MESSINA – L’appello di Francesco e Chiara: “Dateci  un centro diurno per disabili”
Cronaca Regionale

MESSINA – L’appello di Francesco e Chiara: “Dateci un centro diurno per disabili”

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“Sono esasperato, aiutatemi, ho sessantuno anni. Fino a quando potrò condurre questa vita?”

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Francesco non ne può più. E nonostante la forza di volontà con la quale affronta le sue giornate, ormai è stanco e sfiduciato. La vita che conduce lo costringe a vivere giorno per giorno, intensamente, il suo rapporto con la figlia, caratterizzato da un amore infinito per lei, accompagnato da tanta fatica. Ma guardando avanti non può che avvertire scoramenti e perplessità, non riuscendo più a traguardare un percorso con l’occhio di chi spera che le cose possano cambiare, considerando la pazienza ed il buon senso come risorse attraverso le quali interagire con la politica, quella, in particolare, che si occupa di sociale. Una politica da cui si sente tradito e abbandonato. Per questo urla alla città e al mondo, con rabbia, la sua storia di uomo e di padre, innanzitutto, che vive in funzione delle esigenze della figlia Chiara, una dolcissima ragazza di ventidue anni che egli continua a chiamare “bambina”.

 

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Superata la fase dell’attesa, della comprensione e della speranza da riporre nelle mani di una classe politica che non lo rappresenta in quanto miope ed inefficiente verso chi ha più bisogno – come avviene nel campo della sanità e dei servizio socio-assistenziali – Francesco, per farsi sentire, è costretto ad utilizzare come “apripista” il suo grande temperamento di padre premuroso, ma anche di cittadino indignato, visto ciò che gli accade intorno.

Egli, pensionato dal 2012, è separato dalla moglie e la figlia gli è stata assegnata dal giudice. La ragazza si reca ogni mattina, tranne il Martedì, in un centro specializzato di Nizza di Sicilia cui Francesco dà il merito per i progressi psichici e motori dimostrati da sua figlia nell’ultimo periodo. La ragazza gode dell’assistenza domiciliare due ore al giorno, dalle 13,00 alle 15,00 da parte delle operatrici di una cooperativa, con tutti i problemi, annessi e connessi, che affliggono il settore: tagli, precarietà, stipendi ritardati ai dipendenti. Ne consegue una mancanza di serenità che tuttavia non inficia la professionalità delle terapiste, né il loro rapporto con l’assistita. Aspetto che Francesco tiene a sottolineare. Tuttavia il rapporto che intercorre tra la ragazza, seguita necessariamente come un’ombra dal padre, e le strutture che l’assistono, è stressante, frenetico, privo di quelle condizioni obbligatorie per legge, oltre naturalmente che per etica e buon senso,  atte a garantire dignità ad un’esistenza, anzi due. Ne sono la riprova le continue trasferte all’Oasi di Troina, centro d’eccellenza dove Chiara è costretta a soggiornare di tanto in tanto per alcune specificità, essendo colpita da ritardo cognitivo.

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Francesco da molti anni si fa sentire presso le sedi opportune, richiamando i diritti inalienabili della propria figlia, sanciti innanzitutto dalla Costituzione. Ma quanto a “stabilizzazione” proprio di quella relazione con le strutture che devono assisterla, ha sempre trovato il nulla: “Le leggi ci sono – dice Francesco – ed in particolare l’articolo 8 della Legge quadro 104 del ’92, alla voce Inserimento ed Integrazione Sociale, parla di Istituzione o adattamento di centri socio-riabilitativi ed educativi diurni, a valenza educativa, che perseguano lo scopo di rendere possibile una vita di relazione a persone temporaneamente o permanentemente handicappate, che abbiano assolto l’obbligo scolastico e le cui verificate potenzialità residue non consentano idonee forme di integrazione lavorativa. E siamo al nocciolo delle questione: “Dove sono questi centri socio-riabilitativi ed educativi diurni nella nostra città?”, è la domanda che Francesco reitera da anni ai vari assessori che si sono succeduti alle Politiche Sociali del Comune, e non solo. E siamo al paradigma della pessima amministrazione dei beni della collettività e dello spreco di denaro pubblico: il Centro Polifunzionale di San Filippo.

Correva l’anno 2004 quando l’Istituto Autonomo Case Popolari, con i fondi del risanamento, realizzò quella grande struttura, ceduta quattro anni dopo all’Assessorato Politiche Sociali del Comune affinché la avviasse con tutti i servizi cui era destinata, tra i quali l’assistenza diurna agli anziani e ai disabili. Risultato: tutto fermo e lasciato nella sporcizia e nel degrado, cosicché la fatidiche “competenze”, nel corso degli anni, sono passate, come per incanto, dalle Politiche Sociali all’ATO3 e a Messinambiente, dove, secondo uno scontato sillogismo, vandali, topi e sterpaglie hanno preso il posto di quei cittadini bisognosi d’assistenza, cura e integrazione.

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Questo “pezzo di storia” cittadina è stato attraversato da vari assessori, da Rao a Caroniti, passando per la Aliberti, mentre adesso il “problema” è passato nelle mani di Mantineo. Gazzetta del Sud del 25 Febbraio 2010: “Per aprire il Centro Polifunzionale servono centomila euro. Abbiamo inserito il progetto nel triennale del Piano di Zona”. A rispondere al giornalista era l’Assessore Aliberti in un articolo dal titolo “Perché Messina non aiuta mia figlia?”, dove provare ad indovinare chi l’ha ispirato è superfluo: Francesco, ovviamente, il quale, “tecnicamente” è più preparato di chiunque altro e, facendo di necessità virtù, ha “aggiornato” la stima: “Adesso – dice il padre di Chiara – per ripristinare il Centro, ci vogliono da cento e trecentomila euro. Fino a qualche anno fa bisognava ripristinare solo l’impianto elettrico. Così hanno fatto perdere la struttura”. E con questo, passa la palla, per l’ennesima volta, a chi adesso, per competenza, deve dare una risposta reale sull’annosa questione, troncando di netto quel filo d’inefficienza che riporta ad un passato da dimenticare. Francesco e Chiara, dunque, ma non sono solo loro ad intestarsi questa estenuante battaglia per un centro diurno. “A Messina ci sono almeno trecento ragazzi nella condizione di mia figlia, con autismo e disagio mentale, che vivono nel silenzio e nel bisogno” ha aggiunto ancora Francesco, che con voce spezzata dall’emozione riflette: “Temo per il futuro di mia figlia. Come dovrà fare, da sola, in questa città, quando io non ci sarò più?” In tal senso da Roma qualcosa si sta muovendo: tre proposte di Legge, prossime alla riunificazione in un unico testo, sono state depositate alla Camera, di cui l’ultima lo scorso Luglio, aventi come tema “Dopo di Noi”, frutto di una campagna nazionale sull’assistenza ai disabili nel caso di sopraggiunta impossibilità a prendersi cura di loro da parte dei genitori.

Così Francesco avrà un altro argomento da seguire, nell’attesa che un “miracolo”, a Messina, faccia materializzare un centro comunale diurno idoneo a garantire servizi socio-riabilitativi ed educativi ai disabili.

 

 

Corrado Speziale

 

 

 

12 Agosto 2014

Autore:

admin


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