La notizia, la voglia di saper i nomi dei clienti, dar un volto alle “donnine della porta accanto” già di sua è pruriginosa, se poi emerge che il tutto si svolgeva in casa di un sacerdote, allora ecco che il “caso” fa il botto. E’ accaduto a Milazzo. Il Blitz quanche giorno addietro e ora emergono i particolari. Coinvolta anche un’impiegata comunale.

Prezzi popolari, non superiori a 70 euro, giro di clienti anche dai nebrodi, un via vai continua per le scale, ed ecco che i condomini, insospettiti ma anche disturbati fanno scattare la denuncia. Quell’appartamento in via Spiaggia di Ponente era la classica casa chiusa del ventennio.
Operavano da mesi una decina di donne provenienti dall’America latina pronte ad offrire prestazioni sessuali a clienti non certo facoltosi ma che riuscivano a incassare anche 500 euro al giorno a testa.
Secondo gli inquirenti gli appartamenti – alla fine a essere posti sottosequestro sono due ubicati nella stessa palazzina – venivano anche affittati (o sub affittati) mensilmente a somme al di sopra dei prezzi di mercato e, secondo una nota della questura, non interamente dichiarati.
Indagati quindi un sacerdote, originario di un centro limitrofo, ma residente da anni a Milazzo, e una dipendente comunale (in quanto proprietari degli immobili), indagata anche una donna extracomunitaria che avrebbe coordinato le ragazze che si prostituivano e che si pubblicizzavano anche su giornali e siti specializzati le proprie prestazioni hot.
All’interno degli appartamenti sono stati trovati “oggetti del mestiere” tali da soddisfare ogni richiesta, anche la più “frivola” dei clienti e profilattici in quantità industriale.
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