Qui erano tutti attenti, parlava il “dottor” Indaimo. Tra i protagonisti della politica del tempo. Le assemblee cittadine erano seguitissime, non c’erano le dirette streaming, ma volantini e lettere anonime documentavano quanto accadeva alla pari dei cronisti del tempo, Saro Scaffidi e Pippo Condipodero, sul Giornale di Sicilia e sulla Gazzetta del Sud.
Tornando a Indaimo.
Erano sue le denunce che divenivano comizi.
Erano suoi i “teoremi” su complotti e attentanti. Alcuni veri, altri plausibili, altri ancora solo funzionali e poi dimostratisi palesemente infondati.
Ma questo l’ha detto solo il tempo, dopo, restando indiscussa la sua buonafede.
Come anche solo dopo decenni venne chiaro a tutti chi ne approfittò, chi ci ricamò sopra, chi ne trasse profitto di quei fatti. E di certo mai fu Indaimo, persona umanamente e politicamente corretta.
Si riconoscono nella foto, una sbiadita polaroid – e per questo anche l’errore nell’individuare le persone ci sta – il professor Nino Speziale, un giovanissimo “segretario” Nino Campo, Alessandro Tripi, ovviamente Nino Indaimo, in piedi, con l’immancabile orologio sul polsino, e poi il maestro Cono Ziino e Antonio Agnello.
Altri tempi. Altre storie.
L’aula consiliare allora era al primo piano dell’attuale Municipio. Poi divenne, divisa, uffici.
Da lì si accedeva direttamente alla stanza del sindaco.
Indaimo fu uno dei protagonisti di quella “Primavera Brolese” che poi divenne UPB per poi diventare altro. Socialista, Comunista, sul palco anche con Pino Ballotta di Democrazia Proletaria, di fatto uomo del popolo. Credeva nell’utopia di una Brolo senza padroni, si scontrò poi con il “potere”, la burocrazia, i sogni che si infrangevano. Rimane un esempio di chi visse la politica come impegno civico e sociale e soprattutto con passione in periodi di certo non facili, e non solo a Brolo.