Il piacere della parola, la fluidità del linguaggio, il ricamo del termine anche nella sua fonetica, il sorriso riflessivo soffermandosi a volte sull’aggettivo, altre sul sinonimo, anche quando la discussione diventa serie, impegnata e parla di vita, di dolore, di morte, di etica del tempo, di bello e bellezza, di anima ed umano.
Bergonzomi ha toccato tante corde, anzi “fili”, come definisce gli argomenti,del suo dire, sciorinati nel corso dell’incontro che diventa evento e trae senso dalla conclusione del progetto di ricerca teatrale e formazione filosofica alla bioetica: Cogitazioni, promosso e sostenuto dall’Amministrazione Sindoni e rivolto a tutti i cittadini che si è svolto ieri alla Pinacoteca.
La presenza di quest’ attore, artista, scrittore, che si definisce un osservatore di Steiner partito da lontano, e che aggiunge: «Steiner ci ha lasciato studi anche sui cataclismi e sui cambiamenti della terra. Oggi noi agiamo da un punto di vista politico e sociale, ma prima viene la scienza dell’anima, che scava speleologicamente in eventi che non riusciamo a spiegarci», diventa quindi una possibilità importante perchè ci si confronti apertamente su questioni complesse che toccano la vita di tutti: il dolore, la malattia, la morte e sul ruolo dell’arte nel combatterla:
«La malattia è una metamorfosi, un grande cambiamento che può generare paura, ma non deve fungere solo da fuga, da scaramanzia.
Quante persone malate dicono “ho cominciato a vedere, a sentire cose che prima non sentivo?”
È qui che entra in gioco l’arte, che può aiutare sia i malati che i loro familiari. L’artista è colui che va alla ricerca dell’anima e dello spirito.
Per questo chi è vicino a un malato è potenzialmente un artista».
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Morti si nasce, vivi si diventa!
tratto dal testo immaginario di Alessandro Bergonzoni: “Part’oriente.”
Serinasco (un dubbio paese vicino a Buccinasco) Orinasco (un paese dove mi scappa il dubbio?).
Rinascere è da forsennati: quel forse dice che probabilmente non siam nemmeno nati? E allora cosa è tutto questo giro di certezze che abbiamo in vita?
Sotto la vita che tipo di cintura portiamo, quella di “castità”?
Perché amputiamo ciò che non conosciamo o ci fa paura scoprire?
E mi chiedo: il segno che lascia in vita la mutanda, nell’aldilà scompare?
Provare ad andare al di là di questo ristretto al di qua?
Non concepisco perché si concepisca solo il concepibile (è inconcepibile!): non capisco perché chi crede solo nella reincarnazione delle unghie non possa pensare mai all’incredibile: che si rinasca.
Non concepisco perché solo una religione o meglio-peggio le religioni credano di poter parlare al di là (e penso: parlare all’aldilà dell’aldilà o dall’aldilà).
Come è possibile che si parli solo di reimpianti (qualcosa a che fare col piangere?),
di preservativo (anche se giustissimo e lecitissimo) o di diritti del concepito; ripeto: e di quel che non si riesce a concepire?
Quando cominciamo a parlarne? Prima che dei sacro-santi diritti dei neonati vogliamo iniziare a disquisire dei diritti dell’Anima?
(Invece che di crescita zero cominciassimo a crescere di pensiero uno due tre quattro cinque eccetera eccetera…
Quando cogitare anche di quell’eccetera eccetera?)
Chi ha paura della spiritualità, dell’antroposofia, dell’Aura, delle presenze angeliche?
Chi cerca di distrarci minacciarci con la scienza dell’obbligo, con la chimica del dovere, con la genetica a tutti costi sempre e solo?
(A quando la genetica poetica, la fisica dell’arte, la staminalità della metafisica?)
Quando il sapiente che si sente un Dio con la vita di qualcuno in laboratorio, comincerà a fare un laboratorio su cosa non si può sapere e sul perché non si deve?
Forse che chi cerca l’oltre o altro, non lo puoi più controllare-indottrinare?
Forse che chi non fa parte della “nazionale del pensiero unico” non è in partita? Ma di quale stramaledetto campionato stiamo parlando? Come si fa ancora ad interessarsi di città, regioni, nazioni, continenti e mondo se non si approfondiscono cosmi e universi?
L’alibi della New Age non tiene più e forse non ha mai tenuto. L’alibi “dell’indimostrabile ergo inesistente” lasciamolo alle multinazionali delle certezze Curassiche, ai baroni del pregiudizio universale che forse qualche volta appunto barano (barare: approfittarsene della morte, cioè mettere nella bara ciò che si teme).
Possibile che solo legali, medici, scienziati, ricercatori o chiesa abbiano la delega a parlare di ciò che invece deve fare trascendenza (e non tendenza!), deve prescindere dall’umano e cominciare a sconfinare nel sovrumano?
Che sia giunta l’ora di abbandonare questa nave e cominciare a essere mare?
Alessandro Bergonzoni
testo tratto da
http://alessandrobergonzoni.it/eventi/p/morti_si_nasce_vivi_si_diventa.htm
COGITAZIONI
(TESTO DI MARCO IMBROSCI’ tratto da Facebook )
Si è appena concluso un laboratorio di formazione teatrale alla bioetica condotto dalla Dott.ssa Giusi Venuti con la collaborazione dell’attrice Elenora Bovo.
Un progetto culturale, finanziato dal Comune di Capo d’Orlando, che ha visto coinvolte persone di età compresa tra i dai 16 ai 45 anni che si affacciavano alla bioetica, disciplina che si occupa dei grandi interrogativi che ruotano intorno alla persona, a partire dal rispetto della vita umana nel suo significato più profondo.
Sono stati trattati temi che toccano la vita di tutti (eutanasia, aborto, testamento biologico), temi molto delicati che sono stati approfonditi non in modo convenzionale, come un classico seminario in cui si è semplici spettatori, ma con un coinvolgimento attivo e totale, attraverso un lavoro su mente e corpo.
CogitAzioni si è svolto presso la Pinacoteca Pinacoteca Tono Zancanaro di Capo d’Orlando con incontri bisettimanali di tre ore ciascuno, durante le lezioni si alternavano momenti di esercizi fisici, per ritrovare la consapevolezza di essere in questo tempo/luogo e ascoltare la propria vita nella sua fisicità, a momenti di riflessione filosofica dove la Dott.ssa Venuti dettava le linee guida di un dibattito molto profondo.
“Offrire uno spazio-tempo in cui si rifletta e si agisca il senso dell’essere attore teatrale come di colui che, in prima persona, a partire dall’intenzionalità del corpo e dalla dinamica delle emozioni, mette in moto una particolare strategia di ricerca teorica e di relazione politica.”
Obbiettivo raggiunto parzialmente, per le poche ore del laboratorio stesso, ma un inizio di un progetto che dovrebbe continuare per far acquisire quella conoscenza che ogni individuo dovrebbe avere, affinché possa valutare in modo più completo scelte avvolte molto discordanti rispetto a ciò che si è sempre pensato, non avendo e non essendo coinvolti in prima persona nel vivere una determinata situazione.
Da queste 30 ore di laboratorio la parola che riassume tutto ed acquista un significato bellissimo è: FORSE, perché i quesiti che si pone la bioetica e che tutti ci poniamo non hanno una certezza, non si può scindere la questione in giusto o sbagliato, bianco o nero, perché di volta in volta la risposta potrebbe essere diversa.
Il progetto proseguirà con una conferenza, martedì 8 maggio, alle ore 18, presso la Pinacoteca con l’attore teatrale Alessandro Bergonzoni e si concluderà il 9 maggio nell’Aula magna del Rettorato dell’università di Messina con un convegno su Bioetica e Narrazione in cui sarà presente l’attore Bergonzoni, il neurofisiologo Vezio Ruggieri dell’università La Sapienza di Roma e la presidente dell’Istituto nazionale di Bioetica Luisella Battaglia.