Riflessioni a margine
vi sono delle attività necessarie ed improcrastinabili
Viviamo un periodo inimmaginabile eppure dobbiamo soffermarci per un attimo per apprestare la giusta attenzione ad una città deserta che deve essere accudita, salvaguardata, messa in sicurezza.
Nel rumoreggiare delle voci che provengono da più parti vi è il continuo ripetere dello stare a casa, tuttavia vi sono delle attività necessarie ed improcrastinabili, che non possono essere rinviate, né essere messe in attesa per tempo irragionevole e sproporzionato.
Fare la spesa, avere soldi liquidi, l’andare per supermercati e farmacie sono quegli impegni, che abbisognano di attenzioni, tali che la pubblica amministrazione coinvolta, al di là delle direttive fornite dal DPCM della Presidenza del Consiglio dei Ministri o delle Ordinanze del Presidente della Regione, deve muoversi ed intervenire dovendo assolvere al compito di ovviare al propagarsi del contagio. Così i sindaci delle città devono provvedere speditamente a sanificare i suoli adiacenti i supermercati, le sedi bancomat degli Istituti Bancari, gli uffici pubblici e le loro pertinenze: solo così si possono tutelare i cittadini nel loro incedere tra marciapiedi e asfalti infetti.
Per cui la sanificazione è azione obbligatoria dei comuni, non solo secondo le ultime direttive degli organi regionali e statali, e deve effettuarsi al più presto, come obbligo derivante dalle prescrizioni dell’Ordinamento degli enti locali, per scongiurare gli effetti ulteriori del virus, che col suo propagarsi mette a rischio la vita di una intera comunità.
In questi giorni di panico diffuso ed incertezza, l’organizzazione dello Stato non sta dando una buona prova di sé.
Nonostante la buona volontà degli uomini impegnati in ogni sede, sia essa sanitaria che burocratica e/o politica, questa non appare sufficiente a dare sicurezza ai cittadini che aspettano certezze e non le trovano né nelle azioni amministrative, né nelle terapie d’urto contro l’inesorabile male. Si va a tentoni senza neanche il metodo popperiano “di prova ed errore”: gli errori si ripetono senza ovviamente tesaurizzare l’esperienza, gli interventi sono ed appaiono del tutto parziali sia per quanto riguarda la gestione sanitaria, che l’azione di pubblica sicurezza.
In questo quadro emergono gli uomini con i loro vizi e le qualità, con le loro cattive abitudini difficili da estirpare, ma soprattutto con una classe dirigente che poggia il proprio agire su “presunzioni”, siano essere urlate o sussurrate, senza essere provvisti di alcuna esperienza in materia. Certo se vogliamo stabilire un nesso di come questa inadeguatezza violi principi e norme e soprattutto evidenzi l’incapacità e i suoi guasti senza saper cogliere soluzioni, dobbiamo osservare le singole competenze, come ad esempio quelle del Sindaco, che in materia di sicurezza e salute pubblica devono operare tempestivamente e senza indugio per assolvere al ruolo Autorità preposta ad interventi immediati di tutela.
Qui sta lo scarto tra prescrizioni e momenti attuativi e risolutivi, qui sta il segno visibile e tangibile di una organizzazione invertebrata che sembra una pianta senza più radici, dimostratasi incapace di dare frutti.
Qui sta il nodo, che si evince da una storia ed esperienze centenarie in uno Stato, che anziché rifornirsi di tecnica e competenza gioca il ruolo artificioso e dannoso di espellere chi merita.
Così si afferma l’ambiguità di questi giorni in cui l’organizzazione dello Stato anche nelle sue diramazioni periferiche, come a Barcellona Pozzo di Gotto per la necessaria sanificazione capillare, manifesta carenze e si dispone al peggio.
Marcello Pipitò