ARTE A MESSINA – I “Mutamenti della materia”
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ARTE A MESSINA – I “Mutamenti della materia”

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Corrado Speziale

 

“Non puoi realizzare nulla di così bello quanto la natura. Essa non si può imitare”.  Lo dice Stello Quartarone davanti alle sue opere che, quasi a smentirlo, proprio della natura ne richiamano i tanti volti meravigliosi ed improvvisati.

“Mutamenti della materia”, la mostra personale dell’artista messinese, ospitata al Monte di Pietà, resterà aperta fino al prossimo 30 Marzo.

L’evento, organizzato e patrocinato dalla Provincia Regionale di Messina, si avvale della direzione artistica di Saverio Pugliatti, che ne ha anche curato l’allestimento, e della consulenza dei critici d’arte Luigi Ferlazzo Natoli e Teresa Pugliatti. Hanno inoltre coadiuvato l’artista nell’elaborazione dell’evento, Antonella Bambino, Roberto Abate e Antonio Giocondo.

IMG_8414Nella prima delle due sale sono esposte ben 102 opere: “Reperti”, tavolette 31 per 31 centimetri, realizzate con tecnica mista alla fine del 2012, utilizzando pece nera, colori, metalli e argilla espansa. Altre 35 opere stazionano nella seconda sala. Si tratta, anche qui, di “Reperti”, tra pannelli di dimensioni maggiori e sculture, alcune delle quali, di colore bianco, denominate “Ice”, anch’esse risalenti allo scorso anno.

Stello Quartarone, classe 1947, è un artista variegato, eclettico, spontaneo, che plasma come d’incanto qualsiasi materiale affidandosi alla sua straordinaria creatività, spesso istintiva, ed al sue capacità pratiche. Egli consegna al mondo dell’arte opere uniche, originali, attraverso le quali esprime il senso di un costante divenire, rappresentato con emozioni sane e sincere, che riconducono al mondo della natura, della vita quotidiana, dei fatti del mondo (Le notti di Baghdad, 60 opere, 1990/91).

IMG_8417Può definirsi un “funambolo” dell’arte, specialmente nella scultura e nelle sue opere miste, che danno l’impressione di aver avuto in dono la facoltà di crearsi da sé, come quelle attualmente in mostra: egli prima le “anima”, poi le “immortala”, bloccandone il movimento e rendendole segni del tempo.

 

IMG_8420E’ assolutamente chiara l’assonanza con il magma che fuoriesce incandescente dal vulcano per poi raffreddarsi e consolidarsi, vedendo mutare profondamente il proprio corso e cambiare volto, trasformarsi in scultura naturale dal taglio variegato e dal disegno infinito. Ecco, dunque, la pece – lava, con innesti di materiali vari e gustose colorazioni, trasformarsi in “reperto”. Non a caso, proprio con l’appellativo “officina di Vulcano”, Luigi Ferlazzo Natoli ha intitolato la propria recensione nel catalogo della mostra.

IMG_8424Nell’immaginario dell’artista regnano montagne che fuoriescono come atolli dai fondali marini, rocce che si trasformano grazie all’incontenibile forza della natura, ghiacciai che si staccano tra loro e si spostano verso mete indefinite e tanto altro ancora. Per lui non esistono forme predefinite, modelli o bozzetti che gli indichino dove soffiare col cannello a gas per modellare la pece, spruzzare acqua fredda per creare i forellini sulla materia calda o applicare i colori, esiste solo il senso naturale e talvolta casuale delle forme. D’altronde la natura non lavora su schemi, non annuncia mai i passi che si appresta a compiere. “L’arte è anche un bel gioco” ci dice illustrandoci le sue opere, e noi non possiamo che crederci, immaginandolo all’opera. Egli dà la sensazione, così, di vivere di volta in volta esperienze diverse, a seconda delle varie forme che prendono le sue opere durante le lavorazioni, provando stupore. Dopodiché soddisfa la sua voglia creativa attraverso questa o quell’applicazione, possano essere coppiglie di navi, palline d’argilla, piuttosto che bottoni, pezzetti di corda o di rame etc.

IMG_8425Ma in Quartarone, l’esistenza di tanta fantasia non esclude l’interfaccia con un “altro” artista, che tuttavia tanto distante da quello appena descritto non è. Ecco una sua riflessione: “Le mie opere sono anche frutto di scavi interiori. Noi abbiamo tanto materiale dentro, talvolta il nostro inconscio è incredibile”, ci dice ancora facendoci visitare la mostra. Tiene, quindi, a descrivere cosa lo lega ai “reperti”, da cui deriva l’utilizzo dei suoi materiali: “Messina è stata costruita sulle macerie del terremoto del 1908. Se noi scaviamo troviamo qualunque cosa, come oggetti di rame o di altri metalli, diventati ormai fossili. Siamo in presenza di oggetti che si sono trasformati in materia, così come le rocce. C’è un richiamo ai mutamenti della terra”.

IMG_8426L’incontro con il geniale artista, per chi lo conosce e ne segue l’attività, non può prescindere da qualche inevitabile battuta sulla sua “opera” più pregiata: l’Arthouse Gallery, ossia la sua casa – laboratorio dove vive e lavora.

Lì, giusto per fare qualche esempio, il tetto di una stanza è interamente costellato da 168 calici posti a testa in giù, che, azionati da 8 corde, costituiscono un incredibile strumento musicale. “Appena si apre la finestra – ci dice orgoglioso e sorridente –  iniziano a suonare come se fosse un concerto. Qualche mio ospite, all’ascolto, si è addirittura commosso”.

IMG_8428Altra straordinaria caratteristica è una parte del pavimento, in pratica un tappeto di monete di tutto il mondo, di cui spiega così il significato: “Non ho nessuna voglia di camminare sui soldi, li voglio piuttosto calpestare. Ho un rapporto assolutamente negativo col denaro, tant’è che non ho un centesimo in tasca. I soldi non mi interessano, mi basta vivere con pochissimo”.

IMG_8429E considerando l’originalità della sua casa-laboratorio con le circostanze che ne derivano, in questo caso nell’ambito di alcune opere in mostra, non può sfuggire un simpatico aneddoto: si notano delle spaccature dall’aspetto naturale nelle sculture bianche denominate “Ice”. Alla domanda di come si siano formate, ecco la sua risposta: “Avevo necessità di raffreddare urgentemente la vernice, ed ho allora deciso di mettere una scultura in frigo. Il repentino raffreddamento ha causato le crepe sulla superficie ed io, compiaciuto del risultato inaspettato, ad una ad una ho fatto altrettanto con le altre”.

IMG_8432Un giudizio molto sintetico, riferito alla persona, l’ha espresso Teresa Pugliatti nella propria recensione della mostra, pubblicata anch’essa nell’apposito catalogo:  “Stello è in fondo un inquieto, ma un inquieto felice e gioioso”.

foto e testi di Corrado Speziale

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21 Marzo 2013

Autore:

admin


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