Viaggio nei classici del Cinema.
Da un po’ di anni si chiamano cine-panettoni e vengono serviti a Natale. Attirano molto pubblico e incassano uno sacco di soldi, ma questo non li migliora. Come scrisse il Nobel Anatole France: “Se cinquanta milioni di persone dicono una cosa sciocca, rimane una cosa sciocca”. De Sica (Christian), i Vanzina e le Ferilli di turno, animatori indiscussi del genere, mal sopporta-no le critiche e posano da artisti fraintesi.
Noi vi proponiamo un cine senza panettoni. Il Natale infatti ha un ruolo importante in molte pellicole di ogni tempo e i giorni ovattati delle vacanze sono ideali per vederle o rivederle. Ecco qualche suggerimento.
In Quarto potere (1941), capolavoro di Orson Welles, il protagonista Charles Foster Kane riceve uno slittino per Natale.
Lo apprendiamo da un flashback, ed è un particolare che si rivelerà fondamentale.
Clima natalizio in un’altra pietra miliare del cinema hollywoodiano: La vita è meravigliosa (1946) di Frank Capra. Un angelo mostra al benefattore George Bailey (James Stewart), sull’orlo del suicidio per bancarotta, che cosa sarebbe la città senza la sua presenza salvifica e gli fa tornare la voglia di vivere.
Tutt’altro che angelico è il pestifero Sheridan Whiteside (Monty Woolley) che, costretto all’immobilità dopo una rovinosa caduta, sconvolge il Natale di una famigliola provin-ciale e riceve in omaggio persino dei pinguini. Accade in Il signore resta a pranzo (1942) di William Keighley.
Struggente la vicenda degli sposi poveri Delia (Jeanne Crain) e Jim (Farley Granger) narrata in Il dono dei magi di Henry King, uno degli episodi del celebre La giostra umana tratto dai racconti di O. Henry.
L’unica ricchezza di Delia sono i capelli fluenti: li vende per comprare una catena d’orologio a Jim. L’unica ricchezza di Jim è l’orologio: lo vende per comprare due pettini destinati alla chioma di Delia. I regali sono inservibili, l’amore trionfa. E prima che le lacrime annebbino la vista si ricorra senza indugio allo spirito di Rosalind Russell alias La signora mia zia (1958).
Il film di Morton DaCosta, grande successo de-gli anni Cinquanta, è tornato alla ribalta dopo la ristampa del libro Zia Mame di Patrick Dennis nel 2009. La spregiudicata Mame rimane al verde e s’improvvisa commessa per Natale. Con esiti disastrosi. Spregiudicato non è, anche se presta la casa ai capiufficio libertini, il C.C. Baxter di Jack Lemmon in uno dei tanti capolavori di Billy Wilder:
L’appartamento (1960). Finisce per innamorarsi, sotto Natale, di Shirley MacLaine, ragazza dell’ascensore strappata a un’infelice relazione clandestina.
Non manca il Natale storico.
In Il leone d’inverno (1968) di An-thony Harvey Enrico II-Peter O’Toole convoca moglie e figli il 24 dicembre 1183 per scegliere l’erede al trono. Si scatenano invidie che infrangono precari equilibri familiari. Non c’è in palio un regno, eppure i risentimenti casalinghi esplodono nella famiglia francese di Racconto di Natale (2008) firmato da Arnaud Desplechin.
Chi, superando ruggini antiche, donerà il midollo a Catherine Deneuve, madre molto malata e poco amata?
Da non perdere, infine: la prima scena di Love actually (2003) di Richard Curtis quando Billy Nighy, cantante in disarmo a caccia di soldi, incide un suo vecchio successo tentando di infi-larci la parola Natale. E l’ultima scena di Fino a prova contraria (1999) del maestro Clint Eastwood. Un solo, meraviglioso, sguardo fra l’ex condannato a morte Frank Beachum (Isaiah Washington) e il giornalista Steve Everett (Clint Eastwood) che gli ha salvato la vita. Tutto intorno l’aria inconfondibile del Natale americano.
Francesca Joppolo