BIAGI, GRASSO,CIOTTI – per non perderci nulla
Cronaca Regionale

BIAGI, GRASSO,CIOTTI – per non perderci nulla

fazio-saviano-vieni-via-con-meTra gli elenchi proposti nel corso dell’ultima puntata, ecco quelli di Enzo Biagi sull’Italia, di Piero Grasso   (Procuratore nazionale antimafia) sulle cose di cui ha bisogno per combattere la mafia e di quello che  significa legalità per Don Ciotti.

BIAGI:

1. Gli italiani non esistono. Nessuno è riuscito neppure a catalogarli. Venire al mondo a Palermo o a Catania, è già una classifica. Qui si può morire di mafia come di cassa integrazione.

2. Chi sottovaluta gli italiani sbaglia. Abbiamo risorse imprevedibili. Quando un partito va male, i responsabili non si sgomentano: lo rifondano.

3. Gli italiani campano soprattutto per quello che non dipende da loro: il sole, la bellezza dei luoghi, la bontà dei cibi, e le opere d’arte che hanno ereditato e di cui non si curano gran che.

4. Ogni ottocento italiani, uno è presidente: del condominio, della Pro Loco, della squadra di calcio, di una qualche confraternita di mangioni.

5. Qui si condona, si esonera, si appella, si grazia. Non si previene mai, se va bene si risana. Il bilancio, il fiume inquinato, la finanza pubblica.

6. è sempre stato difficile avere vent’anni, e non sarà mai semplice essere italiani.

7. Eppure così com’è, ingiusta e anche crudele, l’Italia io la trovo insostituibile. Non è la migliore, ma è umana. Ha rispetto della vita. Chiesero alla moglie di Manzù perché le piacevano le sculture del marito. “Perché le fa lui”, disse. Mi piace l’Italia: perché mi ha fatto.

GRASSO

Ho bisogno che la lotta alla mafia sia posta tra le priorità nel programma di qualsiasi partito e che le leggi per contrastarla ricevano voto unanime.

Ho bisogno che imprenditoria, burocrazia, politica, rappresentanti delle istituzioni e delle professioni, insomma l’area grigia contigua alla mafia, non intrecci relazioni con essa, formando cricche e reti criminali per gestire i loro lucrosi, comuni affari.

Ho bisogno che ai giovani delle forze dell’ordine, agli operatori di giustizia, ai magistrati, che tanti successi hanno conseguito con dedizione, con sacrifici, con rischio della vita, non manchino risorse, tecnologie, incentivi economici, ma anche autovetture, carburante, carta, etc..

Ho bisogno che nel reato di scambio elettorale politico mafioso oltre al danaro sia compresa qualsiasi utilità in cambio della promessa di voto.

Ho bisogno di conoscere tutti i segreti della mafia, i suoi progetti criminali, le sue strutture, i suoi traffici, le sue relazioni esterne attraverso pentiti e testimoni di giustizia, che vanno incentivati, e attraverso le intercettazioni, che, nel rispetto della privacy, del segreto investigativo e senza imporre bavagli all’informazione, non vanno limitate.

Ho bisogno che i beni sequestrati e confiscati ai mafiosi siano al più presto destinati all’utilità dei cittadini.

Ho bisogno, per evitare che i boss mafiosi continuino a comandare dal carcere, che il regime del 41 bis sia applicato in strutture adeguate e in maniera efficace.

Ho bisogno che siano rapidamente sciolte le amministrazioni locali ed allontanati i funzionari infedeli, quando si pongono al servizio degli interessi e dei privilegi dei mafiosi.
Ho bisogno che all’estero, dove l’Italia è apprezzata per la strategia e gli strumenti di contrasto alla criminalità organizzata, non ci siano Stati-rifugio per i tesori della mafia, della corruzione, dell’evasione fiscale.

Ho bisogno di una legge sull’autoriciclaggio, per indagare, cosa attualmente non consentita, su chi commette un reato e poi ne occulta i profitti.

Ho bisogno di politiche di sviluppo che diminuiscano gli squilibri tra Nord e Sud, che non trattino il Sud come un vuoto a perdere, di quelli che…tanto si arrangiano, tanto si ammazzano tra di loro.

Non ho bisogno per combattere la mafia dell’annunciata riforma della giustizia, almeno di quella che propone la separazione delle carriere, un Consiglio Superiore della magistratura solo per il pubblico ministero, l’appellabilità delle sentenze solo da parte del condannato, leggi ad personam, termini iugulatori per le varie fasi processuali che portano all’impunità degli imputati.

Ho bisogno, invece, di una riforma della giustizia che tenda a ridurre drasticamente il numero degli uffici giudiziari, a rendere più agile e veloce il processo penale, a rivedere il sistema delle impugnazioni, ad eliminare quelle garanzie soltanto formali, che consentono strategie dilatorie, funzionali a scarcerazioni o prescrizioni.

Ho bisogno di stare attento a coloro che più che riformare la giustizia e curarne i mali secolari vogliono riformare i magistrati, delegittimarli, intimidirli, renderli inoffensivi, considerarli un cancro da estirpare.

Ho bisogno di quei magistrati, antropologicamente diversi, che riconoscono nei principi costituzionali, dell’obbligatorietà dell’azione penale, della dipendenza della polizia giudiziaria dal pubblico ministero e dell’autonomia e indipendenza della magistratura, un patrimonio insostituibile di democrazia, da difendere, anche da parte di tutti i cittadini, non come un privilegio di casta, odioso, come tutti i privilegi, ma come principi funzionali alla domanda di giustizia che alta si leva dalla società;
di quei magistrati, che pur non essendo stati eletti dal popolo, si distinguono per il rigore etico, per la strenua ed inflessibile difesa della cosa pubblica, delle istituzioni e della società;

di quei magistrati, matti o utopisti, che ancora credono che in Italia si possa riuscire a processare, oltre ai mafiosi ed ai mandanti delle stragi, anche la mafia dei colletti bianchi, gli infiltrati nelle istituzioni, i corruttori di giudici, di pubblici funzionari e di politici, coloro che creano all’estero società fittizie per riciclare denaro sporco;
di quei magistrati che, come me, dinanzi alle bare rivestite del tricolore, dei berretti degli agenti di scorta e delle toghe dei magistrati Falcone e Borsellino, giurarono che la loro morte non sarebbe stata vana e che per questa Italia unita, al Nord come al Sud, sono pronti a dare la vita.

DON CIOTTI

“Legalità è il rispetto e la pratica delle leggi. È un’esigenza fondamentale della vita sociale per promuovere il pieno sviluppo della persona umana e la costruzione del bene comune”.

Sono parole di un documento del 1991 della Chiesa italiana.

Legalità non sono, quindi, solo i magistrati e le forze di polizia, a cui dobbiamo riconoscenza e rispetto. Legalità dobbiamo essere tutti noi.

Legalità è responsabilità, anzi corresponsabilità.

Legalità sono quei beni confiscati alle mafie e destinati a uso sociale. Per quella legge “Libera” raccolse, quindici anni fa, un milione di firme.

Legalità sono il pane, l’olio, il vino che produciamo nelle terre confiscate alla mafia. Tremila giovani sono arrivati dall’Italia e dall’estero per dare una mano, per formarsi, per approfondire!

Legalità è l’attenzione ai famigliari delle vittime innocenti delle mafiee ai testimoni di giustizia. Sabato eravamo a Terrasini, in provincia di Palermo, con 400 famigliari. Persone che hanno avuto la forza di trasformare il dolore in impegno e chiedono tre cose: giustizia, verità, dignità.

Ci hanno guidato per le strade di Milano, lo scorso 21 marzo: eravamo in 150mila. Con loro è nata nel 1995 la “Giornata della memoria e dell’impegno”, che quest’anno sarà a Potenza.

Legalità sono quei percorsi che Libera anima in oltre 4500 scuole, quei protocolli firmati con circa il 70% delle università. E poi i progetti con alcune istituzioni e col ministero, la “nave della legalità”, la “carovana antimafie” che attraversa ogni regione d’Italia. «La mafia teme la scuola più della giustizia.

L’istruzione taglia l’erba sotto i piedi della cultura mafiosa» diceva Nino Caponnetto.

Non può esserci legalità senza uguaglianza!

Non possiamo lottare contro le mafie senza politiche sociali, diffusione dei diritti e dei posti di lavoro, senza opportunità per le persone più deboli, per i migranti, per i poveri.

Legalità sono i gruppi e le associazioni che si spendono ogni giorno per questo.

Legalità è la nostra Costituzione.

E’ il nostro più formidabile testo antimafia.

Le mafie e ciò che le alimenta – l’illegalità, la corruzione, gli abusi di potere – si sconfiggono solo costruendo una società più giusta.

Legalità è speranza. E la speranza si chiama “noi”.

La speranza è avere più coraggio.

Il coraggio ordinario a cui siamo tutti chiamati: quello di rispondere alla propria coscienza.

1 Dicembre 2010

Autore:

admin


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