Si attendevano interventi dal tono forte, senza mezzi termini, da parte dell’ ingegnere capo del Genio Civile Gaetano Sciacca, e così è stato. Rispondendo ai numerosi quesiti rivoltigli dalla platea, ieri pomeriggio, nel salone degli specchi di Palazzo dei Leoni, Sciacca ha puntualmente ed esaustivamente esposto il proprio punto di vista sulla vicenda legata alla tutela del territorio cittadino, che da tempo impazza nella città dello Stretto tra gli addetti ai lavori nel campo edilizio e politico – amministrativo.
Non c’era esposto alcun simbolo di partito o associazione al tavolo da cui Daniele Ialacqua ha coordinato i lavori, ma tutti i promotori di questa iniziativa pubblica, che non ha precedenti nella storia di Messina, erano accomunati da un unico grande motivo: rivolgere la propria solidarietà ed il proprio sostegno a colui il quale, da quando ha assunto la dirigenza del Genio Civile, si batte in difesa della tutela del territorio, denunciando il comportamento omissivo od inadeguato degli amministratori cittadini, dinnanzi ai sempre crescenti rischi per la pubblica incolumità derivanti dal dissesto idrogeologico e dall’altissimo rischio sismico cui è soggetta Messina. Situazione che ha portato il capo del Genio Civile ad attuare una ristretta interpretazione della legge in vigore, una “forzatura della norma doverosa, a tutela della pubblica incolumità”, come egli definisce il proprio gesto, che ha scatenato attacchi e polemiche nei suoi confronti, da parte di organi professionali, imprese ed amministratori pubblici.
Sono stati numerosissimi coloro che hanno voluto portare il proprio personale contributo direttamente dal palco, esprimendo sentimenti di stima e gratitudine nei confronti di Sciacca che, a detta di tutti, è il primo alto dirigente della pubblica amministrazione ad intervenire così apertamente in un dibattito pubblico, esprimendo liberamente, con spirito di denuncia, il proprio pensiero per il bene e la sicurezza comune, avanzando chiare e concrete proposte per il prossimo futuro.
Egli, attraverso spiegazioni, con l’ausilio di slide, portando anche esempi pratici, ha illustrato lo stato di rischio in cui versano alcune zone cittadine interessate, negli ultimi tempi, da dissennate campagne di cementificazione che hanno accresciuto il rischio per la pubblica incolumità dei suoi abitanti, essendo totalmente assenti le opere di urbanizzazione primaria, quantunque obbligatorie e prioritarie.
Il dirigente ha inoltre accennato agli interventi che il Genio Civile ha svolto ed ha in corso di svolgimento nelle zone alluvionate, atti a mitigare i rischi derivanti da possibili eventi naturali che potrebbero ripresentarsi in futuro. Interventi che si sarebbero evitati se in passato il Comune fosse intervenuto in difesa del territorio. “Compete al Sindaco difendere i cittadini ed i loro nuclei abitativi attraverso interventi mirati e strutturali”, ha detto Sciacca, il quale, deciso ed intransigente, non ha dubbi sul male che affligge il territorio in materia di pianificazione urbanistica: “Le linee guida del Comune di Messina attengono al mondo dei sogni e delle belle parole. Occorre, piuttosto, che vengano approvate le norme di attuazione con effetto immediato”.
Oltre Gaetano Sciacca e Daniele Ialacqua, sono stati ben 12 coloro che hanno preso la parola dal palco, esternando il proprio punto di vista politico su temi scottanti, all’ordine del giorno cittadino, sfruttando un’occasione unica ma non per questo irripetibile. Il consigliere provinciale e segretario del PD cittadino Giuseppe Grioli, ammettendo di portare “la testimonianza di un partito che deve riflettere anche sulla proprie responsabilità”, pone all’attenzione del capo del Genio civile l’annoso problema dei torrenti cittadini, riguardo i quali quest’ultimo risponde specificando criteri e competenze. Beniamino Ginatempo, della Rete Rifiuti Zero, fa riferimento ad incendi e discariche, denunciando lo sperpero dei fondi destinati alla progettazione esecutiva del Ponte sullo Stretto, con i quali si sarebbero potuti mettere in sicurezza parte degli edifici scolastici italiani. Anna Giordano, del WWF, esperta e battagliera ambientalista di fama nazionale, ha esordito in forma ironica come, forse, ci si attendeva da una come lei: “Se qualche anno fa mi avessero detto che avrei difeso pubblicamente il capo del Genio Civile mi sarebbe venuto da ridere” e va giù con una dissertazione attenta sullo stato del territorio cittadino con riferimenti a passato e presente. Gino Saja, presidente provinciale della CIA, rivolge un accorato appello rivolto alla salvaguardia delle colture e delle nostre montagne, criticando la classe politica. Franco Andaloro, consigliere provinciale di Rifondazione Comunista, non risparmia critiche nei confronti dell’ente nel cui consesso egli siede, denunciando, tra l’altro, carenze di organico nella Polizia Provinciale, la quale così non riesce ad adempiere al compito di prevenzione degli incendi. E’, invece, di taglio differente, l’intervento del giovane esponente di S.E.L. Claudio Risitano, il quale si attesta su temi di carattere sociale, come la convivenza civile dentro il tessuto urbano, avente come finalità, all’interno del dibattito, quella del riscatto politico della propria generazione. Forte ed incisivo, come sempre, il contributo di Santino Bonfiglio, navigato esponente della Rete NoPonte, deciso a condannare come responsabili del degrado urbano e territoriale della città “le forze mafiose, massoniche e clericali”, richiamando alla mobilitazione generale tutti coloro che dovrebbero fare “rete”, attraverso un percorso di sensibilizzazione, individuando, quale nodo centrale, il legame da intraprendere tra la battaglia contro il Ponte e le altre che interessano le varie zone della città. “Stiamo combattendo una battaglia di classe per la difesa delle regole”, ha detto Federico Martino, già deputato ed assessore regionale, difendendo Sciacca ed annoverandolo tra coloro che difendono determinati principi, in veste di “normalissimo funzionario”, considerato, per questo, paradossalmente, un “rivoluzionario”. Si sono poi alternati sul palco l’avvocato Arena, che difende la causa degli abitanti del quartiere Tirone, nella loro opposizione al progetto di trasformazione urbana cui è interessato l’antico quartiere del centro storico, l’architetto Marabello, coinvolto nella medesima battaglia, che ha parlato di “perdita di cultura del territorio da parte sia dei progettisti che dei cittadini”, spiegando la necessità di realizzare “opere invisibili”, come le opere idrauliche, non utilizzabili dalla classe politica come “icone”, ossia “cartoline per descrivere idee di sviluppo”. Determinato, passionale e suggestivo come sempre, Renato Accorinti elogia Sciacca in modo sincero e spontaneo, ed utilizza, come simbolo, l’albero piantato il giorno precedente sul viale San Martino, quale “gesto di obbedienza civile e spirituale alla madre terra”, a fronte dell’inerzia del Comune persino nel fissare un incontro su questo tema con la cittadinanza, ed ammette in forma sincera e per nulla provocatoria: “Pianteremo alberi ovunque, perché un albero è il simbolo della vita”. Prima dei saluti conclusivi di Sciacca e Ialacqua, Rosario Ansaldo Patti della Lega Autonomie Locali, fa cenno alle denunce del capo del Genio Civile effettuate prima dell’alluvione, senza che in città si muovesse niente in segno di solidarietà, arrivata, questa, secondo lui, relativamente tardi. Afferma, infine, qualcosa che appare come conseguenza, purtroppo scontata, di mesi, anni di lavoro di Gaetano Sciacca: “Ci scontreremo con i poteri forti di questa città”.
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