Questo è il grido che si è levato dalla piazza del Comune di Capo d’Orlando, a conclusione di una giornata intensa, segnata da manifestazioni e flash mob nelle scuole, sabato 4 aprile.
di Italo Zeus
L’impotenza, la rabbia, il conteggio quotidiano delle donne uccise in una vera e propria guerra.
Ci si interroga sul perché, sul come. Cosa si sarebbe potuto fare? Cosa hanno sbagliato i genitori?
È un buco nero che separa le nuove generazioni da quelle passate. Un linguaggio incomprensibile che impedisce il dialogo.
Penso a Nora, una ragazzina di 15 anni costretta a prostituirsi per procurarsi la droga, di cui è dipendente da quando aveva solo 12 anni.
Penso a sua madre, alle 147 denunce mai ascoltate, alle sue interviste con lo sguardo basso, come se la colpa fosse sua.
Penso a mia figlia, che a settembre si trasferirà a Palermo per l’università.
Penso ai miei alunni.
Penso a questo web che è sempre più oscuro.
Penso ad Andrea Prospero, che si è tolto la vita in una chat su Telegram.
Penso al buio, alla ricerca disperata di una luce.
Penso a quanta fragilità c’è in questo momento storico, dove l’orrore diventa spettacolo, post, reel.
Penso a questi amori immaginari che tutti abbiamo vissuto e sofferto, ma che oggi, anziché lasciarsi alle spalle, sfociano in femminicidi. Il sogno d’amore si trasforma in ossessione, come se la realtà non fosse più sufficiente.
Alcuni interventi significativi:
Linda Troiani, dirigente scolastica
“Non tutti gli uomini con idee maschiliste arrivano a uccidere una donna. Ma chi uccide una donna ha sicuramente idee maschiliste.
Uccidere una donna per un rifiuto significa pensare che non meriti di vivere.
Il Procuratore Capo di Messina ha detto che Sara Campanella non aveva capito quanto il suo assassino fosse pericoloso.
Ancora una volta si dà la colpa alla vittima.
Non ha capito cosa? Che lui voleva ucciderla? Erano tre mesi che non si sentivano… come avrebbe potuto capirlo?
Ho letto sul Corriere della Sera che Sara non ha capito ‘quelle ultime parole’ che le sarebbero costate la vita.
E Ilaria? Perché è andata a casa del suo ex?”
Rinaldo Anastasi, dirigente scolastico
“Leggevo stamattina: docenti e personale ATA dell’Istituto Comprensivo di Tusa/Mistretta si uniscono al dolore della famiglia Campanella.
Cetty Zaccaria, madre di Sara, è stata insegnante a Castel di Lucio.
Inorridirsi non basta. Le vittime aumentano ogni anno, anche in Europa.
Il problema non riguarda solo le donne, ma la cultura, la società, la politica. È una forte carenza educativa, una scuola e famiglie spesso inadeguate.
Alcuni genitori sono aggressivi, presuntuosi, maleducati. Dopo tre anni dalla pensione, continuano a perseguitarmi… magari per un quattro dato al figlio.
Bisogna agire. Bisogna emarginare chi fa del male, per costruire una società più equa.”
Rosetta Casella
“È il momento di prendere posizione.
Ringrazio sinceramente la città di Messina. Non mi aspettavo una reazione così forte.
Ho sempre pensato che a Messina non si muove nulla, che non ci siano grandi iniziative.
Ma questa volta Messina si è dimostrata all’altezza, con un grande coinvolgimento dei cittadini e soprattutto dell’ambiente universitario.”
Vicequestore di Capo d’Orlando, ospite all’Istituto Merendino
“Tutto passa da una rivoluzione culturale.
Bisogna scardinare l’idea che amore significhi possesso. Nessuno possiede niente in amore.
Il patriarcato non esiste più a livello legislativo, ma è ancora profondamente radicato nella mentalità.”
Mariella Castano, comandante della Polizia Municipale di Capo d’Orlando
“Bisogna sostenere le denunce.
Spesso, per mancanza di operatori, si dà priorità ad altri illeciti.
Rimprovero le donne italiane: sono più spesso gli stranieri a denunciare.
Non mi piace il termine ‘femminicidio’. Preferisco ‘omicidio’. Non dobbiamo sempre distinguerci, rischiamo di ridurre il problema.
Troppo spesso giustifichiamo i nostri mariti, nascondiamo il disagio familiare. Poi arriva un mazzo di rose.
Ma non sono rose, sono spine. Non è profumo, è sangue.”
Cristian, giovane studente
“Basta giustificare questi uomini assassini. Basta parlare di infermità mentale, che porta solo a pene ridotte.
Le denunce delle donne vanno ascoltate.
La colpa non è mai delle donne.”
Aldo Leggio, vicesindaco di Capo d’Orlando
“Sensibilizzare è un dovere, anzi, un obbligo.
Ognuno deve fare la sua parte, non solo per le donne, ma per tutte le persone emarginate e in difficoltà.
Anch’io sono padre, prima che amministratore. Mia figlia studia lontano e vivo nella costante preoccupazione. Bisogna cambiare questa realtà.”
Lucia Scolaro, dirigente I.C. Tusa/Mistretta
“Cetty Zaccaria è stata mia docente. L’ho incontrata e mi ha detto tra le lacrime: ‘Vivrò solo per questo. Aiutami a entrare in tutte le scuole.’
Questo dolore immenso è una verità che non possiamo più ignorare.
Dobbiamo educare, formare.
Ho scritto al Ministro Valditara, e al momento opportuno renderò pubblico il contenuto.”
A chiudere questa sorta di “open mic” è Donatella Ingrilli, attrice e regista, rappresentante della CGIL e del Coordinamento “25 Novembre”, che ha recitato una toccante poesia portata in scena da William Jean Bertozzo.
Una poesia potente, come un pugno e un abbraccio insieme…
In piedi,
in piedi, signori, davanti a una donna,
per tutte le violenze consumate su di lei,
per le umiliazioni che ha subito,
per quel suo corpo che avete sfruttato
per l’intelligenza che avete calpestato
per l’ignoranza in cui l’avete tenuta
per quella bocca che le avete tappato
per la sua libertà che le avete negato
per le ali che le avete tarpato
per tutto questo
in piedi, Signori, in piedi davanti a una Donna.
E se ancora non vi bastasse,
alzatevi in piedi ogni volta che lei vi guarda l’anima
perché lei la sa vedere
perché lei sa farla cantare.
In piedi, sempre in piedi,
quando lei entra nella stanza e tutto risuona d’amore
quando lei vi accarezza una lacrima,
come se foste suo figlio!
Quando se ne sta zitta
nasconde nel suo dolore
la sua voglia terribile di volare.
Non cercate di consolarla
quando tutto crolla attorno a lei.
No, basta soltanto che vi sediate accanto a lei,
e che aspettiate che il suo cuore plachi il battito
che il mondo torni tranquillo a girare
e allora vedrete che sarà lei la prima
ad allungarvi una mano e ad alzarvi da terra,
innalzandovi verso il cielo
verso quel cielo immenso
a cui appartiene la sua anima
e dal quale voi non la strapperete mai
per questo in piedi
in piedi
davanti a una donna
fare rumore tanto rumore
Sara proprio quel giorno aveva chiesto la tesi di laurea
Ilaria statistica alla sapienza
due vite falciate progetti e sogni
basta a questa scia di sangue e dolore.
Basta davvero.
Prossimamente, l’intervista a Maria Grazia Giorgianni, coordinatrice del centro antiviolenza Pink Project APS ETS.
Nel frattempo, vi invitiamo a partecipare numerosi al prossimo evento “SONO PAROLE” in programma venerdì alla biblioteca comunale di Capo d’Orlando.