Copia del ricorso è arrivata al Comune di Brolo sul finire della scorsa settimana. Un consistente faldone, 34 pagine, zeppe di riferimenti normativi, amministrativi e giuridici, frutto sicuramente di un lavoro d’equipe, tra avvocati, contabili e dello stesso ex sindaco, che qui lo sottoscrive da semplice cittadino. Ma a parte l’aspetto tecnico oggi la domanda ricorrente è: “Ma se ci sarà la sospensiva – cosa probabile – cosa succederà?”.
Subito dopo l’approvazione della delibera di dissesto in tanti avevo paventato l’ipotesi di un ricorso.
Ma poi, passando i mesi, tutto sembra essere scemano.
Non è stato così.
Salvo Messina, ex sindaco del paese l’aveva fatto capire da subito. Lui sarebbe andato avanti e così è stato.
Quel suo dire è diventato certezza con la presentazione del ricorso al Tar catanese, e poi, con il ricevimento della copia, che è diventata un atto ufficiale del comune di Brolo, introitata al protocollo generale dell’ente a fine settimana se ne avuta pubblica contezza.
Ma tornando al ricorso.
Nelle sue 34 pagine, alla fine Salvo Messina chiede al Tribunale Amministrativo di Catania di annullare i provvedimenti adottati dal Comune di Brolo.
Tutti quelli che hanno portato, lo scorso febbraio, alla dichiarazione di dissesto e di conseguenza rendere nulli quanti poi fatto, avvenuto, successo, in base a quella deliberazione.
Messina argomenta la sua richiesta adducendo una serie di atti e fatti non presi in considerazione al momento dell’adozione della delibera di dissesto.
Parla di un mancata, per lui strada percorribile, presa in considerazione del piano di riequilibrio finanziario.
Fa riferimento al Tuel – il Testo Unico degli Enti Locali.
Evidenzia che con il piano di riequilibrio il Comune di Brolo avrebbe potuto accedere al fondo di rotazione dei fondi finanziari ed attuare una serie di manovre che avrebbero evitatondo il dissesto.
Una strada comunque irta di tasse e imposizioni economiche, ma con altre conseguenze per l’economia locale.
Ma superata la fase concettuale, più giuridica, Salvo Messina, difende anche il suo operato da amministratore e confuta alla dichiarazione di dissesto alcuni passaggi chela renderebbero viziata in maniera formale e sostanziale.
Per lui i 17 milioni e mezzo di debiti certificati dal Revisore e dalla Ragioneria Comunale non sarebbero riferibili a debiti certi, liquidi ed esigibili. Quindi crollerebbe la base economica su cui si fonda lo stesso dissesto e a supporto di ciò estrapola anche dichiarazioni del revisore dei conti e della stessa ragioniera dell’ente riportati nell’atto che formalizza il dissesto economico dell’ente comunale brolese.
Per Messina molti debiti riportati nelle caselle dei conti passivi dell’ente sono calcolati più volte, altri sono oggetto di contenzioso, – forse qualcuno anche già pagato – e per lui anche il conteggio dei cosiddetti mutui fantasma non posso rientrare nelle contabilità passive dell’ente – ora qui conteggiati – visto che non sono mai stati deliberati dal Consiglio Comunale.
Una tesi che Messina supporta anche con la scelta fatta dall’amministrazione in auge che recentemente ha dato mandato per procedere contro la Cassa Depositi e Prestiti – che aveva erogato quei mutui – per ottenere la nullità, l’annullabilità e quindi definire l’inefficacia dei mutui in quanto mai contratti, legittimamente, dal comune di Brolo.
Per Salvo Messina, delle due l’una.
O sono un debito o non lo sono, quindi in questo caso dovrebbe essere decurtati da quella che viene ritenuta la massa passiva del “fallimento” del Comune.
Di fatto alla matassa già ingarbugliata si aggiunge un altro nodo.
E la domanda conseguenziale è lecita: Ma se arriva la “sospensiva” – cosa probabile ma che non è certo una soluzione risolutiva – cosa accadrà a Brolo?
Ed intanto l’amministrazione comunale, ricevuto l’atto, è già all’opera per studiare le contromosse e le risposte a difesa del suo operato. Quella scelta di dichiare il dissesto – di certo fatta non a cuor legger – che in mille modi ha documentato, detto e ritenuto l’unica possibile e attuabile.
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