– di Corrado Speziale –
Tra gli eventi organizzati nell’ambito del 4° Festival degli Aquiloni, organizzato a Torre Faro dalla Pro Loco Capo Peloro, che ha preso il via venerdì 21 e si concluderà domenica 23, spicca il percorso tematico “Le vie della poesia”, ideato e allestito dalla giornalista culturale Marta Cutugno con la collaborazione di Daniele Mircuda. Il percorso letterario, interessante, coinvolgente, profondo e suggestivo, composto da circa 80 poesie e tracce d’autore, si sviluppa dalla centrale piazza della Chiesa fino al Parco Horcynus Orca, passando da via Fortino. L’evento, nella sua specificità, è stato inaugurato e illustrato da Giuseppe Rando, professore emerito di Letteratura Italiana all’Università di Messina, nonché “faroto”, anzi “cariddoto” doc. È stato infatti questo il tema che ha caratterizzato l’incontro itinerante lungo il percorso letterario:
perché non rinominare il quartiere di Torre Faro con Cariddi? Perché, nel segno di Omero, in Calabria c’è Scilla e a Messina non c’è Cariddi? La proposta di modificare il nome al quartiere, o quantomeno di aggiungere l’appellativo “Cariddi” a Torre Faro, nasce dal professore Rando: “Il termine Cariddi è più ricco di storia e più fascinoso…”, con la piena condivisione del presidente della Pro Loco Capo Peloro, Nello Cutugno.
La bellezza di un luogo mitico, ineguagliabile per effetti naturali e posizione geografica, la leggerezza degli aquiloni in volo, sorretti dal vento, i loro colori che si stagliano nel mare azzurro dello Stretto e contrastano con i verdi versanti dell’Aspromonte. Cosa si può abbinare nella maniera più consona, tanto da completare questo quadro unico di suggestioni? Naturalmente la poesia. “Il rumore delle onde dello Stretto culla i vostri versi…” scrive Marta Cutugno, rivolta agli autori, per lanciare l’evento letterario, riproposto e rivisitato sulle orme del passato, nell’ambito della 4° Festival degli Aquiloni, organizzato dalla Pro Loco Capo Peloro. Composto da circa 80 poesie e tracce d’autore disposte a bordo strada, il percorso si sviluppa dalla centrale piazza della Chiesa fino al Parco Horcynus Orca, passando da via Fortino.
Questi gli autori: Alfonso Lentini, Andrea Genovese, Angelo Maria Ripellino, Angelo Scandurra, Angelo Tripodo, Antonella Taravella, Antonino Bondì, Antonio Caldarella, Antonio Cattino, Antonio Lanza, Antonio Saitta, Bartolo Cattafi, Daniela Pericone, Davide Cortese, Diego Conticello, Edoardo Cacciatore, Eduardo Giacomo Boner, Lelio Bonaccorso, Elio Tavilla, Emiliano Zappalà, Enrico De Lea, Felicia Buonomo, Fernando Lena, Gesualdo Bufalino, Gianni Ruscio, Gino Bonaviri, Giovanna Cristina Vivinetto, Giovanna La Maestra, Giovanni Alfredo Cesareo, Giovanni Pascoli, Giovanni Verga, Giuseppe Bonaviri, Giuseppe Nicotra, Giuseppe Rando, Giuseppe Sanò, Guido Ballo, Ignazio Buttitta, Jacopo Melio, Jolanda Insana, Laura Liberale, Leonardo Sciascia, Luciano Mazziotta, Lucio Piccolo, Lucio Zinna, Luigi Amendola, Luigi Pirandello, Marco Scalabrino, Margherita Rimi, Maria Attanasio, Maria Costa, Maria Favuzza, Maria Grazia Genovese, Maria Josè Di Marco, Marietta Salvo,
Marilena Renda, Mario Falcone, Mico della Boccetta, Mimmo Rando, Nadia Terranova, Natàlia Castaldi, Nicola Bozzo, Nino Crimi, Peppino Impastato, Salvatore Equizzi, Salvatore Quasimodo, Sebastiano Addamo, Sebastiano Adernò, Sebastiano Burgaretta, Stefano D’Arrigo, Vann’Antò, Vincenzo Consolo, Vito Bianco
A tenere a battesimo “l’evento nell’evento”, Giuseppe Rando, già professore di Letteratura all’Università di Messina, autore di svariati testi, eccellente cultore della materia, anche nel segno delle tradizioni locali. Rando, faroto doc, anzi, “cariddoto”! Perché tra Giovanni Pascoli e Maria Costa, passando da Boner a Cesareo, da Jolanda Insana a Mico della Boccetta, in un insieme di versi e narrazioni, il professore Rando e il presidente della Pro Loco Nello Cutugno, imbeccati da Marta Cutugno lungo la bella passeggiata in via Fortino, in uno splendente pomeriggio autunnale, hanno convenuto: “Perché definirci faroti e non cariddoti?” In fondo, di fronte, abitano gli scillesi! Dunque, sulle orme di Omero e dell’Odissea, perché Scilla sì e Cariddi no? Se ne deve parlare! E a proposito di abitanti che tanto amano quel luogo dell’anima, non sono mancate le emozioni più forti, al momento del passaggio accanto al componimento dell’indimenticato Giuseppe “Peppe” Sanò, attivista del luogo e amico di tutti, andato via troppo presto, come un aquilone sfuggito di mano, nel maggio del 2020.
“Vi ho accolto come foste figli miei e forse lo siete stati. Per secoli vi ho sfamato, vi ho ispirato…”, scrive Sanò, dando voce al suo mare sofferente per le indifferenze della gente e della classe politica. Questo il messaggio dai “Bisbigli nella risacca”: se volete un futuro, portate rispetto allo Stretto!
Il percorso inizia con lo splendido componimento che più di ogni altro è il motivo – simbolo del festival: “L’Aquilone” di Giovanni Pascoli: “C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d’antico: io vivo altrove, e sento che sono intorno nate le viole…” “Probabilmente è l’aria di Messina – spiega Rando. – Questa è una delle poesie che Pascoli scrisse nel periodo messinese. Egli è stato a Messina 5 anni a partire dal 1898 per insegnare all’Università. Qui è rinato, si è rigenerato”. E non tralascia critiche verso chi questo luogo di nascita e di rinascita non lo apprezza fino in fondo: “Significa non essere consapevoli del bello che si possiede”. Un’altra analisi con notevole “giudizio”, il professore la argomenta davanti al componimento della poetessa messinese Jolanda Insana, trasferitasi a Roma, dov’è morta e seppellita dal 2016: “Tornerò, tornerò presto al fazzoletto di terra maledetto…” scriveva la poetessa.
“Sta allo stesso livello di Alda Merini e di Maria Luisa Spaziani…- commenta Rando – anzi è più facile che Alda Merini abbia preso qualcosa da lei e non viceversa. Ha la stessa carnalità e corposità. Parla di un amore fisico, dei sentimenti, degli amori”. La passeggiata immersa nella poesia fa tappa da Edoardo Giacomo Boner, con la sua “Villeggiatura peloritana”: “È stato un grande scrittore di novelle, molto amico di Pirandello, tant’è che quest’ultimo gli dedicò le sue Elegie renare”, spiega Rando.
Dopodiché, altro stop tra le “Leggende e fantasie” di un altro messinese illustre: Giovanni Alfredo Cesareo: “La leggenda della città di Risa”. Una sosta speciale l’ha meritata Maria Costa, tanto cara e apprezzata poetessa messinese del mare. Il suo canto popolare è intriso di forza e bellezza straordinarie: “Santella u firraru (…) cuminzava a ddumari a foggia cull’azzarinu pi ferri du misteri chi sirbìunu pi strazzari i carni o piscispatu”.
Ad accompagnare il gruppo, il poeta e la poetessa, autori di componimenti lungo il percorso, Mario Falcone, “Fendevi la folla, io vendevo sogni…” e Marietta Salvo, “Riviera Faro…Insino i mari si sdoppiarono in punta lunga…”