ASSOLTO DALL’ACCUSA DI FALSO – Non dichiarò gli arresti domiciliari nella domanda di reddito di cittadinanza
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ASSOLTO DALL’ACCUSA DI FALSO – Non dichiarò gli arresti domiciliari nella domanda di reddito di cittadinanza

Un uomo di Mistretta, A.G., era stato denunciato per false dichiarazioni dopo aver presentato domanda di reddito di cittadinanza senza indicare di essere agli arresti domiciliari, circostanza che avrebbe comportato il rigetto della richiesta.

Il Tribunale di Patti, però, lo ha assolto «perché il fatto non costituisce reato». L’accusa aveva chiesto la condanna a due anni, ma il difensore, avv. Daniele Corrao (nella foto in alto), ha dimostrato che nel modulo della domanda non era prevista alcuna sezione dedicata a misure cautelari e che l’omissione non era intenzionale, bensì dovuta a ignoranza o leggerezza.

Inoltre, non è stato provato che l’uomo abbia effettivamente percepito il beneficio, mancando quindi anche l’elemento del profitto. Il giudice ha accolto queste argomentazioni, assolvendo l’imputato in quanto il reato non sussiste.

Nello specifico l’avvocato difensore, nel corso della sua arringa difensiva, ha eccepito vari profili di insussistenza del reato contestato. In particolare è stato rilevato che nella domanda di reddito di cittadinanza in oggetto non vi era alcuna falsa attestazione, in
quanto nel modello già precompilato e generato dal sistema, mancava lo specifico riferimento a stati detentivi o misure cautelari. Ha evidenziato inoltre che il proprio assistito aveva presentato la domanda senza l’aiuto di alcun patronato o Caf e che pertanto, in ogni caso, l’eventuale omissione circa il
suo stato detentivo era del tutto incolpevole e certamente non finalizzata ad ottenere indebitamente il beneficio, non sussistendo pertanto il requisito del dolo specifico richiesto per la configurazione del reato, apparendo più verosimile che il soggetto avesse omesso la dichiarazione per una non consapevolezza dell’obbligo e/o per leggerezza. Inoltre, nel corso del dibattimento, non è stata fornita la prova che l’imputato avesse poi effettivamente ricevuto il beneficio del reddito di cittadinanza e quindi, secondo il legale, mancava altresì l’elemento del profitto. Circostanze tutte che impedivano di
considerare l’imputato colpevole, al di là di ogni ragionevole dubbio.

9 Luglio 2025

Autore:

redazione


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