ALBERTO COCUZZA – La voce  storica della Taberna Mylaensis
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ALBERTO COCUZZA – La voce  storica della Taberna Mylaensis

Passionale e verace, intellettuale e raffinato Alberto Cocuzza è la voce cristallina ed acuta  dei  brani di quegli album storici Fammi ristari e Populi e Santi di cui ricorre, quest’anno, il 45esimo anniversario: spicca la sua voce portante anche  in quei cori all’unisono, ormai consegnati alla storia della musica popolare siciliana.

 

Alberto apre la Storia musicale  della Taberna

Alberto apre la Storia musicale  della Taberna con quel grido di dolore evocativo  del  Cantu di CarceratiCa sutta ‘nta stu infernu puvireddi , nui semu cunnanati a tirannia, a manu di li lupi su l’agneddi, cianciatinni, cianciti mamma mia”;  C’è tutto in quella sua innata  espressività!Tutto! L’album si avvale del suo fervido impulso emotivo, insieme alle voci altrettanto pregnanti   di Otera, di Maio e  di Gitto. Come non vedere la spasmodica ricerca di un innamorato della sua giovane amante, ne la Storia Fighiuledda rubata dai Pirati Il duetto con Luciano che ne declama, invece, le ottave ne  restituisce  un affresco stupendo “ Ma disiassi la spata di Orlando, quantu girassi pi tuttu lu munnu, la me Agatuzza nni mori chist’annu! Cu ti affirrau? Ivi! Iu mi cunfunnu! Comu ‘ngagghiasti? Un  sintisti lu bannu?Un iti a mari, li Turchi ci sunnu!  Alberto traluce come in un grande caleidoscopio emozionale ci fa viaggiare, fermando il tempo. Amore, disperazione, gioia e goliardìa, terrore e pietà religiosa: lo ritroviamo divertito e accattivante ne U tritolu, canto erotico-satirico ispirato alla tradizione orale di area messinese e ne L’amanti Cunfissuri, antico canto raccolto da Giuseppe Pitrè in cui la confessione diventa l’unico modo per ritornare alla vita “gioia”  Si sta mali facitila cunfissari, che io c’assorviroggiu li so piccati… La matri nta la sala la matri chi ciancia, la fighhia cu zu monucu chi ballava e chi ridia…”

Avevamo una grande voglia di fare musica: Bobo (Otera), Franco( Salvo) e Luciano (Maio) erano già assieme e creavano insieme, ispirandosi alla NCCP– ricorda Alberto– Li conoscevo da sempre, con Franco compagni di scuola elementare, con Bobo , stessa militanza politica, Luciano, che ammiravo come musicista che già si esibiva con un gruppo rock famosissimo in area messinese, I Fops. Volli collaborare  con loro , il loro modo di fare musica mi piaceva molto e partimmo insieme per le Eolie, nel 73, dove suonavamo per  musica popolare . Già allora la coralità fu il nostro segno distintivo: studiavamo per plasmare in modo organico le nostre voci:io avevo un tono di voce molto alto e mi ispirai subito a Giovanni Mauriello ( strepitoso cantante della NCCP).

Lavoravamo sulla ricerca dei testi e musica popolari antichi- Bobo Otera in modo particolare- e sulla rielaborazione musicale dei suoni. Abbiamo profuso molte energie  sulla  polifonia al fine di ottenere un effetto ricercato e di grande buon gusto, forse non sempre valutato.

L’album Populi E Santi è davvero intriso di sacralità e superstizione: A San Giuseppe e u lu  Padri nostru di San Giuliano son 2 brani che mi stanno molto a cuore perché danno  sfogo alla mia estensione. Qui la voce di Alberto si traveste di magia  nella ritualità di un antico ‘nciarmaturi nell’atto di invocare le forze benefiche contro il male: “ Jo mi fazzu la cruci  a lu frunti, ca Gesù Cristu l’ha fatta a li munti. Tu nemicu vattinni di ca che Gesù Cristu vattiatu m’ha”

Anche in questo album la sperimentazione e l’innovazione sono il motore creativo:

Non ci piaceva il modo di rappresentare la Sicilia solo con balletti  e quartare, sullo sfondo di Ciuri Ciuri: si cercavano nuovi modi espressivi, Bobo con  la ricerca  dei testi della tradizione che più ci rappresentassero e Luciano e Franco con gli arrangiamenti e la costruzione sonora. La scelta di molti testi erano schierati: come il Canto di lu Metri e Cantu di carcerati, si cercava di scavare nella storia della Sicilia, nelle lotta dei contadini, contro i soprusi.

Dialogare con Alberto significa rivivere la forza trascinante di quel quinquennio di fine anni 70, dove la musica era anche espressione di lotta sociale, di appartenenza, di richiesta di diritti: La Tournee con De Gregori è stata sicuramente quella che ricordo particolarmente; Tournee difficile per certi aspetti, De Gregori era terrorizzato, si rifugiava subito in hotel dopo i concerti negli anni della contestazione. Ricordo che a Catania dopo che il pubblico sfondò l’ingresso perché riteneva caro il costo del biglietto (2000 delle vecchie lire) suonammo con tutte le luci del di sala accese e  la polizia antisommossa schierata in sala. Per me suggestivi i concerti  con Lucio Dalla, sebbene sempre molto riservato, e soprattutto con  Rino Gaetano.

Alberto Cocuzza vive a Pisa da molti anni,  dove ha formato un gruppo musicale “ Sutta Sali” con giovani musicisti, attingendo  anche al repertorio della Taberna che, ancora apprezzatissima dalle nuove generazioni, continua ad essere baluardo della musica popolare siciliana e fonte di ispirazione.

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Tanino Lazzaro

Franco Salvo

27 Aprile 2021

Autore:

redazione


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