentali e le alberate cittadine, finora spesso e volentieri massacrati a dispetto di qualsiasi buon senso.
Ora c’è un nuovo importante strumento per difendere il nostro verde pubblico e migliorarlo.
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus
Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del 1 febbraio della Legge 10 del 2013, approvata definitivamente dalla Commissione Ambiente del Senato lo scorso 21 dicembre, per la prima volta in Italia da oggi è legge dello Stato la tutela degli alberi monumentali: i Comuni dovranno censirli e chi ne provoca il danneggiamento o l’abbattimento dovrà pagare fino a 100 mila euro di sanzione.
Le nuove norme riguardano in generale lo sviluppo del verde urbano e prevedono, tra l’altro, l’istituzione di una Giornata nazionale degli alberi il 21 novembre di ogni anno, l’obbligo per i Comuni di rispettare standard minimi in materia di verde pubblico per abitante, misure per favorire la creazione attorno alle città di ‘cinture verdi’ e soluzioni architettoniche innovative quali le coperture a verde sui lastrici solari e sulle pareti degli edifici.
Un risultato importante, “frutto di una nostra proposta accolta dal Parlamento: un risultato che consentirà di salvaguardare una grande ricchezza ambientale, paesaggistica e culturale”, commentano Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, senatori del Pd. “Secondo le poche stime disponibili, in Italia vi sono oltre ventimila alberi di importanza monumentale, nei quali l’elevato pregio ambientale si accompagna al fatto di simboleggiare eventi storici, identità territoriali, storie e leggende secolari. Ora – aggiungono – finalmente questo patrimonio potrà essere conosciuto nelle sue reali dimensioni e soprattutto difeso adeguatamente”.
“Entro sei mesi le Regioni dovranno definire i criteri per i quali le piante possono essere dichiarate ‘monumentali’ e nei successivi sei mesi gli enti locali dovranno procedere al censimento. A quel punto avremo un database degli alberi monumentali italiani che godranno di una tutela specifica per cui chi li danneggia andrà incontro a sanzioni importanti” spiega all’Adnkronos il senatore Roberto Della Seta, Capogruppo del Pd in Commissione Territorio, Ambiente e Beni Ambientali.
Con l’obbligo del censimento, si risponde anche alla richiesta, più volte avanzata negli anni, di istituire un albo nazionale degli alberi monumentali, così “quando nelle grandi città vengono avviati i lavori per realizzare infrastrutture che prevedono l’abbattimento di alberi, la norma consentirà di individuare la presenza di un albero monumentale e tutelarlo”, aggiunge Della Seta.
Il disegno di legge pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 1 febbraio nasce “all’inizio della legislatura, ma senza la norma sugli alberi monumentali – spiega il Senatore Pd – approvato per la prima volta dalla Camera nel 2009, una volta arrivato in Senato abbiamo pensato di inserire la norma sui monumentali, argomento di rilevanza per l’Italia che vanta un patrimonio di alberi dal valore non solo ambientale ma anche culturale perché alcuni di questi identificano e simboleggiano importanti eventi storici. Abbiamo quindi inserito questa norma ma temevamo, visto lo scadere della Legislatura, che si fosse persa la possibilità di approvazione, invece siamo riusciti a farla approvare proprio all’ultimo, il 21 dicembre scorso”.
Secondo le stime del Corpo Forestale, che dagli anni ’80 stila una lista degli “alberi di notevole interesse”, in Italia ci sono circa 22.000 alberi di particolare interesse tra cui 2.000 esemplari di grande interesse e 150 di eccezionale valore storico o monumentale. Si va dal Castagno dei Cento Cavalli a Sant’Alfio, con il suo tronco che misura ben 22 metri di circonferenza, alla quercia delle streghe di Capannori dall’aspetto bizzarro e un po’ tetro; dal liriodendro del parco Besana di Sirtori in provincia di Lecco, alto ben 50 metri, all’oleastro di San Baltolu di Luras che per raggiungere le sue attuali dimensioni (la circonferenza del tronco di quasi 12 metri e un’altezza di 15 metri) si calcola abbia impiegato oltre due millenni.
Sono i ‘grandi alberi’ o ‘patriarchi della natura’, i secolari alberi monumentali testimone della storia d’Italia. Come gli “Alberi della Libertà”, piantati dagli aderenti ai moti carbonari, o il cipresso di San Francesco in Umbria.
Finora, la tutela degli alberi monumentali era stata oggetto di un’integrazione del Codice Urbani con la quale gli alberi erano stati introdotti tra i beni culturali che possono essere vincolati.
Si trattava, però, di una semplice indicazione che dava facoltà alla sovrintendenza di richiedere il vincolo, ma secondo la quale un albero secolare che si trovasse in una proprietà privata poteva essere abbattuto senza consequenze legali, se il vincolo non era stato richiesto dal proprietario.
Alcune Regioni erano corse ai ripari dotandosi di leggi di tutela, come nel caso della Puglia che ha adottato una normativa ad hoc di tutela del patrimonio arboreo, mentre la Regione Siciliana, tramite decreto, ha istituito l’albo dei suoi alberi secolari che finora ha censito 243 piante.
Mancava, però, una normativa unica e l’albo nazionale degli alberi secolari, del quale tanto si è discusso, non è mai stato realizzato e che ora potrebbe prendere corpo con il censimento previsto dalla norma da parte degli enti locali.