Se n’è andato nelle scorse ore Umberto Balistreri, storico militante della destra radicale italiana, figura di riferimento per la comunità politica e culturale che gravitava attorno agli ambienti ordinovisti, ma anche animatore di battaglie civili e culturali nella sua città natale, Palermo.
A ricordarlo, con parole “di cuore”, è Checco Rovella, che ne ripercorre le vicende umane e politiche, simbolo di una generazione che negli anni Settanta pagò duramente il clima della strategia della tensione.
“Grande camerata palermitano che negli anni Settanta studiava a Bologna, pilastro del Movimento politico Ordine Nuovo. Denunciato, come molti di noi, nel processo dei 119, fu arrestato per gli attentati di Ordine Nero nel 1974 quando la magistratura decapitò il Movimento già sciolto l’anno prima, spiccando mandati di cattura contro militanti del centro-nord, specialmente umbri ed emiliani” scrive Rovella.
Umberto Balistreri trascorse due anni e mezzo di carcere duro insieme ad altri dirigenti e militanti ordinovisti, accusati di una lunga serie di attentati rivendicati da un gruppo terroristico chiamato appunto “Ordine Nero”, che in realtà era guidato da Fabrizio Zani, funzionale alla strategia Taviani di fare di Ordine Nuovo il responsabile di tutti gli attentati in Italia.
Una scelta di nome funzionale, secondo Balistreri e molti degli imputati assolti negli anni successivi, al disegno politico di allora: scaricare su Ordine Nuovo la responsabilità per le stragi della strategia della tensione e smantellare il movimento, già formalmente sciolto da Clemente Graziani nel 1973 per sottrarsi alla repressione.
“Umberto ha lottato tutta la vita per avere, non solo la giustizia nelle aule del tribunale, ma anche una ricostruzione storica veritiera di quella terribile provocazione”, sottolinea Rovella.
Dopo la scarcerazione e la conclusione delle lunghe vicende giudiziarie, Balistreri tornò a Palermo dove non smise mai di impegnarsi, con discrezione e coerenza, nelle attività politiche, culturali e associative del mondo della destra.
Fu anche presidente dell’Istituto Siciliano di Studi Politici ed Economici, che oggi lo ricorda così:
“Ha presieduto il nostro Istituto con grande impegno e dedizione culturale, senza sosta. Avremo cura di conservarne la memoria sia umana che culturale”.
Rovella ricorda anche l’ultima collaborazione con Umberto, che fu relatore a Palermo alla presentazione del suo libro presso la Fondazione Tricoli. “Umberto resterà sempre nei nostri cuori. Che il cielo gli porga gli onori che merita. Presente!”
Con la sua scomparsa, la comunità politica e culturale della destra italiana, non solo siciliana, perde un uomo che non ha mai rinnegato la propria storia né smesso di coltivare la memoria di una generazione segnata da contraddizioni e ingiustizie.
A lui il saluto dei tanti che ne hanno apprezzato la tenacia, l’onestà intellettuale e la dedizione alla sua causa.
il post:
Umberto Balistreri. Grande camerata palermitano che negli anni Settanta studiava a Bologna. Pilastro del Movimento politico Ordine nuovo, denunciato come molti di noi nel processo dei 119, fu arrestato per gli attentati di Ordine nero nel 1974; quando la sporca magistratura decapitò il Movimento, già sciolto l’anno prima, spiccando mandati di cattura per i militanti del centro nord specialmente umbri ed emiliani.
Balistreri patì due anni e mezzo di carcere duro come gli altri ordinovisti sino a che furono scoperti i veri colpevoli, comandati da Fabrizio Zani ex avanguardista che pensò bene di chiamare il suo gruppo terroristico “Ordine nero” perfetto per il piano di Taviani di fare di Ordine Nuovo il responsabile di tutti gli attentati in Italia.
Balistreri ha lottato tutta la vita per avere, non solo la giustizia nelle aule del tribunale, ma anche in fase di ricostruzione storica di quanto accaduto con quella terribile provocazione.
Inoltre, tornato a vivere a Palermo, e’ stato sempre con noi in tutte le attivita’ politiche culturali che abbiamo svolto in questi anni.
Fu uno dei relatori nella presentazione del mio libro a Palermo alla Fondazione Tricoli.
Umberto resterà sempre nei nostri cuori.
Che il cielo gli porga gli onori che merita. Presente!
testimonianze a margine da “uno dei 119
… Pochi mesi fa alla Fondazione Tricoli ha presentato il mio saggio “Finis Europae?”.
È stato un confronto stimolante. Si notava la stanchezza ma ha fatto un intervento lucido e pertinente. Un amico di Palermo, a lui particolarmente legato, mi diceva oggi che è rimasto presente a se stesso fino all’ultimo.
In quella dura stagione politica molte vite furono spezzate, e molti subirono vere e proprie persecuzioni. Vite stravolte da anni di carcere…da ricostruire dopo la galera e i processi. Alcuni ne furono solo “sfiorati” con pochi mesi o qualche settimana di carcere, con perquisizioni notturne con le volanti della polizia con i lampeggianti accesi sotto casa, con convocazioni in questura, con processi…
C’è chi tra di noi ha avuto la possibilità di andare avanti senza “danni” permanenti, altri ne sono stati marchiati per anni.
Ma i destini e le strade diverse intraprese nel cammino della vita non ne hanno corrotto lo spirito, e quella particolare, unica e immutata capacità di analisi e di interpretazione degli avvenimenti.