Ieri con il dirigente scolastico ed i professori interessati al progetto sono stati stati a Palermo alla casa di Paolo Borsellino, il giudice assassinato dalla violenza mafiosa con tutta la sua scorta.
progetto legalità
All’iniziativa, sotto la guida del dirigente Giacomo Arena e delle professoresse che coordinato l’importante progetto (a seguirli c’erano Mariella Squillacioti – docente referente, Maria Ziino, Melania Gullotti Cordaro, Graziella Casella, Giuseppe Mancuso, Margherita Pintauro, Nunzio Valuri e Calogero Carcione e Maria Rosa Gregorio) hanno partecipato tutte classi terze della scuola secondaria dell’Istituto Comprensivo brolese (BBrolo, Sant’Angelo di Brolo e Ficarra).
Nell’ambito del progetto legalità da registrare l’incontro con l’Arma dei Carabinieri che gli alunni della Scuola Secondaria di I grado di Brolo avranno con i rappresentanti della caserma brolese guidata dal comandante della caserma brolese Maurizio Mastrosimone.
Questo il calendario degli incontri.
martedì 28 febbraio classi 1^, 2^ e 3^ per classi parallele (in palestra) dalle ore 9.30;
martedì 21 marzo classi terze (in palestra) dalle ore 9.30;
mercoledì 19 aprile 1^, 2^ e 3^ per classi parallele (in palestra) dalle ore 9.30.
Il progetto legalità
E’ un impegno importante al quale assolve anche la scuola brolese che diventa un quadro di riferimento verso un’offerta formativa che valorizzi l’educazione alla convivenza civile e alla legalità. Si tratta di un percorso educativo per il pieno sviluppo della persona umana e dei diritti di cittadinanza, allo scopo di dare attuazione alle garanzie che la Costituzione della Repubblica italiana prevede.
E’ un progetto che vuole rendere gli studenti protagonisti.
L’educazione alla democrazia e alla legalità rende gli studenti e le studentesse protagonisti, in un percorso di crescita con i loro docenti, e, cioè, capaci di esercitare i propri diritti-doveri di cittadinanza. Essi si esplicano nel rispetto delle regole e nella partecipazione alla vita civile, sociale, politica ed economica.
Ed a Brolo come in molti altri centri necessita tenere sempre alto il livello di attenzione.
Il commento del Dirigente Giacomo Arena
Gli alunni delle classi terze hanno incontrato i volontari della “Casa di Paolo”. Con grande attenzione hanno ascoltato la nipote di Paolo Borsellino che ha affidato loro l’impegno di combattere la mafia quotidianamente, tutti insieme “con un cucchiaino in mano per svuotare l’oceano”. La scuola ha il dovere di creare queste opportunità di crescita morale per gli alunni, consapevole che solo agendo sulle coscienze dei ragazzi si può costruire un mondo migliore. Per questo motivo quella di ieri non è stata un’attività isolata ma seguiranno altri momenti di riflessione e di incontro con coloro che ogni giorno combattono in prima linea il fenomeno mafioso.
Ma tornando alla visita alla “casa di Paolo”.
Questa è davvero un luogo delle Memoria e non solo per i Palermitani. Tanti i posti per ricordare il giudice ucciso dalla mafia il 19 luglio 1993. La letteratura su di lui è ampia, ma per conoscere Paolo Borsellino si deve giustamente partire da quel luogo per poi ripercorrere le strade di Palermo e i luoghi simbolo della sua vita.



A Casa Professa, sede della biblioteca comunale,
Paolo Borsellino tenne qui il suo ultimo discorso pubblico, il 25 giugno del 1992.
Quella sera, quando arriva a casa, è stanco. È già ora di cena. Prima di sedersi a tavola si toglie la giacca e la camicia; indossa un paio di pantaloni corti e una maglietta. Appena si siede ecco lo squillo del telefono. Dall’altra parte della cornetta c’è Alfredo Galasso, avvocato, professore. Lo chiama per ricordargli l’impegno preso alla biblioteca comunale. Borsellino non ha proprio voglia di rimettere giacca e cravatta.
Prova a resistere all’invito a partecipare al dibattito organizzato dalla rivista “Micromega”, ma alla fine si scusa con la famiglia, si alza da tavola, si riveste ed esce.
Quando arriva alla biblioteca il dibattito è già iniziato. Al tavolo sono seduti il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, Alfredo Galasso e Nando dalla Chiesa, sociologo e fondatore con Orlando del movimento politico La Rete.
Attorno poliziotti, carabinieri, uomini delle scorte. E tanta tanta gente arrivata per stringersi attorno al magistrato, per abbracciarlo. Non c’è un solo posto a sedere libero. Le persone sono sedute a terra in ogni angolo. Lo accoglie un applauso che dura alcuni minuti.
Paolo indossa una camicia bianca, un completo grigio con una cravatta blu. Sotto gli occhi non ha alcun foglio. Non sta fermo con le mani, gira e rigira tra le dita l’accendino e il pacchetto di sigarette. Non guarda quasi mai gli altri relatori ma ha lo sguardo fisso rivolto al pubblico, quasi volesse confidare un’ultima verità.
Durante il suo intervento Borsellino viene interrotto due volte da lunghi appalusi e dopo circa dieci minuti accende una sigaretta. La moglie Agnese segue da casa il discorso del marito su un’emittente locale. Resta sconvolta, è convinta che quelle parole gli si ritorceranno contro.
Da quel 25 giugno Casa Professa è diventata un “luogo sacro” e l’atrio dove si è tenuto l’ultimo dibattito di Borsellino è intitolato proprio a lui. (da https://www.ilfattoquotidiano.it/)