Nino Germanà è stato rinviato a giudizio per diffamazione. Ha urlato “ladri” nel corso di un comizio, quello di Mimmo Magistro, avvocato e candidato a sindaco. Appellativo utilizzato anche sui social network. Il 25 febbraio del prossimo anno dovrà rispondere ai giudici, ma l’onorevole brolese sorridendo afferma:”Sono convinto di non avere mai infangato il buon nome di nessuno. Posso giurare di aver sempre espresso opinioni, nella mia vita, maturate sulla base di considerazioni fondate su fatti e circostanze. Di non aver mai agito o proferito parola in un modo che non fosse onesto e sincero”. Ma del clima teso della campagna elettorale saranno anche altri i provvedimenti che si dibatteranno nei prossimi mesi al tribunale pattese.
Maggio 2014. Piazza Roma. Tempo di comizi, tra “caliari” e poc corn. Brolo stava vivendo una delle campagna elettorali più urlate e vivaci. Una campagna elettorale anticipata per le dimissioni dell’ex sindaco Salvo Messina, – che pur fuorigioco non mancò a dir la sua con un comizio molto attenzionato – con un paese attonito, frastornato dalla bufera che già si era scatenata tra atti amministrativi, l’incombente fallimento dell’ente e gli avvisi di garanzia con i provvedimenti giudiziari pronti a scoccare.
La campagna elettorale, infuocata di sua, portò altra brace sulla quale far ardere nuovi atti giudiziari… le querele.
E poi ancora commenti, articoli, post su facebook alzarono il tiro, tesero la corda, e raddoppiarono la posta.
Buon lavoro per gli avvocati mentre ora di quei nodi i primi arrivano al pettine.
Tra i “seriali” della querela anche Nino Germanà, onorevole, coinvolto direttamente, senza alcun mistero, in quella campagna elettorale che vide la cognata, Irene Ricciardello, vincente.
Quella sera di maggio, durante il comizio in piazza Roma, Domenico Magistro, il candidato a Sindaco, si fermò stupito, ascoltando le parole di Germanà, che dal terrazzo di casa, mentre l’avvocato brolese presentava i suoi candidati al Consiglio comunale facenti parte della lista civica “Per Brolo”, gli urlava frasi che lui ritenne diffamatorie e offensive della reputazione anche dei suoi “ragazzi” e che denunciò alla Procura.
“Ladri!” fu l’appellativo contestato, utilizzato da Germanà anche sulla sua pagina Facebook», cosa che per i querelanti fu un aggravante all’offesa.
Germanà venne denunciato anche da tutti i componenti della lista “Per Brolo” e precisamente Ada Agnello, Agnello Manuel, Aricò Giuseppe, Condipodero Cono, Condipodero Dario, Ferraro Franca, Fioravanti Tindara, Lenzo Valentina, Murabito Basilio, Piscioneri Linda, Riccardo Cono Giuseppe, Riccardo Francesca, Ratto Antonino e Ziino Carmelo, ed ora saranno gli avvocati Giuseppe Mancuso e Massimiliano Fabio a doverlo difenderlo davanti al giudice.
Ma intanto l’onorevole brolese, non si perde d’animo, sorridendo stamani afferma: “Sono convinto di non avere mai infangato il buon nome di nessuno. Posso giurare di aver sempre espresso opinioni, nella mia vita, maturate sulla base di considerazioni fondate su fatti e circostanze. Di non aver mai agito o proferito parola in un modo che non fosse onesto e sincero”.
Lui, uomo delle istituzioni, afferma di aver espresso, seppure con toni forti, il suo disappunto rispetto ad un progetto politico in continuità con le precedenti amministrazioni e di questo ho già dato contezza al Giudice.
L’occasione della convocazione davanti al Giudice, che torma ad essere notizia, la si sapeva già e Nino Germanà, non si lascia sfuggire i riflettori accesi per tornare su quanto accaduto: “I fatti e la successiva inchiesta denominata mutui fantasma hanno scoperchiato un enorme calderone pieno di irregolarità e malefatte.
Dandomi ragione di un’opinione che avevo sviluppato. Ho la conscenza a posto, cosa che non potrei dire se avessi agito in mala fede, o rubato soldi pubblici come hanno fatto altri – e non contento affonda il colpo – Se mi fossi macchiato di una grave colpa, per prima cosa avrei pensato a come giustificarmi con i miei elettori e con la mia famiglia.
Ma francamente non ritengo sia questo il caso – quindi conclude – Per le querele che ho ricevuto in campagna elettorale a Brolo sono certo che la magistratura, chiarirà la esatta portata delle mie dichiarazioni. Tutte le mie azioni hanno lo scopo di dare un contribuito volto a fare accertare con ” verità” le reali responsabilità politiche dei soggetti coinvolti e da uomo delle istituzioni sento il dovere di svolgere il mio ruolo con fermezza e nell’interesse esclusivo dei cittadini.
Ritengo d’averlo sin qui dimostrato. E con l’onesta intellettuale che ritengo mi appartenga, andrò avanti per la mia strada, sapendo di non aver nulla da rimproverarmi”.
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