Amici Dei Bambini  – BULLISMO A SCUOLA E NELLA VITA. CONOSCERLO E PREVENIRLO
Cultura

Amici Dei Bambini – BULLISMO A SCUOLA E NELLA VITA. CONOSCERLO E PREVENIRLO

 

Definizione di bullismo e di prepotenza

bullismo-violenza-virtualeBULLISMO ( mobbing in età evolutiva ) : questo è il termine di nuova generazione per indicare atti di violenza a scuola generalmente nel periodo adolescenziale e pre – adolescenziale. Sono molti i fatti di cronaca dove i ragazzi violenti che compiono atti di questo tipo trovano risposta da parte delle autorità competenti che, prontamente, prendono posizione contro i malfattori; ma, purtroppo, sono tantissime anche le situazioni di bullismo ( mobbing a scuola ) dove la vittima di violenza e la sua famiglia non trovano il coraggio di denunciare. Bisogna sempre tenere presente che più sono le sentenze di bullismo ( mobbing in età evolutiva ), più sarà possibile avvicinarci ad un riconoscimento giuridico della violenza tra ragazzi in particolari ambienti e modalità. Bisogna denunciare per arrivare ad un riconoscimento di questo tipo. Bisogna evitare che il bullismo manifestato a scuola ( come in altri ambienti ) sia fonte di seri danni per altre persone, vittime innocenti di quello che è oramai una vera e propria calamità sociale! Troppe sono le vittime e troppo è il silenzio… scuole e violenza sono termini che non devono andare affiancati: inevitabile, per le vittime e non solo, sarebbe aggiungere a questo terribile binomio la parola “paura” ! Derisioni, umiliazioni, lesioni, minacce, rabbia, notti insonni… è ora di dire stop al bullismo! è ora di dire stop al mobbing tra i banchi di scuola… è ora di dire un forte si alla legalità e al rispetto!

PREPOTENZE: Offese, esclusione dal gioco, cattiverie ingiustificate , prevaricazioni fisiche con calci e pugni o anche solo fastidiose sberlette, limitazione della libertà personale con la segregazione in una stanza contro la volontà della vittima: questi sono i principali tipi di azioni prepotenti tipiche del bullismo. Risulta difficile poterle elencare tutte con maggiore precisione poiché, come penso sappiate, la fantasia perversa di alcuni membri del branco non ha limiti stabiliti. Proprio per questi soggetti, la linea che separa il bullismo da una vera e propria microcriminalità diffusa è molto sottile. Uno dei dati più sconcertanti è che circa il 70 per cento degli alunni presi in considerazione da Roberto Nardello, in “ Il bullismo nella suola elementare”, in uno studio nelle scuole elementari, dichiarano di aver subito qualcuno di questi atti nei 3 mesi precedenti le interviste.

Da bullismo a mobbing in età evolutiva per poter accedere a tutela giuridica

bullismo-_1MOBBING E BULLISMO: DIFFERENZE E ANALOGIE: psicologicamente parlando, bullismo e mobbing sono in parte molto simili… giuridicamente, a quanto pare, non è proprio così. Le fondamenta di questo consistono in due fatti:

Il bullismo non ha riferimenti legislativi o tutele particolari da parte di enti locali o corporazioni ( come i sindacati per il lavoratore), inoltre
Il bullismo vede, rispetto al mobbing, un genere di fattispecie in parte differente. E cioè:
avviene all’interno di conglomerati giovanili, nei luoghi di ritrovo dove, le regole e i limiti di tolleranza sono estremamente differenti rispetto all’ambiente lavorativo.
lo stato di sviluppo del persecutore: la maturità del lavoratore è sicuramente maggiore rispetto a quella di un giovane ai primi anni di studio superiore.

MOBBING: Violenze morali e persecuzioni psicologiche ( azioni; come comportamenti, parole, atti, gesti, scritti ; comunque e da chiunque attivate nell’ambito lavorativo, che mirano esplicitamente ad arrecare offesa alla personalità, alla dignità e all’integrità psico-fisica del lavoratore, nonché a metterne in pericolo l’impiego o a degradare il clima lavorativo). Tali azioni sono quelle svolte con carattere sistematico, duraturo ed intenso.

Gli atti e i comportamenti rilevanti si caratterizzano per il contenuto vessatorio e per le finalità persecutorie, e si traducono in critiche, molestie, minacce, maltrattamenti verbali esasperati e in atteggiamenti che danneggiano la personalità del lavoratore, quali la delegittimazione di immagine, anche di fronte a soggetti esterni all’Ente, il licenziamento, le dimissioni forzate, la perdita di potere formale e informale e del grado di influenza sugli altri, l’ingiustificata rimozione da incarichi già affidati, il pregiudizio delle prospettive di progressione di carriera, l’esclusione o immotivata marginalizzazione dalla comunicazione di informazioni rilevanti per lo svolgimento dette attività lavorative, la sottostima sistematica dei risultati ottenuti, l’attribuzione di compiti molto al di sopra delle possibilità professionali o detta condizione fisica e di salute, gli attacchi alla reputazione, la creazione di falsi pettegolezzi, insinuazioni malevoli, segnalazioni diffamatorie, informazioni volutamente errate.

Gli obiettivi più immediati del mobbing sono gli stessi del bullismo: l’umiliazione e la manifestazione di potere. Ovviamente il fine ultimo della carriera o dell’eliminazione dei colleghi “superflui” o “fastidiosi”, impossibile senza giusta causa, prevale sul semplice “faccio ciò che voglio di te”. Quest’ultima, tipica del bullismo, causa, bene o male, gli stessi danni della “fattispecie mobbing”. Ma vediamo meglio con quali strumenti.

Il mobbing esercitato (e subìto) in età evolutiva (cioè “bullismo”), quindi conseguenza di contrasto tra giovani, è caratterizzato da diversi comportamenti che costituiscono, a loro volta, reati differenti.

bullismo1Paradossale è che, pur riconoscendo ciascuno di questi atteggiamenti, non si può riconoscerne la somma, parziale o totale, come una fattispecie nuova, oramai conclamata e tipizzata dagli psicologi.

Fonte: http://digilander.libero.it/scuolaacolori/disagio/minello/bullismo/definizioni.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

Quali sono i principali atti che possono, a tutti gli effetti, essere considerati vero e proprio bullismo?

Sono atti di bullismo:

1  – Insulti  2  – Voci diffamatorie e false accuse  3  – Razzismo  4  – Critiche immotivate ed eccessivo controllo  5  – Piccoli furti  6  – Estorsione  7  – Minacce  8  – Violenza privata  9  – Aggressioni e/o giochi violenti con forti squilibri  10- Lesioni personali  11- Esclusione dal gioco (vedi convenzione dei diritti del fanciullo)  11- Percosse  13- Danneggiamento di cosa altrui.

fonte: http://digilander.libero.it/scuolaacolori/disagio/minello/bullismo/atti_bullismo.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

IL BULLISMO

bullismo7“Uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o di più compagni.” OLWEUS  “ .                             

La definizione che dà del bullismo Olweus, uno dei massimi studiosi di questo fenomeno, è indicativa di tale problematica e di come sia antica. Dalla definizione di Olweus si possono trarre le seguenti caratteristiche presenti in un comportamento di bullismo:

Azioni individuali o collettive di tipo:

* fisico: prendere a pugni o calci, prendere o maltrattare gli oggetti personali della vittima; * verbale: insultare, deridere, offendere; * indirette: fare pettegolezzi, isolare dal gruppo.

Dura nel tempo (settimane o mesi)
La vittima è impossibilitata à difendersi

Come abbiamo visto da queste caratteristiche il bullismo può essere attuato da un singolo individuo o da un gruppo e la vittima può essere, a sua volta, un singolo individuo o un gruppo. Si può distinguere una forma di bullismo diretto, che si manifesta in attacchi relativamente aperti nei confronti della vittima, e di bullismo indiretto, caratterizzato da una forma di isolamento sociale ed in una intenzionale esclusione dal gruppo. Per quanto riguarda la manifestazione degli atti di bullismo si può affermare che la scuola è senza dubbio il luogo in cui questi si manifestano con maggiore frequenza, soprattutto durante i momenti di ricreazione, e nell’ uscita da scuola. Proprio a causa di ciò, le vittime dei bulli spesso rifiutano di andare a scuola. Rimproverati e rimproverandosi continuamente di “attirare” le prepotenze dei loro compagni, perdono sicurezza e autostima. Questo disagio può influire sulla loro concentrazione e sul loro apprendimento. Spesso ragazzi con sintomi da stress, mal di stomaco e mal di testa, incubi o attacchi d’ansia, o che marinano la scuola o, peggio ancora, hanno il timore di lasciare la sicurezza della propria casa, sono le vittime prescelte dal bullo. Le conseguenze di tale situazione sono spesso gravi e possono provocare strascichi anche in età di molto successive a quelle del sopruso stesso.Generalmente le vittime sono più deboli fisicamente della media dei ragazzi. Anche l’aspetto fisico (ad esempio l’obesità) può giocare un ruolo nella designazione della vittima, anche se non è determinante. La vittima Le vittime sono, per lo più, soggetti sensibili e calmi, anche se al contempo sono ansiosi ed insicuri. Se attaccati, reagiscono chiudendosi in se stessi o, se si tratta di bambini piccoli, piangendo. Talvolta soffrono anche di scarsa autostima ed hanno un’opinione negativa di sé e della propria situazione. Le vittime sono caratterizzate da un modello reattivo ansioso o sottomesso, associato, soprattutto se maschi, ad una debolezza fisica, modello che viene rinforzato negativamente dalle conseguenze dei comportamenti sopraffattori. Tali conseguenze sono sempre a svantaggio della vittima perché non possiede le abilità per affrontare la situazione o, se le possiede, le padroneggia in maniera inefficace. Solitamente le vittime vivono a scuola una condizione di solitudine, di isolamento e di abbandono. Manifestano particolari preoccupazioni riguardo al proprio corpo: hanno paura di farsi male, sono incapaci nelle attività di gioco o sportive, sono abitualmente non aggressivi e non prendono in giro i compagni, ma hanno difficoltà ad affermare se stessi nel gruppo dei coetanei. Il rendimento scolastico è di vario tipo e tende a peggiorare nella scuola media. Queste caratteristiche sono tipiche delle vittime definite passive o sottomesse, che segnalano agli altri l’insicurezza, l’incapacità, l’impossibilità o difficoltà di reagire di fronte agli insulti ricevuti; così le ripetute aggressioni non fanno altro che peggiorare questo quadro di incertezza sulle proprie capacità.  Il bullo La caratteristica più evidente del comportamento da bullo è chiaramente quella dell’aggressività rivolta verso i compagni, ma molto spesso anche verso i genitori e gli insegnanti. I bulli hanno un forte bisogno di dominare gli altri e si dimostrano spesso impulsivi. Vantano spesso la loro superiorità, vera o presunta, si arrabbiano facilmente e presentano una bassa tolleranza alla frustrazione. Manifestano grosse difficoltà nel rispettare le regole e nel tollerare le contrarietà e i ritardi. Tentano a volte di trarre vantaggio anche utilizzando l’inganno. Si dimostrano molto abili nelle attività sportive e di gioco e sanno trarsi d’impaccio anche nelle situazioni difficili. Al contrario di ciò che generalmente si pensa, non presentano ansia o insicurezze. Sono caratterizzati quindi da un modello reattivo-aggressivo associato, se maschi, alla forza fisica che, suscitando popolarità, tende ad auto-rinforzarsi negativamente raggiungendo i propri obiettivi. I bulli hanno generalmente un atteggiamento positivo verso l’utilizzo di mezzi violenti per ottenere i propri scopi e mostrano una buona considerazione di se stessi. Il rendimento scolastico è vario ma tende ad abbassarsi con l’aumentare dell’età e, parallelamente a questa, si manifesta un atteggiamento negativo verso la scuola. L’atteggiamento aggressivo prevaricatore di questi giovani sembra essere correlato con una maggiore possibilità, nelle età successive, ad essere coinvolti in altri comportamenti problematici, quali la criminalità o l’abuso da alcool o da sostanze. All’interno del gruppo vi possono essere i cosiddetti bulli passivi, ovvero i seguaci o sobillatori che non partecipano attivamente agli episodi di bullismo. È frequente che questi ragazzi provengano da condizioni familiari educativamente inadeguate, il che potrebbe provocare un certo grado di ostilità verso l’ambiente. Questo fatto spiegherebbe in parte la soddisfazione di vedere soffrire i loro compagni. Questo tipo di atteggiamento è rinforzato spesso da un accresciuto prestigio. La vittima provocatrice Esiste un’ “incrocio” tra vittima e bullo: le vittime provocatrici, caratterizzate da una combinazione di modalità di reazione ansiose e aggressive. Possono essere iperattivi, inquieti e offensivi. Tendono a controbattere e possono essere sgraditi anche agli adulti. Hanno la tendenza a prevaricare i compagni più deboli. Non è raro che il loro comportamento provochi reazioni negative da parte di molti compagni o di tutta la classe. Questo tipo di vittima è meno frequente rispetto alle precedenti e le vittime del primo tipo risultano maggiormente esposte a rischio di depressione. Le vittime presentano sin dall’infanzia un atteggiamento prudente e una forte sensibilità.  Condizioni che favoriscono il fenomeno Vari studi hanno evidenziato alcuni fattori che sembrano essere alla base del comportamento aggressivo. Sicuramente un ruolo importante è da attribuire al temperamento del bambino. Un atteggiamento negativo di fondo, caratterizzato da mancanza di calore e di coinvolgimento, da parte delle persone che si prendono cura del bambino in tenera età, è un ulteriore fattore importante nello sviluppo di modalità aggressive nella relazione con gli altri. Anche l’eccessiva permissività e tolleranza verso l’aggressività manifestata verso i coetanei e i fratelli crea le condizioni per lo sviluppo di una modalità aggressiva stabile. Un ruolo importante è ricoperto anche dal modello genitoriale nel gestire il potere.

bullismo8L’uso eccessivo di punizioni fisiche porta il bambino ad utilizzarle come strumento per far rispettare le proprie regole. E’ importante che siano espresse le regole da rispettare e da seguire ma non è educativo ricorrere soltanto alla punizione fisica. Queste non sono sicuramente le uniche cause del fenomeno, anzi, si può dire che esso è inserito in un reticolo di fattori concatenati tra loro. È, comunque, certo che le condotte inadeguate si verifichino, con maggior probabilità quando i genitori non sono a conoscenza di ciò che fanno i figli o quando non hanno saputo fornire adeguatamente i limiti oltre i quali certi comportamenti non sono consentiti. Gli stili educativi rappresentano infatti un fattore cruciale per lo sviluppo o meno delle condotte inadeguate. È interessante sottolineare come il grado di istruzione dei genitori, il livello socio-economico non sembrano essere correlate con le condotte aggressive dei figli. A livello sociale si è visto come anche i fattori di gruppo favoriscano questi episodi. All’interno del gruppo c’è un indebolimento del controllo e dell’inibizione delle condotte negative e si sviluppa una riduzione della responsabilità individuale. Questi fattori fanno sì che in presenza di ragazzi aggressivi anche coloro che generalmente non lo sono lo possano diventare. Per evitare che un bambino ansioso e insicuro diventi una vittima è importante che i genitori lo aiutino a trovare una migliore autostima, una maggiore autonomia e gli forniscano degli strumenti adeguati per affermarsi nel gruppo dei coetanei.  La prevenzione del bullismo Risulta poco utile agire sul disturbo e sulla psicopatologia ormai conclamata. La specificità di un intervento preventivo è quindi rivolto a tutti gli alunni e non direttamente ai “bulli” e alle loro vittime, perché, al fine di un cambiamento stabile e duraturo, risulta maggiormente efficace agire sulla comunità degli spettatori. È importante sottolineare questo punto perché, come indicato in letteratura, è inefficace l’intervento psicologico individuale sul “bullo”. Infatti il “bullo” non è motivato al cambiamento in quanto le sue azioni non sono percepite da lui come un problema, e queste sono un problema soltanto per la vittima, gli insegnanti e il contesto. L’intervento diretto sulla vittima, pur efficace a fini individuali, non lo è per quanto riguarda la riduzione del fenomeno del “bullismo”. Quella vittima cesserà di essere tale e il bullo ne cercherà presto un’altra nel medesimo contesto. Quindi, la prevenzione deve interessare gli alunni, gli insegnanti e i genitori. Questi possono farsi carico dei problemi attivando una programmazione contro le prepotenze e promuovendo interventi tesi a costruire una cultura del rispetto e della solidarietà tra gli alunni e tra alunni ed insegnanti. Si è evidenziato che l’intervento con bambini e ragazzi, deve essere preventivo rispetto a segnali più o meno sommersi del disagio e rispetto alle fisiologiche crisi evolutive. Per questi motivi è necessario attuare un programma di intervento pluriennale di carattere preventivo e diretto al gruppo classe/scuola. Questo intervento rappresenta un’occasione di crescita per il gruppo classe stesso che, attraverso un maggiore dialogo ed una maggiore consapevolezza di pensieri, emozioni ed azioni, diventerà risorsa e sostegno per ciascun membro della classe. È inutile sottolineare che per rendere efficace e duraturo questo tipo di prevenzione, è necessario che gli insegnanti, gli educatori e le famiglie collaborino, come modelli e come soggetti promotori di modalità adeguate di interazione, affinché l’esempio possa essere acquisito e diventare uno stile di vita per i ragazzi. Il compito degli insegnanti è quindi quello di intervenire precocemente finché permangono le condizioni per modificare gli atteggiamenti inadeguati. Per migliorare la collaborazione con le famiglie è importante che si spieghi anche ai genitori che i loro figli possono assumere diversi atteggiamenti a seconda degli ambienti in cui si trovano. Questo è utile per prevenire la sorpresa delle famiglie nello scoprire modalità di comportamento differenti a casa e a scuola. 

Bullismo11BULLISMO FEMMINILE Un accenno vorrei farlo riguardo al “bullismo femminile”. Esso viene poco considerato perchè molto meno vistoso rispetto a quello maschile, ma a causa di ciò più subdolo. Esso si manifesta meno “fisicamente” e di più “verbalmente” ed “indirettamente”. Di solito la “bulla” s’atteggia ad “ape regina” e si circonda di altre api isolando chi non le è gradita. Inoltre mette in atto nei confronti dell’ “esclusa” un vero e proprio comportamento persecutorio fatto di pettegolezzi e falsità infondate. Per la vittima diventa difficile chiedere aiuto, perchè il comportamento bullistico è poco evidente e si tende ad attribuire l’isolamento della vittima ad una sua eventuale timidezza. Si può facilmente immaginare quali possano essere gli esiti per la propria autostima, esiti che possono anche comportare quei disturbi del comportamento alimentare tanto frequenti fra le ragazze. .                                 Fonte: http://www.viviilsegreto.it/Il_bullismo.doc

IL FENOMENO DEL BULLISMO. CONOSCERLO E PREVENIRLO

Piccoli drammi vanno in scena ogni giorno, soprattutto a scuola, senza che gli adulti si accorgano di nulla. Dalle derisioni alle offese verbali, dalle prepotenze alla vera e propria violenza fisica, sono tanti i gesti racchiusi sottoil nome di bullismo, gesti sistematici che si possono trasformare in un incubo e provocare danni seri.  Il quaderno sul bullismo fornisce una serie di indicazioni pratiche a genitori e insegnanti, in modo da individuare la vittima e il suo persecutore.  Per la prima volta all’interno di queste guide di Telefono Azzurro,compare anche un inserto staccabile dedicato a bambini e ragazzi. Si tratta di un fascicoletto che, in modo semplice e accessibile, si propone di avvicinare i più giovani alla conoscenza del fenomeno, guidandoli in un percorso di rifl essione sul problema e di individuazione delle possibili soluzioni.

Dr.  R. Albani pediatra  -14 marzo 2004

Il bullismo fa male. E non solo alle vittime

home_1_00Il “bullismo” consiste in comportamenti aggressivi abituali di uno o più bambini o ragazzi nei confronti di un compagno, la “vittima” designata. Esiste anche un “bullismo indiretto”, più comune fra le femmine, che si manifesta con l’ isolare e calunniare la compagna presa di mira. Questo fenomeno si è molto diffuso nelle scuole di vari Paesi, tra cui il nostro, ed è argomento di numerose pubblicazioni. Le ragioni di questo aumento sono complesse e dipendono in parte da atteggiamenti degli adulti: la tendenza a dare alla “grinta” un valore positivo in assoluto; la svalutazione della solidarietà a favore della realizzazione individuale; la difficoltà, da parte di genitori e insegnanti, a stabilire regole. Alcuni minimizzano :” A scuola ci sono sempre stati i prevaricatori. Bisogna imparare a conviverci”. Gli psicologi invece mostrano, statistiche alla mano, che il bullismo fa male sia a  chi lo pratica sia a chi lo subisce. I bulli, infatti, hanno non solo maggiori probabilità di sviluppare, in seguito, comportamenti delinquenziali, ma anche di soffrire di depressione e carenza di autostima. Insomma, non possono fare a meno di comportarsi male, ma non ne godono. Le vittime soffrono anch’esse di depressione e scarsa autostima, perché si sentono indifese, e arrivano a progettare, e talvolta persino a commettere, il suicidio.

Il bullismo, insomma, non andrebbe sottovalutato, ma combattuto. Le sanzioni o le espulsioni comminate ai prevaricatori non bastano. Bisognerebbe studiare il fenomeno- come stanno facendo psicologi e pedagoghi in Inghilterra e negli USA- per trovare soluzioni, complesse quanto le sue origini.

Tutti i numeri del cyberbullismo Un adolescente su tre è stato oggetto di episodi di cyberbullismo. Lo sostiene uno studio di Pew Internet & American Life Project.  STATI UNITI – Il bullismo è sempre esistito. Nasce e cresce soprattutto a scuola, nell’età delle insicurezze durante la quale gli studenti si dividono in prepotenti e mansueti e la vulnerabilità di vittime e carnefici è manifesta. La tecnologia non fa che rendere il fenomeno più vistoso e, in certi casi, lo facilita decisamente. Secondo i dati «Pew», infatti, il cyberspazio è un luogo dove si annida molto bullismo, anche per la comodità che offre la rete di comunicare, dividere, esporre e condividere. Un teenager su 3 sostiene di essere stato vittima online di un qualche episodio di teppismo giovanile, con relative persecuzioni tipiche di questo atteggiamento. Foto, e-mail, messaggi sgradevoli e insistenti: tutto ciò può essere catalogato sotto la voce bullismo e, se avviene in rete, sotto la voce di cyberbullismo. Eppure i giovanissimi, nonostante le brutte esperienze sul web, continuano a pensare che le peggiori minacce provengano fuori da internet. Per la precisione 2 adolescenti su 3 minimizzano i rischi del cyberspazio e avvertono che fuori dalle chat e dai social network il clima di violenza è ben peggiore. IL GENTIL SESSO – Secondo la ricerca «Pew», i maschi se la passano meglio delle femmine, ancora oggi e anche online più esposte ai rischi di comportamenti sgradevoli, di prevaricazione e di violenza (anche psicologica). Chiunque sia femmina o abbia finto di esserlo in qualche chat sa bene che la differenza di genere conta eccome e che nei siti web 2.0 come in Second Life o in realtà virtuali analoghe, le donne hanno vita meno facile. Per l’esattezza è stato vittima di bullismo in rete il 38% delle ragazze, contro il 26% dei ragazzi. Mentre in quei siti che fanno parte della galassia del social networking la probabilità di inciampare nel cyberbullismo è del 40%.  LA RICERCA – Lo studio di «Pew Internet & American Life Project» si basa sulla testimonianza telefonica di 935 ragazzi dai 12 ai 17 anni e il 67% del campione intervistato dimostra di non avere la percezione del pericolo, continuando a ribadire che offline ci sono le realtà più preoccupanti. E soprattutto che internet, a questo proposito, non ha inventato niente di nuovo.

Il bullismo si elimina con una scuola competitiva di  Francesco Alberoni Negli ultimi tempi abbiamo visto gruppi di giovani violentare ragazze, picchiare i loro compagni e poi mettere i film delle loro prodezze su Internet. Episodi di bullismo, si dice. Ma cos’è il bullismo? I maschi hanno sempre cercato di affermarsi sui compagni attraverso la violenza e l’intimidazione. Sono meccanismi primordiali come l’ordine di beccata fra gli uccelli: becca per primo il più forte, poi, via via, fino al più debole, al più spaventato.  E fra i ragazzi si sono sempre formati gruppi che mirano al potere, a imporsi sulla massa degli altri.

Di solito si raccolgono attorno a un capo particolarmente intraprendente o arrogante o violento. È questo il bullo. Il bullo è il capo di un gruppetto di ragazzi che si sentono come dei guerrieri in una società di imbelli… Arroganti, sprezzanti, schiavizzano i più deboli e se li trascinano dietro, mentre tutti gli altri chinano la testa come pecore. Il bullismo è la forma primordiale di potere. E va combattuto tenendo presente questa sua natura. È inutile l’ammonizione, la sanzione. Il bullo se ne fa vanto. Invece sono efficaci le misure che gli tolgono il pubblico, prima di tutto l’espulsione.  Chi è espulso non conta più nulla, non ha più nessuno su cui esercitare il suo fascino. Ma, dal punto di vista sociale, espellere dei ragazzi per poi lasciarli in strada è estremamente dannoso. Sono perciò stati molto bravi i magistrati che hanno mandato i bulli a lavorare in un centro di assistenza ai disabili, insegnando così loro che la società civile non consente al prepotente di opprimere il debole, ma deve aiutarlo. Un altro metodo efficace è quello di porre sotto sequestro i beni della famiglia, perché il bullo quasi sempre gode della complicità dei suoi. Ma la via maestra per evitare il bullismo è un’altra: favorire la competizione di squadra. Per troppo tempo nelle nostre scuole ha prevalso una mentalità—di origine marxista e cattolica — che considera la competizione un male.  Si è pensato che la violenza scompaia livellando tutti. Ma non è così. La violenza va sublimata creando squadre in competizione. I nostri ragazzi dovrebbero andare a scuola tutto il giorno e, oltre a star seduti sui banchi, fare lavori, sport, arte, musica, teatro. Ma all’interno di gruppi che si affrontano, che competono. Così in ciascuna squadra i leader emergono in base al loro valore, e tutti sono orgogliosi di partecipare perché si sentono parte di un noi, in cui trovano una identità, ed esprimono se stessi.

Adolescenti: tutti i vantaggi del cellulare Il telefonino garantisce tranquillità ai genitori, che tengono meglio sotto controllo i figli

GRAN BRETAGNA – Meglio con che senza: questo è il parere dei genitori intervistati dalla società di ricerche britanniche Trust for Study of Adolescence sull’uso del telefonino da parte dei giovani. L’indagine – condotta su 60 famiglie appartenenti a ogni strato sociale ed economico – ha evidenziato che la maggior parte dei genitori è sostanzialmente concorde nel valutare positivamente l’impatto del telefonino sulla quotidianità dei propri figli e soprattutto sulle proprie ansie. La maggior parte dei padri e delle madri lo regala ai figli per poter essere sempre al corrente dei loro spostamenti e per poterli rintracciare. Farà anche male alla salute (dicono ogni tanto e ogni tanto smentiscono), causerà una leggera dipendenza emotiva, darà ai ragazzini odierni un’espressione talvolta lobotomizzata, ma è fonte di tranquillità per le famiglie e il rischio di bullismo telefonico, truffe via cellulare o minacce simili passa in secondo piano rispetto alla gioia della reperibilità.  TUTTI GLI USI – E se i grandi preferiscono sentire la voce dell’amato figlio, quest’ultimo dimostra invece di prediligere decisamente la rassicurazione via Sms. A questo proposito le femmine sono maggiormente controllate rispetto ai coetanei e, di conseguenza, tendono a messaggiare più spesso i propri spostamenti. I teenager utilizzano i messaggini per mettersi d’accordo, per intrecciare relazioni e – non ultimo – per contrattare con mamma e papà l’orario di rientro. In generale il telefono mobile regala ai giovani maggior sicurezza e un senso di indipendenza fondamentale e inseguito alla loro età.

NON SOLO FAMIGLIA – I genitori non sono i soli ad aver intuito i pregi del cellulare. Anche i politici hanno infatti capito il ruolo chiave che il piccolo dispositivo riveste nella vita degli adolescenti, e cercano quindi di raggiungere questi futuri elettori proprio via mobile, sfruttando a pieno le peculiarità comunicative del telefonino e il linguaggio sciolto che lo caratterizza. Si pensi all’iniziativa «Text Tony», vale a dire l’invito dell’amministrazione britannica a parlare con Tony Blair via Sms, ponendo domande e sollevando questioni. Altro progetto è il Citizen Calling project (www.citizencalling.com), attraverso il quale i giovani cittadini possono mettersi in contatto con il Parlamento britannico per mandare messaggi o video dai propri cellulari.

INCONVENIENTI HI-TECH – Gli esperti della Trust for Study of Adolescence trascurano però la possibilità che il telefonino si spenga o non prenda o, semplicemente, che il giovane non ne senta lo squillo (magari è in discoteca). Tanto è rassicurante sentire telefonicamente il proprio bambino, quanto è ansiogeno sentire la voce metallica «l’utente chiamato non è raggiungibile» o assistere allo squillo a vuoto. Ma questo fa parte degli inconvenienti, peraltro molto frequenti, in cui capita di imbattersi quando ci si affida alla tecnologia, o quando si ha a che fare con giovani che non vogliono essere rintracciati…  Emanuela Di Pasqua

Cellulari, armi improprie nelle scuole Secondo gli insegnanti inglesi, i cellulari e la tecnologia in generale sono da considerare come un’arma. REGNO UNITO – I telefonini dovrebbero essere classificati come armi potenzialmente pericolose. Lo sostengono i rappresentanti della National Association of Schoolmasters Union of Women Teachers (Nasuwt), la più grande associazione di insegnanti del Regno Unito. Il fenomeno del cyber bullismo è stato analizzato dal Governo britannico, che di recente ha autorizzato gli insegnanti delle scuole del Paese a confiscare i telefonini agli studenti. È stata inoltre costituita un’apposita task force, composta da ministri e da rappresentanti del corpo docenti e dell’industria della telefonia mobile, con l’intento di monitorare e gestire il problema in modo più efficace.  FUORI DALLE SCUOLE – E proprio di fronte a quest’organo di controllo il segretario generale della Naswuwt, Chris Keates, ha esposto ieri le sue preoccupazioni, includendo anche internet e le email tra gli strumenti comunemente utilizzati dai giovani bulli per compiere e documentare i loro (più o meno innocenti) soprusi. Come racconta la Bbc, il segretario ha dichiarato che i dispositivi portatili dovrebbero essere definitivamente banditi dalle aule scolastiche, poiché i ragazzi li utilizzano per sbeffeggiare gli insegnanti (ma anche i compagni), spesso in modo pesante. Oltre 100 i casi citati da Keates, che ha invitato l’autorità a prestare attenzione a siti internet come Ratemyteacher e Bebo, sulle cui pagine spesso compaiono – a detta sua– immagini e dichiarazioni che possono danneggiare la carriera e la rispettabilità degli insegnanti. «Questi siti sono alimentati dai ragazzini e dai loro cellulari. È arrivato il momento di regolamentarne l’uso da parte degli studenti, ma purtroppo molte scuole sembrano non voler affrontare seriamente il problema», ha spiegato Keates, aggiungendo che « La maggior parte dei casi di bullismo riportati al ministero competente non ha trovato corrispondenza in alcun tipo di azione da parte degli istituti dove sono avvenuti i fatti. Nessun genere di supporto è stato offerto alle vittime, e nessuno si è preoccupato di interpellare i responsabili». Secondo Keates è giunto il momento di prendere provvedimenti per combattere seriamente il fenomeno, tenendo presente che la tecnologia ha sì un ruolo importante all’interno della scuola, ma è ancora più importante che venga utilizzata in modo corretto e sicuro per tutti, e non per minacciare insegnanti o ragazzi.  IN ITALIA – Non si tratta certo di un problema che riguarda solo il Regno Unito: grazie alla grande diffusione dei telefonini anche tra i giovanissimi, il «bullismo mobil» potrebbe infatti turbare la quiete di qualsiasi scuola del mondo. I cyber bulletti finiscono spesso anche sulle pagine di cronaca italiana. Tra gli ultimi casi in cui il telefonino è stato usato ai danni di un’insegnante c’è l’episodio della docente di un istituto superiore della provincia di Lecce, verificatosi lo scorso febbraio. Un video di circa 80 secondi girato in classe e pubblicato su YouTube in cui si vedono tre studenti palpeggiare (o mimare il gesto) il fondoschiena della professoressa, che siede davanti a loro dandogli le spalle. Molto spesso però i protagonisti di questi brevi video sono gli stessi compagni di scuola dei bulli, ragazzi più deboli che non riescono a ribellarsi a soprusi e violenze. Puntualmente le immagini che testimoniano il fatto passano di cellulare in cellulare, e il più delle volte arrivano fino alla rete, finendo sotto l’occhio di tutti.  Alessandra Carboni

bullismo-omoCOSA E’ IL BULLISMO?

Il termine bullismo descrive, in generale, un comportamento invadente, negativo e perpetuato nel tempo. Q lunga catena di incidenti, anche piccoli e di per sé poco significativi, comprende la sottovalutazione e la critica triviale dell’individuo, o degli individui che ha a bersaglio. Caratteristica dei bersagli non è tanto il fatto di essere sottoposti o più giovani, quanto quello di essere, in qualche modo, più deboli. Di solito, il bullismo: È un comportamento deliberatamente dannoso; È continuato nel tempo;   Rende difficile, per le vittime, la difesa. Possiamo distinguere tre tipi di bullismo:

1. fisico: picchiare, derubare;

2. verbale: insultare, usare nomignoli;

3. indiretto: escludere dal gruppo, spettegolare.

Qui non c’è bullismo! Quale scuola potrebbe scommetterci? Una cattiva scuola ignora, minimizza, nega, rimuove, giustifica, razionalizza, colpevolizza la vittima ed i genitori della stessa, accantona o gestisce malamente gli episodi di bullismo. Una buona scuola si dimostra attivamente pronta nel combattere fermamente e giustamente gli episodi di bullismo.  Nessuna scuola ha una ricetta per il bullismo. Considerare il problema seriamente è un buon inizio. Non solo non c’è nulla da perdere, ma, incoraggiando gli studenti a parlare di bullismo rende più facile imparare a parlare anche di altre forme di abuso. Di più, mantenere un controllo più stretto sui movimenti nella scuola, o intorno ad essa, mentre aiuta a proteggere gli studenti dal bullismo, riduce il rischio di intrusione da parte di adulti pericolosi. Non c’è un singolo metodo per sconfiggere il bullismo. Possiamo, comunque, elencarne alcuni, già sperimentati nei paesi anglofoni.

Fonte : http://www.istitutosanmassimo.it/Genitori/IL%20FENOMENO%20DEL%20BULLISMO.doc

l’associazione

Informazioni di base

Orientamento religioso – laica

Ai sensi dell’at. 18 della Costituzione Italiana e degli artt. 36,37 e 38 del CC è costituita l’Associazione di volontariato denominata “Associazione Genitori Amici dei Bambini”, con sede in Piraino in via Garibaldi 367. ( sede provvisoria). L’Associazione è una istituzione di volontariato autonoma ed unitaria, non ha scopo di lucro, apartitica, laica, multiraziale, è amministrativamente indipendente, è diretta democraticamente attraverso i suoi organi.

Orientamento politico – apartitica

art. 2 Scopi e attività – L’associazione si propone di svolgere attività ricreative e di tempo libero nei settori: cultura, sport, turismo, promozione e solidarietà sociale con lo scopo di sostenere, coadiuvare, informare e interegire con i genitori nella crescita della prole avendo particolare interesse alla salute dei bambini, alla formazione dei figli, alla difesa dei minori e alla tutela dei loro diritti fondamentali. L’associazione si propone altresì di promuovere i rapporti sociali tra le famiglie approfondendone esigenze e tamatiche.

Informazioni di contatto

Cellulare – 328 656 7399

Indirizzo – Via Garibaldi 367

E-mail – amici.deibambini.9@facebook.com

15 Settembre 2012

Autore:

admin


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