Emozionante concerto piano solo all’alba, a Milazzo, sulla scia della notte di San Lorenzo, per la rassegna Castroreale Milazzo Jazz 2018. Il pianista pugliese, vincitore di ben tre Top Jazz, con un repertorio variegato, frutto di una straripante originalità, arricchito da sensazionali improvvisazioni, ha incantato il pubblico nel chiostro della chiesa del Rosario.
Tra le stelle nella notte di San Lorenzo a Milazzo, per la rassegna Castroreale Milazzo Jazz 2018, brilla quella di Livio Minafra, trentacinquenne pianista, fisarmonicista e compositore pugliese. Talento, genio e creatività, l’originalità assoluta nell’intercettare i suoni del mondo, nell’elaborare le contaminazioni, partendo dalla formazione classica, dalla storia alla contemporaneità, passando per il jazz, fanno di lui un artista unico nel suo genere. Che genere non è.
“Non sono un vero jazzista, non sono un musicista classico, neanch’io so cosa sono ma sicuramente ho capito una cosa dal jazz: trova la tua strada e se puoi fai anche improvvisazione, visto che non si può prevedere tutto nella vita. E in questo senso mi sento jazzista…”. Così, Livio Minafra si era espresso alla Casa del Jazz di Roma, quando fu premiato come Top Jazz 2008. In precedenza aveva raggiunto tale obiettivo già nel 2005 e successivamente ripeté il successo per la terza volta, seppur in categorie differenti, nel 2011.
Di tempo ne è passato, e 750 concerti in 25 paesi differenti, certo significano tanto per un musicista ormai entrato nelle eccellenze della musica italiana e internazionale. Lui non lo dà a vedere, ed è stato critico con chi lo avrebbe accostato a nomi importanti del jazz, ma le sue assonanze col grande Antonello Salis, al quale nel 2016 ha dedicato “Cum grano Salis”, sono evidenti ed estremamente gratificanti per l’artista e piacevoli per gli appassionati che lo seguono.
Il suo genio si vede nella fuga dalle etichette: Livio Minafra fa jazz, anzi no, forse…Sta di fatto che egli dà il meglio di sé sugli spazi bianchi del pentagramma, nell’interpretazione più autentica delle libertà d’espressione e d’improvvisazione. Ogni momento, ogni passaggio non è mai banale, ma unico, irripetibile. Le sue inflessioni etniche, nelle varietà che caratterizzano il mondo, come quelle orientali, africane, sudamericane e balcaniche, nella rivisitazione del canto e delle danze popolari, sono il corollario del suo percorso e costituiscono un tutt’uno con la sua preparazione accademica: 4 lauree, rispettivamente in Pianoforte, Musica Jazz, Strumentazione per Banda e Composizione classica, non possono che testimoniare la straordinaria struttura dell’artista. Non sono da meno le sue collaborazioni, tra cui spiccano quelle con Paolo Fresu, Bobby McFerrin, Gianluigi Trovesi, Kocani Orkestar e tanti altri. Quattro sono i suoi album, di cui tre con piano solo e uno con il suo quartetto.
E certamente Minafra, guardando avanti, vista l’età, non risparmierà certo ancora stupore tra gli appassionati.
Il concerto. Sin dalle 5,30 del mattino, buio e luce, accompagnati nel passaggio dalle note del pianista, vanno in perfetta sintonia.
Il piano è attorniato di piccoli strumenti a tastiera, una diamonica, campane tubolari, giocattoli, tra cui un pianino e altri oggetti di vario tipo utili alla “causa”: anche l’aspetto ludico ha la sua importanza. La loop station, che accompagna le esibizioni dell’artista, giocherà un ruolo fondamentale nell’articolazione di ogni brano, con la riproposizione in tempo reale di passaggi registrati.
L’inizio è introspettivo, tale da assecondare la dissolvenza della notte verso il giorno. E’ un’alba all’insegna della poesia, su note intense e profonde. Il secondo attacco è di impronta classica, atto a richiamare i movimenti e suoni della natura. Seguirà un brano improvvisato, con effetti, densi di suggestione, provocati dal tintinnio delle chiavi delle persone in platea, “dirette” dal pianista: è una simulazione del suono delle stelle allo spiccare dell’alba.
Dopodiché, “Passi”, sarà soltanto il titolo provvisorio del brano, mutevole, come un bambino che cresce, secondo la fantasia dell’artista. Sorge il sole e il ritmo sale. Motivi orientali introdurranno una fase più spiccatamente fusion.
“Campane”, tratto dal secondo album dell’artista, “La Fiamma e il cristallo”, Enja, 2008, è un brano corale, complesso, con trasversalità di temi da leggere sullo sfondo. Si avvertono giochi di colori, variazioni, effetti e virtuosismi che trascinano con sé emozioni.
“Bom Dia”, da “Sole Luna”, Incipit Records, 2016, è un viaggio suggestivo che parte dal Senegal e arriva in Brasile. “La musica è anche racconto, non solo note”, dice il pianista. Il tema musicale racchiude il passaggio gioviale tra i continenti, andata e ritorno.
“Bulgaria”, uno dei brani simbolo che più caratterizzano l’artista, da “La Fiamma e il cristallo”, è una rappresentazione straordinaria, dal taglio balcanico. La cordiera del piano viene “invasa” da oggetti di vario genere fino a che il suono non viene distorto. Qui emerge la grande tecnica pianistica, carica di passione e il virtuosismo di Livio Minafra. Pubblico entusiasta e applausi scroscianti.
Uscita e rientro. “Sarajevo”, da “Sole Luna”, brano ispirato a Tonino Bello, vescovo pugliese, portatore di pace che si recò per manifestare in tempi di guerra nella città bosniaca, è una narrazione melodica struggente, intrisa di ricordi e suggestioni.
Con il sole ormai alto, dopo quasi un’ora e mezza di musica, “Cieli”, tratto sempre da “Sole Luna”, concluderà alla grande il concerto, nello stile tipico dell’artista, con inserimenti nel segno dell’improvvisazione.
Corrado Speziale