CONSIDERAZIONI – Il 41bis
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CONSIDERAZIONI – Il 41bis

Interessante nota della giornalista-scrittrice calabrese Tiziana Barillà sulla sua pagina facebook. Da leggere e se si vuole da condividere. La lotta alla mafia è – come sempre dice Antonio Mazzeo,che riprende la nota – ben altro…

Il #41bis è tortura. e la tortura, come la pena di morte, non può conoscere eccezioni di ammissibilità o tollerabilità isolare, degradare, alienare alcuni non libera dalla schiavitù tutti gli altri. 25 anni di 41 bis hanno distrutto l’umanità di chi l’ha subito e di chi l’ha inflitto, ma non hanno sconfitto le mafie, anzi. istruzione, lavoro, autodeterminazione. così si combattono le mafie. tutto il resto è ipocrisia. 

Regime di 41 bis significa:

– isolamento in cella senza accesso agli spazi comuni del penitenziario. in cella, il detenuto, può stendersi sul letto, stare in piedi o sedersi su una sedia inchiodata a terra

– un’ora d’aria al giorno anch’essa in isolamento

– divieto di possedere oggetto personali: inclusi libri, quaderni, penne e foto

– sorveglianza 24 ore su 24 da un corpo di polizia penitenziaria speciale che, a sua volta, non entra in contatto con gli altri poliziotti penitenziari

-massimo due colloqui al mese con i familiari e gli avvocati (nel caso degli avvocati questa norma è stata abolita dalla Corte costituzionale nel 2013), dove il contatto fisico è impedito da un vetro divisorio

– una telefonata al mese

– negazione di ogni forma di privacy

* nel 1995 il Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti ha visitato le carceri italiane per verificare le condizioni di detenzione dei soggetti sottoposti al regime ex art. 41-bis, la delegazione intravedeva nelle restrizioni gli estremi per definire i trattamenti come inumani e degradanti. La durata prolungata delle restrizioni provocava effetti dannosi che si traducevano in alterazioni delle facoltà sociali e mentali, spesso irreversibili.

* nel 2007 un giudice degli Stati Uniti ha negato l’estradizione del boss Rosario Gambino perché a suo avviso il 41 bis sarebbe assimilabile alla tortura

Tizana Barillà dice di lei…
Nata a Reggio Calabria nel 1979, mentre Berlinguer attacca Andreotti rompendo il compromesso storico, l’Italia è travolta dagli scandali e le Brigate rosse alzano il tiro.
Ma, in quell’anno, arriva al cinema Apocalyps now di Francis Ford Coppola, i Pink Floyd pubblicano The Wall e viene debellato il vaiolo.
Sono cresciuta in riva allo Stretto durante la seconda guerra di ’ndrangheta della mia città che ha seminato 700 morti.
Ho iniziato a scrivere presto, imbrattando qualunque supporto cartaceo e non.
Nel frattempo ho preso una laurea in Scienze politiche all’università di Messina, con una tesi su Ernesto Guevara e il guevarismo, e mi sono destreggiata tra mille e più lavori.
Ho resistito alla forza di gravità dell’emigrazione fino al 2007, quando ho lasciato la mia città per trasferirmi a Roma.
In questi anni ho scritto con ostinatezza e non pochi sacrifici, finché il settimanale Left mi ha presa sul serio.
Adesso sono una giornalista professionista, scrivo di politica, migranti, lavoro, diritti umani.
E musica, l’incantesimo che mi consente di alleggerire la vita.
da leggere
Mimì Capatosta. Mimmo Lucano e il modello Riace
Tiziana Barillà, 2017, Fandango Libri
€ 15,00
Don Quijote de la realidad. Ernesto Che Guevara e il guevarismo
Tiziana Barillà, 2016, bookabook
€ 16,00
10 Gennaio 2018

Autore:

redazione


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