A Messina – L’Omaggio a Duke Ellington delizia la platea, questo al “Vittorio Emanuele”
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A Messina – L’Omaggio a Duke Ellington delizia la platea, questo al “Vittorio Emanuele”

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Dopo il tributo a Gershwin della scorsa Estate, l’Orchestra del “Vittorio Emanuele”, con la direzione di Cettina Donato, ha confermato le proprie capacità di adattarsi al grande jazz. Anche l’Omaggio a Duke Ellington ha così riscosso un grosso successo. Accanto all’orchestra ha dato buona prova di sé il talentuoso Urban Fabula Trio. Interpretati al meglio brani tra i più significativi di Ellington più uno di Gershwin. Bis finale, applauditissimo, con Take The A Train. Si è trattata dell’ennesima sfida vinta dal direttore artistico Giovanni Renzo, che elogia innanzitutto l’orchestra: “Nell’arco di un mese è passata dalle musiche di Beethoven a quelle di Trovajoli, poi al Jazz… Non è una cosa affatto semplice. Sono molto contento di questa performance”.

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Per la sezione musicale del Teatro Vittorio Emanuele di Messina, ogni progetto è uno stimolo per andare avanti e crederci sempre di più. Dopo le esperienze del Messina Sea Jazz dello scorso Giugno, in cui l’orchestra omaggiò Cole Porter, accompagnò Giovanni Mazzarino assieme a grandi musicisti e concluse le serate in teatro con la straordinaria produzione “George Gershwin, una scala verso il Paradiso”, con Stefano di Battista al sax, ecco il progetto su Duke Ellington. Quest’ultimo, come quello su Gershwin, porta una firma su tutte: Cettina Donato, artista messinese di fama internazionale, che ha studiato e suonato con alcuni tra i didatti-jazzisti più importanti dell’area jazz. Non a caso si è laureata al Berklee College di Boston. Idea, arrangiamento e direzione d’orchestra di queste due “perle” del Teatro messinese portano il suo nome.
Quest’ultimo tributo, pur in assenza di un solista “di punta” come fu Di Battista la scorsa volta, ha visto comunque un impegno corale e professionalmente impeccabile da parte di tutti i protagonisti. E il giudizio sull’orchestra espresso a caldo, direttamente dal palco, da Cettina Donato, va addirittura oltre ogni aspettativa, considerato il background classico-sinfonico degli orchestrali: “Per me sono jazzisti a tutti gli effetti…Questo è un linguaggio che può essere attuato solo da una big band di jazz. In questo progetto ci siamo spinti veramente tanto. Ciò dimostra la grande apertura mentale di questi musicisti che, come avete visto, con grande bravura, sono riusciti tutti ad improvvisare”.
E siccome “squadra che vince non si cambia”, ecco confermata anche la struttura prettamente jazzistica dell’ensemble che ben figurò per Gershwin: Urban Fabula Trio, affermata formazione tutta siciliana con gli orizzonti spianati in campo nazionale e internazionale, composta da Seby Burgio al piano, Alberto Fidone al contrabbasso e Giuseppe Tringali alla batteria.

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L’evento, svoltosi Mercoledì, era inserito nel cartellone stagionale del Teatro Vittorio Emanuele, all’interno della sezione lirico sinfonica.
Il concerto.
“The Duke”, uno dei più grandi compositori di sempre, “icona” del jazz per eccellenza, negli anni 40 descriveva con le sue note il treno della metropolitana di New York che giungeva ad Harlem, tra i mitici locali di jazz. “Take the A Train” è stato il primo brano della serata, ma anche l’ultimo, quello della replica: un gesto che regala all’immaginario un viaggio straordinario scandito dalle note di Ellington – che in questo caso ha ripreso la scrittura di Billy Strayhorn – con un treno che arriva col primo brano e riparte con l’ultimo, verso la prossima stazione. L’interpretazione è un’eccellenza di swing, con assoli di fiati e i primi saggi di improvvisazione degli orchestrali che caratterizzeranno la serata.
Sulla stessa linea, “It don’t Mean A Thing”, arricchito con cambi di marcia e da un’evidente intraprendenza del trio.
Dopodiché tocca a “Caravan”, uno dei più famosi classici di Ellington che hanno arricchito il pianeta jazz. L’inizio è tutto di Tringali, seguito a ruota da Fidone e dall’orchestra. Il ritmo è inizialmente lento, sincopato, poi decolla. L’intensità è altissima e i ritmi si susseguono, si alzano i fiati e l’atmosfera si riscalda. Soddisfattissimo il pubblico, che applaude calorosamente.
Un altro capolavoro molto atteso era “In A Sentimental mood”. Inizio e fine con arpa e flauto dentro un crescendo sensazionale di archi e poi tutto il resto. Si innesta alla grande anche il piano di Seby Burgio. L’azione è corale. Il pezzo è meraviglioso, forse il migliore della serata.
A seguire, break con solo trio: “Lush Life”. La classe e la bravura di Burgio trascina i compagni in un ensemble ben articolato di ritmi variegati in una bella jazz – fusion.
“Purple Gazelle” è un passaggio vivace, arioso, con ritmi e fiati in buona evidenza.
Gli farà seguito, con simili aggettivi e taglio tra swing e blues, “Such Sweet Thunder”, che si farà ricordare per il buon lavoro e l’intensità espressa dai fiati.
Romantico e suggestivo, degno del suo titolo è “Day dream”: ottimo, ad un tratto, il contrabbasso, in assolo e col piano. Tutto il resto lo farà l’orchestra nella sua coralità.
Lo scorso Giugno, alla fine della serata “Gershwin”, poi replicata a Furnari, Taormina e Palermo, comparve, a sorpresa “Caravan” in un “incrocio magico” tra i due grandissimi compositori: un modo per non “trascurare” “The Duke” al cospetto dell’altro grande maestro. Ecco, allora, ritrovare i due Mercoledì scorso a parti invertite: “I Got Rhythm”, è stato lo standard di Gershwin “intruso” in casa Ellington. Davvero un’ottima iniziativa di Cettina Donato e del suo gruppo.
Alla fine del bis di “Take the A Train”, con cui si è chiusa la serata, abbiamo avvicinato Giovanni Renzo, direzione artistico della sezione musicale del Teatro. Questo il suo commento, in particolare sull’orchestra: “Nell’arco di un mese è passata dalle musiche di Beethoven a quelle di Trovajoli (in preparazione del prossimo recital di Enrico Montesano, n.d.r.) poi al Jazz… Non è una cosa affatto semplice. Lo dico da musicista. Sono molto contento di questa performance”. E fa intendere che questa esperienza di innovazione musicale non si ferma certo qui: “Proviamo sempre qualcosa in più. Vedremo in futuro cos’altro sperimentare…”. Giovanni Renzo viene dal jazz ed in teatro è consapevole dei successi ottenuti recentemente in questo campo dall’orchestra, sia con l’omaggio a Ellington che a Gershwin. A questo punto potrebbe concretizzarsi uno dei progetti che gli sta particolarmente a cuore: “Porgy & Bess”. “E’ un’idea che ho in testa da tempo, vedremo come portarla avanti”. Il direttore non ha poi escluso che “George Gershwin, una scala verso il Paradiso”, possa diventare un prodotto discografico e che anche l’Omaggio a Duke Ellington, nel prossimo futuro, si possa replicare in altre sedi.

Corrado Speziale

7 Novembre 2015

Autore:

redazione


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