Numeri incerti, insegnanti di sostegno non specializzati, fondi erogati dalle Regioni a singhiozzo, esperti divisi sui metodi di trattamento, e un «mercato nero» di tutor specializzati che possono cambiare le prospettive di integrazione ma che solo le famiglie abbienti possono permettersi: per ora l’inserimento dei bambini e dei ragazzi che soffrono di autismo nelle scuole italiane, il sistema per antonomasia più inclusivo d’Europa, è ancora a macchia di leopardo. I casi di autistici lasciati a casa dalle gite non è una novità: «L’anno scorso successe a mia figlia – racconta Vito Crea, papà di Francesca, dalla provincia di Reggio Calabria- Ma non sono servite proteste e interpellanze parlamentari: nella nostra regione siamo ancora allo stato brado».
Sarebbero 100 mila le famiglie alle prese con una persona affetta da autismo, e tra questi 60 mila studenti, sintetizzando le stime delle associazioni. Il primo dato certo è che non c’è certezza, su quanti siano i bambini e i ragazzi affetti da autismo in età scolare in Italia: sui 234.788 disabili certificati in Italia, gli autistici si perdono in quei 152.551 alunni con handicap intellettivi che frequentano scuole statali e private.
I disabili nel nostro Paese frequentano le classi comuni, tranne in rari casi, grazie alla forza di 130 mila insegnanti di sostegno (28 mila immessi solo negli ultimi tre anni). Ma perché a un alunno vengano assegnate le ore, i fondi e i trasporti, le famiglie devono sottoporsi a una serie di passaggi burocratici- passando dal Pei, il piano educativo individualizzato, al Glhi, il gruppo di lavoro per l’handicap di istituto- che scoraggerebbero chiunque: «Stiamo lavorando alla semplificazione», assicurano dal Miur. E non sempre gli insegnanti sono preparati: anche se le linee guida prevedono che il personale faccia di tutto per far partecipare i disabili alle attività scolastiche ed extra, gite comprese, non sempre è facile. Un autistico su 4 non riesce a parlare, i più gravi commettono atti di autolesionismo o possono diventare aggressivi, spiega Francesco Di Salle, direttore del master A.B.A. dell’università di Salerno.
Gli insegnanti di sostegno inseriti nell’organico, tra i quali ci sono anche quelli che in passato hanno considerato l’incarico una scorciatoia per ottenere il ruolo, hanno una formazione molto variegata. «La legge sull’autismo approvata ad agosto 2015 ha avuto tanti pregi, tra cui l’inserimento dell’Aba nei Livelli essenziali di assistenza, ma il grave difetto di non nominare mai la parola scuola», nota Paolo Sarra, che ha fatto parte del gruppo di lavoro per la 134. Il risultato? A oggi non esiste ancora una specializzazione per insegnanti di sostegno agli autistici. E chi può ricorre a un tutor privato specializzato in Aba, che affianca il docente in aula, in base a protocolli con i presidi. Il costo? Dai 10 ai 30 euro all’ora. «Spendo sui 1600 euro al mese per mio figlio- racconta Alfonso D’Angelo, presidente di Autismo fuori dal silenzio- è un sacrificio, ma gli sto dando una chance».
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