Il Ponte sullo Stretto non è stato oggetto di studio esclusivamente di geologi, ingegneri, ambientalisti, bensì anche di criminologi,
i quali hanno più volte esposto le motivazioni secondo il quale l’opera in questione non dovrebbe essere costruita. E i fatti hanno sempre dato ragione a questi ultimi. Per citare alcuni esempi, basti pensare che giànel 1985 le cosche calabresi cominciarono a farsi la guerra anche a causa del Ponte. Nel febbraio 2005, l’inchiesta della DDA ha bloccato sul nascere le iniziative del clan di Vito Rizzuto finalizzate a partecipare al finanziamento dei lavori per il Ponte. Fino a pochi mesi fa, quando i media nazionali hanno fatto passare in secondo piano le importanti dichiarazioni della pentita Giusy Vitale, la quale ha rilevato che alla sola ipotesi della costruzione del Ponte, Cosa Nostra e Ndrangheta si stavano giàaccordando per mettere mani sulla grande opera.
«Se la mafia è in grado di costruire il Ponte sullo Stretto, benvenuta mafia». Così disse nel 2001, ospite a “Sciusciàâ€Â, l’allora presidente della Stretto di Messina Spa.
«Non sono i clan ad avere bisogno delle grandi opere, bensì il contrario» scriveràanni dopo Roberto Saviano su Repubblica.
«Il ponte non unisce due coste, ma due cosche» diràNichi Vendola.
In termini di immagine, di ostacolo allo sviluppo economico e di sofferenze morali, il condizionamento criminale in Sicilia è stato stimato dal CENSIS, per le imprese meridionali, in 7,5 miliardi di euro l’anno dagli anni 80. Senza la presenza parassitaria della mafia e delle sue contiguitàpolitiche ed economiche, nelle nostra regione ci sarebbero un maggiore benessere civile e materiale, maggiori occupazione e indipendenza economica, presupposti di un voto democratico libero.
Di contro, il Governo sottovaluta il problema dell’infiltrazione mafiosa, regalando di fatto un’occasione d’oro alle cosche, tramite una spesa e un progetto dinnanzi ai quali anche la Corte dei Conti ha mostrato diverse perplessità. Per questo fermare l’apertura dei cantieri diventa la prioritàper combattere la criminalitàorganizzata ed evitare immense speculazioni. Al contrario risulta necessario investire in interventi utili e ben più urgenti – su tutte, la messa in sicurezza idrogeologica del territorio, purtroppo ignorata dallo stesso Governo – , contrastare la corruzione e le infiltrazioni, rendere più trasparenti gli appalti e i subappalti, anche tramite un aumento dei controlli.
Sono anche queste le motivazioni che ci spingono a scendere in piazza il 13 marzo in occasione del No Mafia Day a Reggio Calabria.
Rete No Ponte