A FARLA E’ PIERA AIELLO (GRUPPOMISTO): “NUOVA LEGGE VERGOGNOSA” E SOLLEVA IL CASO DELLA REVOCA DELLA PROTEZIONE A IGNAZIO CUTRO’
La coincidenza nella vita dei due personaggi. Nel passato di Cutrò e dell’Aiello c’è Brolo.
I comunicati stampa
«Il decreto attuativo della nuova legge sui testimoni di giustizia (scritta dall’ex sottosegretario all’Interno, Luigi Gaetti, con l’avallo dell’attuale viceministro Vito Crimi), peggiora ancora di più la vita di chi ha scelto di resistere alla prepotenza mafiosa e aumenta la sfiducia nella capacità di protezione dello Stato. Prima di questa legge, la numero 6 del 2018, i testimoni di avevano diritto a una capitalizzazione – cioè una somma a rimborso degli anni in cui erano impossibilitati a lavorare -, assieme all’assunzione presso la pubblica amministrazione. La norma voluta da Gaetti, invece, ha reso alternative le due misure. Ma la cosa grave è che Bonafede (cui attribuisco la piena responsabilità politica) e il prefetto Lamorgese, ad agosto hanno firmato un decreto che nega anche a chi aveva richiesto la capitalizzazione prima di quella norma la possibilità di essere assunto. E così, chi aveva accettato il rimborso sapendo di poter poi lavorare, rimarrà ora con un pugno di mosche. È chiaro che il valore reatroattivo del decreto lede un diritto acquisito.
Questo provvedimento vergognoso è l’ennesima dimostrazione di come il governo non abbia a cuore i testimoni di giustizia».
A dichiararlo è Piera Aiello, deputata del gruppo Misto, membro della Commissione Antimafia a Montecitorio e da anni sotto scorta per minacce mafiose.
Recentemente la stessa Aiello aveva sollevato il caso sulla revoca della protezione a Ignazio Cutrò, “testimone di giustizia in pericolo di vita”.
“Ho presentato un’interrogazione scritta al ministro dell’Interno per chiedere spiegazioni in merito all’assurda decisione della Commissione centrale ex art. 10 (legge 82/1991) di revocare le misure speciali di protezione a Ignazio Cutrò.
A dichiararlo è stata Piera Aiello, deputata del gruppo Misto, membro della Commissione Antimafia a Montecitorio e da anni sotto scorta per minacce mafiose.
Imprenditore e testimone di giustizia dal 2006, Cutrò ha contribuito con le sue denunce all’arresto dei fratelli Panepinto e all’istruzione del relativo processo “Face off”. Procedimento in cui i Panepinto sono stati riconosciuti responsabili di minacce, estorsioni, danneggiamenti in ambito edilizio, incendi e associazione mafiosa. Gli stessi risulterebbero inoltre imputati per omicidio. Ma c’è di più, perché dalle intercettazioni emerse nell’ambito della inchiesta cosiddetta “mafia della montagna”, risultano parole agghiaccianti pronunciate dal presunto capomafia di San Biagio Platani, Giuseppe Nugara (oggi al 41 bis): “Appena lo Stato si stanca….che gli toglie la scorta poi vedi che poi….”. Intercettazioni che gli organi preposti alla valutazione di rischio per l’incolumità di Cutrò hanno omesso di comunicare, tanto che lo stesso testimone di giustizia non ne è stato mai informato. Viste le circostanze, ritengo inaccettabili le decisioni prese e la complessità di quanto accaduto mi ha spinto a richiedere l’audizione in Commissione Antimafia sia del prefetto di Agrigento sia, nuovamente, dello stesso Cutrò. Non possiamo permettere che una vittima della mafia diventi anche vittima dello Stato».
Casualità:
La coincidenza ella vita dei due personaggi.
Nel recente panssato di Cutrò e dell’Aiello c’è Brolo.
Infatti la Aiello ha avuto assegnata la cittadinanza onoraria del paese per il coraggio della denuncia, quando venne inaugurata la sala Rita Atria. L’altro, Ignazio Cutrò, già sotto scorta, passò un periodo, in anonimato, con la famiglia a Brolo, precisamente alloggiando in contrada Mersa.
Poi la notizia venne fuori e Cutrò – non più al sicuro – trovò riparo in un altro centro.