A Porto Empedocle l’ex sindaco Calogero Firetto se l’è inventata di sana pianta. Trasformando la via principale della città in una grande piazza. Una rivoluzione urbana, viaria, culturale che è stata vincente. Da poco eletto sindaco di Agrigento ha già detto che lo rifarà anche qui. E’ un’idea esportabile, per esempio a Brolo dove non si va oltre, da sempre, dall’idea di un’isola pedonale, sempre e comunque sulla “nazionale”, temporanea e brutta. Ma abbiamo esempi più vicini… appena vent’anni fa, Capo d’Orlando era un budello zeppo di traffico, oggi è semplicemente una salotto shopping.
Alcuni scatti per rendere visibile, semplice, pensarlo già attuato, quel progetto che l’ex sindaco di Porto Empedocle ha avviato e che ora si sta completando.
Porto Empedocle è una tipica città marinara, impreziosita dai vari luoghi storici e culturali che si intrecciano con le bellezze morfologiche locali, come ad esempio le sue spiagge che si estendono per ben 3 Km, dando vita ad uno dei litorali più belli del mediterraneo. L’economia empedoclina è basata maggiormente sul settore ittico e turistico. Porto Empedocle è anche terra natale di illustri scrittori come Luigi Pirandello e il più attuale Andrea Camilleri, a pochi passi da Agrigento.. ma mancava di un “salotto”.
L’ha realizzato, vincendo resistenze commerciali, politiche, d’abitudini consolidate e attuando una rivoluzione culturale l’ex suo primo cittadino, Calogero Firetto.
Oggi sono soddisfatti i commercianti, i ristoratori e i gestori di B&B. Insomma tutti. Una cambio di marcia con prospettive diverse che toccano gli aspetti del decoro urbano, dell’isola pedonale, dei tributi locali, della sicurezza, della mobilità urbana e soprattutto dei parcheggi e dello sviluppo economico con l’intervento di restauro per la pavimentazione, di recupero di facciate e vicoli.
Perchè non esportare quest’idea?.
Brolo ha bisogno di un’isola pedonale, dell’attuazione di quel progetto vincente del “paese delle piazze”, inserito nel programma elettorale di Irene Ricciardello.
Bloccare la Statale che taglia il paese non paga più.
Bisogna aver l’idea, che il Comune e ogni amministrazione, ha accarezzato da tempo e che viene periodicamente riproposta di creare un’isola pedonale, efficiente, stabile, certa per gli investimenti attuali e futuri dei nostri commercianti.
Ora è il tempo delle scelte domani sarebbe troppo tardi.
Questa è la nostra idea provocatoria pubblicata già da tempo sul nostro giornale. Parliamone!
BROLO – L’ISOLA PEDONALE: INNOVAZIONE SOCIALE E RIGENERAZIONE URBANA.
L’isola pedonale a Brolo è una sorta di chimera, ovviamente in salsa paesana, da trent’anni se ne parla, tante sperimentazioni, fortunatamente temporanee, una viabilità disgraziata, con la “Statale” che taglia il paese, con tutti i suoi limiti, un’urbanizzazione già dagli anni sessanta priva d’idee che si realizzò, a casaccio, quartiere dopo quartiere, esteticamente brutti, privi di servizi, orfani di progettualità, e poi ancora, in un vicino passato, zone urbanizzate senza pensare a negozi con piani commerciali miopi e inadeguati.
Un paese che per anni ha vissuto sul sogno di una via Libertà che doveva assolvere a mille compiti, ma che poi è diventata una “trappola”, troppo stretta, troppo corta, con una parallela che sembra la sua sorella povera, e poi mettici anche che a Brolo manca la cultura della “piazza”.
Brolo da lustri non ne ha mai avuta una che abbia assolto a questo compito umano e sociale.
Forse solo piazza Castello nel 1600, e poi piazza Roma, quando non era asfaltata e cementata, con i suoi alberi a ricordare i morti dei moti, la “Monarchia” e la “Buzzetta”.
Una piazza al “centro”, sede di mercato e comizi, dei circhi itineranti, di giocate a pallone tra i ferri del “Sergente”.
Poi quella piazza divenne parcheggio, bruttissimo, e così restò, con le ringhiere “segate” per far passere le auto.
Oggi la nuova viabilità, presente e futura, rilancia l’idea di dare spazio all’isola pedonale.
Lo stesso Salvo Messina, ex sindaco, scriveva, dopo il taglio del nastro che sanciva l’apertura della bretella viaria tra “Brolo 2” e la Nazionale, che “assieme alla strada della zona industriale questo raccordo viario diventa fondamentale per il liberare il centro dal traffico e che, forse, è arrivato il momento di cominciare a parlare di una sperimentazione d’isola pedonale al centro del paese”.
E’ evidente che l’isola pedonale è un’esigenza avvertita da molti.
Dai commercianti, dai giovani, da chi ama il paese.
Ma perché fermarsi a “ora”, fermarsi all’idea del temporaneo, dell’ennesima prova.
Perché non gettare e basi “ora” per l’isola pedonale che verrà.
Offrendo la possibilità ai commercianti di investire di programmare di organizzarsi. Di poter lavorare su arredi urbani belli e funzionali, di far crescre la cultura dell’isola pedonale, della piazza del condividere tempo e spazi.
Nel tempo il significato delle piazze – che poi diventano centro d’isole pedonali – lasciate libere al centro della città è cambiato sostanzialmente.
Oggi servono raramente alle feste popolari.
Oggi a Brolo, progettare un’isola pedonale che diventa una “agorà” vuol dire riqualificare una città partendo da una piazza che non c’è.
E questo non vuol dire soltanto lucidarne i pavimenti o riempirla di mercatini di natale.
Gli abitanti non vivono di eventi eccezionali.
Riqualificare vuol dire dare alla gente le condizioni fisiche per svolgere la propria vita come credono nel loro habitat che diventa supporti alla vita sociale di strada.
Appunto la Piazza, quella che Brolo merita e vuole.
Ed allora perché non partire da questa necessità.
E piazza Carlo Alberto Dalla Chieda, oggi parcheggio, brutto, anonimo, potrebbe essere ridisegnata, senza macchine con spazi verdi, su più livelli.
Uno spazio urbano dall’aria europea in un contesto mediterraneo.
E l’isola pedonale può partire proprio da qui.
Un’isola pedonale che coinvolga, via San Martino, Via Solferino, tutta la piazza Dalla Chiesa, lasciando solo la viabilità esterna.
Un’isola pedonale che si allarghi sull’area di piazza dei Vespri Siciliani, includendo i nuovi negozi che qui si stanno aprendo.
Ovviamente lasciando libero accesso e viabilità alla Caserma.
Un’isola pedonale che si affaccia sulla Nazionale, tramite i tre slarghi esistenti, che la coinvolga quale passaggio – anello di congiunzione – verso la sua naturale continuazione quella di piazza Dante, lungo la via Pirandello. Un’isola pedonale che inglobi parte della via Dante e la stessa villa comunale con il suo accesso diretto al centro storico.
Un’isola pedonale che tocca tutti, e coinvolga tanti esercizi commerciali, anche chi ne è appena fuori ma ne usufruisce di transito, movimento, passeggio.
Ovviamente tutto a piccole dosi, ma con idee chiare e proiettate nel futuro.
Un progetto che preveda la riqualificazione urbana e commerciale in maniera globale, moderna, dinamica.
Così nessuno perde nulla, anzi….con la reale possibilità di pedonalizzazione della parte centrale del corso Vittorio Emanuele, in occasioni speciali, diventa un cuore pulsante, importante, “vivo”.
Ed anche il “corso” potrebbe essere abbellito, recuperando anche il vecchio selciato, con Palazzo Baratta al “centro” e centro di attività culturali.
Molti negozi che si aprono sul corso brolese si affacciano sul retro, lungo la via San Martino, una doppia quanto preziosa vetrina, gli attuali posteggi privati potrebbero ridisegnarsi e riproporsi in slarghi commerciali.
Sull’isola pedonale potrebbero essere predisposti anche altri negozi di vendita, prefabbricati in legno e vetro, che costituirebbero una sorta di “centro commerciale all’aperto”.
Un’isola pedonale che unisce, aggrega e che va oltre, rispettosa dell’ambiente, è poco costosa quasi autofinanziabile, quindi realizzabile anche con project financing e comunque in grado di procurare reddito al comune tramite locazioni di spazi, pubblicità, suolo pubblico.
Un isola pedonale che creerebbe l’ aumento dei profitti dei negozi esistenti e l’opportunità di incrementarne la realizzazione di nuovi, movimetando un indotto importante, oggi a tratti “fermo”.
Determinerebbe l’aumento di valore di mercato delle botteghe e degli immobili presenti su questo tratto urbano (dove già esistono anche in aree limitrofi, ville e spazi verdi, gelaterie, pasticcerie, ristoranti, panetterie, una serie di negozi ….).
Sarebbe un nuovo punto di aggregazione sociale per i cittadini, per i ragazzi, ingloberebbe l’Oratorio .. e non solo.
Durante il periodo natalizio e delle feste, ma anche d’estate, potrebbe diventare luogo per lo shopping e per le attrazioni festive, deputandosi ad essere un altro punto d’attrazione, oltre al lungomare, il borgo medievale, piazza Annunziatella e la villa e del resto l’esperienza del “Doc Festival” di un paio d’anni da fa testimonia la validità di quell’area.
Determinerebbe il miglioramento del confort ambientale urbano.
Un progetto che nel breve periodo può diventare pretesto per ri-organizzare le funzioni della città e per riposizionarsi in ottica competitiva.
Una scelta che parte da una certezza che è quella che una piccola azione – ma coraggiosa che tagli schemi stanti e diventa “rivoluzionaria” – può produrre innovazione sociale e generare effetti molteplici – non previsti – in termini sia di inclusione sociale che di cambiamento del discorso pubblico sul tema della rivitalizzazione degli spazi e delle esigenze di vicinato.
Il progetto dovrebbe prevedere – naturalmente – la creazione di una rete, al suo interno come già avvenuto anche nei quartieri di Bologna e di altre città, di piccole piazze e spiazzi sempre diversi e progettati con la partecipazione dei cittadini, ricavati in spazi minimi nelle strade urbane di collegamento che favoriscano la sosta, la convivialità e i rapporti di vicinato e che diventano luoghi di giovani e per i giovani ove coabitano anche gli anziani, e la tecnologia (basti pensare che oggi i nuovi arredi urbani offrono pensiline riscaldate, wi-fi e tanto altro ottenuto anche con materiale di riciclo).
Quindi un paese che rotea intorno e che cresce intorno alla sua “isola” dove ci sarà lo spazio per convivere anche con gli animali.
La creazione di questi luoghi consente lo svolgimento delle principali attività sociali in un’area che può diventare il centro della vita e dell’identità del paese, di cui Brolo è stato negli anni deprivato.
Un’isola pedonale che nasce come risposta alla frammentazione sociale è un innovazione che dunque prevede un ritorno alla tradizione e che fonda le proprie radici nella commercializzazione dello spazio pubblico che ha fatto scomparire luoghi di scambio e confronto.
Qualcuno ha sottolineato che “le piazze sono l’essenza stessa della democrazia, quindi della convivenza civile e della formazione dell’opinione pubblica democratica” ed aveva ragione.
Gli obiettivi per assaporare a pieno l’idea della area pedonale, sia quella appena proposta, che altre fattibili a Brolo, si potranno cogliere se nel contempo, tutti, siamo pronti a diventare attori di un progetto dinamico di crescita che porta – affiancando lo spirito commerciale insito nella progettazione dell’isola pedonale – a:
– diffondere una cultura della condivisione degli spazi pubblici e privati
– stimolare pratiche di autorganizzazione fra gli abitanti per una gestione più sostenibile di spazi, attrezzature e risorse
– stimolare e supportare la partecipazione attiva degli abitanti nella progettazione degli spazi condivisi
– stimolare la produzione di iniziative di natura culturale
– sostenere l’inclusione sociale delle persone deboli o svantaggiate
– favorire l’impegno civile, il senso civico e la cittadinanza attiva
– promuovere la tutela dell’ambiente e la mobilità sostenibile, in particolare pedonale e ciclabile.
Per Brolo l’isola pedonale potrebbe essere il punto di partenza di una cultura dell’incontro e del dialogo….
Una bella scommessa.
Le vostre idee, i vostri disegni, le forme di un sogno, sul tema “l’isola che non c’è”, se vorrete, potranno essere pubblicate su scomunicando.it per discutere, provocare, pensarci.
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