Non è detto che la poesia si debba fare con le parole ordinate in versi.
La poesia può farsi anche con la ghiaia di una spiaggia gremita di persone e la musica di un pianoforte, con il rumore delle onde che accompagna l’attesa di un nuovo pezzo, e con il cielo di una notte d’agosto.
E’ la bellezza della natura che si trasforma in arte.
Forse quest’ultima espressione è quella che meglio può sintetizzare il concerto per pianoforte che, ieri sera, il maestro Roberto Cacciapaglia ha tenuto sulla spiaggia di Gioiosa Marea: come cornice il mare calmo della sera e le stelle cadenti di metà agosto. Il resto lo ha fatto la musica, contenitore prezioso ed insostituibile di sensazioni.
Nel susseguirsi delle sue composizioni più famose, il maestro Cacciapaglia ha raccontato una storia: quella che lo lega alla spiaggia su cui ha suonato, alle persone che, numerose, lo hanno ascoltato emozionate. La musica ha descritto al meglio il rapporto di sangue ed affettivo con Gioiosa Marea, ha fatto riaffiorare i ricordi dell’infanzia e le parole della madre, prima ad avergli insegnato a sentirsi in armonia con la natura, prima ad avergli insegnato come ascoltarla, come percepirne suoni e silenzi, figura fondamentale per la sua formazione di uomo e d’artista.
Con la musica, Cacciapaglia ha narrato dei suoi viaggi da bambino, dell’immaginazione che vola e, dal finestrino di un treno, vede le rotaie come un pentagramma da riempire di note. L’ispirazione nasce anche così, attraverso un vetro che percorre paesaggi: in un mondo che è vortice e vaga inarrestabile, un pianoforte rimane fermo e racconta.
Nell’immagine di un uomo che si stringe nelle spalle e nelle note del suo strumento allora è possibile capire più a fondo che davvero la musica è linguaggio ed accesso ai sentimenti, propri ed altrui, che davvero l’arte è viaggio che salva e riscopre la bellezza.
Non ha bisogno di parole ed è al pari poesia.
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La manifestazione, che si è tenuta lunedì scorso, è stata organizzata dalle officine lucore,
