ALLA RICERCA DI RISPOSTE – A Brolo lasciano il segno le frasi di don Enzo Caruso
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ALLA RICERCA DI RISPOSTE – A Brolo lasciano il segno le frasi di don Enzo Caruso

Dopo  “la confessione” tra riflessioni, ricordi e denunce del sacerdote brolese risuonano in maniera inquietante alcuni suoi punti di domanda. Ed intanto Gaetano Scaffidi…

Ma ora ci vuol chiarezza. Sarebbe un bel punto di partenza.

Parla di imboscate di malapolitica, di tre forze politiche che si dividono il paese. Così dopo la pubblicazione della sua nota sono in tanti a chiedere parole più chiare, nette, “potabilmente” leggibili per comprendere il dire del parroco brolese.

Ma torniamo alle parole di Don Enzo Caruso.

Lui è artefice di un lungo intervento, dopo le polemiche intorno alla “Messa di Pasqua”. Un intervento che per molti giunge fuori termine, ma non per il sacerdote.  E che comunque rimane zeppo di passaggi ermetici ai più.

Infatti “la Messa di Pasqua”  ha caratterizzato il dibattito, non solo tra i fedeli avvezzi alle parole della politica, ma dello stesso mondo politico “laico” locale che non frequenta né sacrestie, né sagrati. Disorientano alcune sue frasi soprattutto quell’ambiente  del “curtigghiu” coltivato sulla rete.

Il dire di Don Enzo Caruso, pubblicato su questo “foglio” – domenica – in maniera integrale e senza alcun commento di parte, che può anche leggersi in fondo a quest’articolo, lascia spazio a riflessione ma sopratutto a una richiesta di chiarezza, altrimenti diventa “nulla” e scatena il caos nella ridda di illazioni e facili allusioni.

“Doveva essere così” dice il Sacerdote, rammentando le parole del Santo Padre nella serata piovosa, in piena solitudine di una Piazza San Pietro vuota. Una verità della vita prima ancora che della fede, quella del Papa di Roma, ma che, con i dovuti distinguo, diventa una verità del prete di Brolo.

Ma il suo lungo intervento, ora, per diventare sapere collettivo, senza fraintendimenti, come giusto che sia, necessita di opportune chiavi di lettura. E a darle dovrebbe, per non essere soggetti a fraintendimenti o smentite,  spettare solo a Don Enzo. Noi da cronisti possiamo solo accendere i fari su alcuni suoi passaggi  e chiederci il perchè.

Sarebbe bello sapere chi è quella “certa gente” che per Don Enzo Caruso “ha sentito che questa era l’occasione perfetta[la messa di Pasqua]per salire sul proprio trono di creta creare uno scandalo. La gente è stanca di scandali, soprattutto quando sono strumentali. Vuole pace. Vuole tranquillità. Vuole lavoro”

E’ giusto quel che dice Don Enzo quando afferma che “C’è un tempo per tacere e uno per parlare”.  Ma le parole devono essere chiare. Forse è ora il tempo per questo. Altrimenti si resta nel limbo della confusione che genera altra confusione. E’ tempo di quel senso “di responsabilità verso tutta la Comunità civile” che padre Enzo invoca. Ed è una regola che vale per uno e per tutti.

Don Enzo deve aver, come ben scrive, la certezza che la gente di Brolo sa che il loro parroco “vuole loro bene, un bene vero e sincero ed è una persona di cui ci si può fidare” ed è giusto che a  queste “non venga derubato il loro sacrosanto diritto di sapere”.

Lui fa sapere che “non è politicizzato, e che non fa differenze fra fedeli di serie A e di serie B, fra morti di serie A e di serie B” per poi aggiungere, che lui rifiuta quella favole che lo dipingono in  altro modo.

“Amo Brolo e i Brolesi con tutto il cuore ma più ancora amo la Chiesa, questa Chiesa, con le sue luci e ombre, perché è il grembo che mi ha generato alla fede e la madre che ha fatto germogliare la mia vocazione sacerdotale”.

Poi il sacerdote si rende protagonista di un vero atto di accusa affermando che “su questo tutta la politica brolese, ma anche la cultura politicizzata del paese, abbia totalmente fallito nella valutazione della mia persona come anche nella figura del prete in genere” e affonda il colpo quando evidenzia, salvando comunque i più, che “La parte marcia (del paese)  è ridotta a un gruppo minuscolo che riesce a fare molto chiasso. Nient’altro. Ma il chiasso, si sa, fa danno.”

Sarebbe bello comprendere che sono “Gli altri… “ ovvero Quelli che hanno speso i loro anni ad apparire vite perfette, quelli che diramano consigli a tutti ma non ascoltano nessuno, oppure quelli dalle vite sfasciate e che devono sfasciare quelle degli altri… non so quale storie potranno raccontare”.

E tornando alla messa di Pasqua.

Pietra dello scandalo, del chiacchiericcio su  facebook, praticamente del nulla, Don Enzo esclude di essere l’organizzatore di una Messa “politica” (le virgolette sono d’obbligo perché il concetto stesso di Messa politica non esiste). Avrei voluto fare ai miei amici politici una sorta di regalo di Pasqua[…] e ironizzando amaramente aggiunge: Non solo sarei stato l’artefice dell’iniziativa, ma sarei stato consenziente del valore puramente politico e strumentale di questa operazione. L’avrei fatto per vile interesse”. 

Ma allora chi ha organizzato il tutto? Padre Enzo è un fiume in piena e parla di imboscata ai suoi danni.

“La protesta, spiega Don Enzo Caruso, partì troppo in coincidenza con l’inizio della Messa per essere un moto spontaneo di indignazione della gente”  Lui è convinto: “Fu chiaro dall’inizio che si trattava di un’imboscata. Sono bastate poche ore e pochi amici a ricostruire la fitta rete di messaggi privati, ricostruire la genesi dell’imboscata. Nessuna sorpresa, quindi. Non c’era neanche da andare lontano. Ma questo è del tutto secondario”.

Padre Enzo parla ancora degli Altri…e rivendica “il coraggio delle proprie idee, il coraggio di una autonomia di pensiero e soprattutto la libertà da ogni sudditanza”. Dice che i suoi accusatori si sono avventati, per telefono, per messaggi privati e sui social, “intimandomi di trovare il coraggio di dire la verità”.

E lui è convinto, anche se poi non lo fa, che rispondere ora con il silenzio sia la cosa giusta”. Verrà il tempo di parlare. Lui parla del muro dell’omertà, prima di avventarsi sul “Politicismo” che impregna la vita locale.

 

Quello che lui lo definisce “il male che tiene in catene una parte del paese (la politica è tutto; tutto deve essere riconducibile alla politica; la politica deve controllare tutto; tutti devono stare con qualcuno):  sui costruttori di notizie. Quelle che “che vengono confezionate, ad arte, come una bomba, al solo scopo di far scoppiare uno scandalo e di colpire gli avversari, non per amore alla verità”. E poi ancora di quelle tre forze politiche in campo a Brolo.Evidenziano da osservatore consapevole che ” Anche all’interno di queste forze esistono comunelle, cordate e clientelismi. C’è sempre una persona in particolare a capo della cordata. Da lì poi, si organizza l’attacco mediatico”. 

Qui per lui – ma non per noi che sconosciamo forse tanto – è svelato il meccanismo dell’imboscata riguardante la S. Messa della sera di Pasqua.

Gesti del genere sono il chiaro segno di una decadenza sociale e morale e portano responsabilità precise. Se Brolo vuole un futuro di pace e prosperità, dovrà liberarsi sia di questa mentalità che, soprattutto, di chi la fomenta”.     

Lui è convinto che la risposta l’ha già data.

Di certo la lettura della sua nota lascia perplessi e curiosi di sapere altro. Come in un docu-film aspettiamo la seconda parte, con l’intervallare della pubblicità.

E in tal senso leggiamo lo “spot” trasmesso da Gaetano Scaffidi, che quasi una coincidenza, subito dopo la pubblicazione del post di padre Enzo, scrive. “Quelle persone che puntano sempre il dito contro fantomatici cattivoni, mi ricordano tanto la storiella di quel tizio che si mise al volante contromano in autostrada; la moglie lo chiama al cellulare e gli dice: «Tesoro, mi hanno detto che c’è uno che va contromano!». E lui:” Uno?! Centomila!”.

Ed alla domanda se c’è un nesso lui sorride e dice… “fate voi”.

Considerazione finale: Se non si vuol dire nulla, a volte il silenzio è d’oro.

 

da leggere

DON ENZO CARUSO – C’è un tempo per tacere e uno per parlare…

5 Maggio 2020

Autore:

redazione


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