È iniziato con un filmato di Gary Cooper il Convegno organizzato dall’Ordine Nazionale dei Biologi per il suo cinquantenario che si è svolto a Roma nei giorni passati richiamando delegazioni di altre professioni e più di 500 biologi italiani in rappresnetnza degli oltre 50.000 biologi italiani.
Un incontro che ha fatto i conti con la cronaca e la nuova frontiera politico-sanitaria rappresentata dall’essere pro o contro i vaccini, accogliendo anche la posizione controcorrente del premio Nobel Montagnier, da tempo su posizioni “non allineate” con la comunità scientifica su questo tema.
Nella sua lectio magistralis, Luc Montagnier ha ricordato alcuni casi di errori sanitari legati alle vaccinazioni di massa, citando dall’anti-dengue nelle Filippine all’epatite B obbligatoria in Francia. E ha invitato a una maggiore attenzione nel somministrare i vaccini «a fare tutti i controlli del caso prima della vaccinazione». «Dobbiamo essere cauti quando proviamo nuovi tipi di vaccini – ha sottolineato – soprattutto quelli obbligatori. Se si parla solo degli aspetti positivi delle vaccinazioni, eludendo il resto, creiamo una pseudo-scienza. Al primo posto deve esserci sempre la salute dei bambini, non l’economia».
E premettendo di non essere contro le vaccinazioni – «sono a favore, sono buon modo per prevenire le malattie» – ma ha spiegato che oggi i problemi sono diventati più complessi. «Non è più come ai tempi di Pasteur, un agente contro una malattia». Ci sono diverse aggressioni esterne: inquinamento chimico, dell’aria, del cibo, elettromagnetico, ha elencato. E aumenta la frequenza di malattie croniche, neurodegenerative, tumorali. E, secondo Montagnier, è più complessa anche l’interazione dei vaccini con la salute.
Il presidente dell’Ordine dei biologi, Vincenzo D’Anna ha concluso i lavori del convegno che celebrava i 50 anni dell’Ordine nazionale dei biologi e che si è sviluppato nell’arco di tre sessioni (due scientifiche e una giuridica).
Nel corso della giornata, davanti a una platea di 400 persone, si sono succeduti eminenti scienziati provenienti da alcune delle più prestigiose università mondiali.
Dagli Stati Uniti alla Danimarca, dalla Russia alla Svizzera, dalla Francia ad alcune delle più importanti università italiane.
Ma i vaccini non sono stati – ovviamente – l’unico argomento affrontato dal convegno internazionale, svoltosi presso il Grand Hotel Parco dei Principi di Roma, spiega il biologo brolese Pietro Miraglia, che in seno al direttivo nazionale, unico siciliano, è vicepresidente dell’Ordine, abbiamo discusso di nanoparticelle, dell’influenza dei campi elettromagnetici sulla salute dell’uomo, di biologia teoretica, di metagenomica, di inquinamento ambientale e di bioetica, per citare alcuni dei temi,m a sopratutto dell’evoluzione che la biologia ha avuto negli ultimi 50 anni e del ruolo primario che hanno i Biologi.
Nel 1967 la biologia era semisconosciuta, la si considerava una branca delle scienze naturali. Si è poi sviluppata con la scoperta del DNA e con tutta la conoscenza della cellula e adesso, insieme alla fisica teorica, è la scienza che promette ancora tantissime novità sulle cellule e sui rapporti tra cromosomi, cellule, tessuti e organi, ad esempio.
Miraglia ha evidenziato, in perfetta linea con l’andamento dei lavoro congressuali, che oggi il ruolo del Biologo non è solo legato alla Sanità ma ci sono biologi che si interessano di inquinamento, di ambiente, di ecosistema, e quindi, nel termine più ampio, di salute.
Ribadendo il ruolo che il laboratorio d’analisi oggi è un presidio in prima linea non solo contro la patologia da curare, ma anche nella fase della prevenzione, del vivere in un ambiente sano e non contaminato.
La biologia non è più – ha detto Miraglia riportando l’affermazione del presidente dell’Ordine dei biologi, Vincenzo D’Anna – quindi, ancella della medicina, ma forse la precede di qualche attimo per mettere le sue conoscenze al servizio della scienza medica.
Intanto, la Legge Lorenzin ha incluso i biologi tra le professioni sanitarie, parificando la figura del biologo a quella di medici, farmacisti, veterinari, psicologi e tutta quella parte del mondo che si interessa di sanità.
Vincenzo D’Anna, senatore di Ala, è Presidente dell’Ordine da esattamente quattro mesi ha evidenziato nel corso dei lavori il suo impegno per: «Intanto vogliamo avvicinare i biologi all’Ordine. Sono 100mila i biologi laureati in Italia ma abbiamo solo poco più di 50mila iscritti, il che significa che l’Ordine non è stato visto da tutti come uno strumento di difesa e di tutela dei diritti della professione, ma come una tassa da pagare. Voglio portare l’Ordine ad una ristrutturazione radicale, perché l’Ordine raggiunga tutti i biologi attraverso vari strumenti, dalla stampa alla telematica. Penso che anche la nascita della federazione regionale aiuterà poi i colleghi a percepire l’Ordine non più come un qualcosa di romano, lontano da loro, ma come un organo in grado di gestire i problemi della professione e la tutela dei diritti nell’ambito della propria regione di appartenenza».
E il dottor Pietro Miraglia sarà sempre in prima linea in difesa e a tutela dell’Ordine e dei suoi Pazienti.